Case “on the road”
Gli insediamenti di strada generalmente nel Molise sono dei piccoli nuclei abitativi presenti nell’agro rurale. Rappresentano testimonianze significative dell’edificato tradizionale.
Gli insediamenti cosiddetti di strada sono abbastanza frequenti nel territorio rurale molisano. La loro prima caratteristica che va segnalata è quella che il percorso viario ai cui lati si attestano i fabbricati è preesistente all’edificazione, avendo un’origine di asse di collegamento extraurbano e non di opera di urbanizzazione come diremmo oggi; gli storici dell’architettura lo denominano «percorso-matrice». Proprio questo fatto che le case si aggregano ai fianchi del tracciato stradale, insieme a quello che gli edifici sono tutti unifamiliari distingue i «casali», cioè i piccoli nuclei abitati presenti nell’agro, da un’entità urbana autentica. Si vuol dire che non è tanto la dimensione, esistendo paesi minuscoli, vedi Castelverrino, quanto l’assenza di fabbricati plurifamiliari rilevatori della volontà delle persone di persistere in quel luogo, magari per la sicurezza offerta dalle mura, e l’elemento della non costituzione di «isolati» a distinguere un agglomerato urbano da un semplice insieme di manufatti edilizi.
Uno schema urbanistico basato sulla suddivisione dell’edificato in isolati fa sì che le case che si fronteggiano o si affiancano al suo interno stabiliscono delle relazioni fra di loro che ne condizionano la forma, l’apertura di vedute, ecc. mentre nella disposizione in linea lungo una direttrice viaria le singole costruzioni tengono poco conto di quanto succede nel lotto adiacente, confrontandosi tutt’al più con gli edifici che stanno sul lato opposto della strada. Sicuramente, quella degli insediamenti di strada è una configurazione elementare, assai semplificata rispetto a quella dei borghi medioevali caratterizzati da un andamento viario concentrico. In questi ultimi le strade sono spesso ad avvolgimento seguendo dei raggi di curvatura sempre mutevoli e ciò condiziona in maniera forte le architetture al contorno. Se ci si sposta in periferia, oppure si è nella situazione di un insediamento di strada la fisionomia insediativa è, invece, più chiara sviluppandosi linearmente molto più chiara di quella delle parti storiche che hanno un reticolo viario contorto.
Da ciò non si può dedurre, comunque, che alla regolarità infrastrutturale corrisponda una organizzazione altrettanto regolare dell’edificazione. Capita di vedere nel giro di poche centinaia di metri negli insediamenti di strada minime casupole così come manufatti architettonici consistenti. È facile incontrare una sequenza di case vecchie e case nuove le quali a volte si alternano fra loro. Ci si imbatte di frequente pure in interruzioni della serie degli edifici, quasi mai numerose e neppure sconvolgenti anche se prive di regolarità. I vuoti che si determinano mettono in vista le pareti laterali dei fabbricati, concepite costantemente cieche per permettere l’affiancamento di un’altra struttura, destinata, prima o poi, a saturare quel buco.
Per quanto riguarda l’osservazione fatta sopra che in periferia tutto si riduce alla sequenza edifici-percorso viario, in questi speciali insediamenti di strada vediamo che essi non hanno ali periferiche, mancando, peraltro, spesso le chiese le quali sono capaci di indicare il centro dell’abitato. Le architetture religiose quando vi sono stanno anch’esse lungo la strada non smentendo così l’impianto di tali entità insediative. La distinzione che occorre sottolineare tra periferia e insediamento di strada è pure un’altra: nelle prime intese quali parti terminali dei centri urbani si verifica un diradamento edilizio che porta ad avere le abitazioni distaccate fra loro e dotate di ampie pertinenze, sia utilizzate ad orto sia a giardino, nelle seconde, invece, la densità costruttiva tende ad essere, nella fascia racchiudente case e tracciato viario, elevata.
L’indice territoriale, per esprimerci con i termini della tecnica urbanistica, presenta un valore costante perché gli iati fra le costruzioni che succede si creino, lo si è accennato, nel tempo vengono saturati da nuovi manufatti. È consentito parlare di un processo d’intasamento marginale che porta la sede viaria ad essere circondata da compatti fronti edilizi. Nel discorso che stiamo facendo è opportuno evidenziare, nonostante non siamo in grado di trovare una spiegazione a ciò, che gli insediamenti di strada si formano nei tratti nei quali la strada è rettilinea o blandamente incurvata; una ulteriore caratteristica di tale tipo di insediamento è che il tracciato viario in corrispondenza di questo è abbastanza pianeggiante. Per ambedue i connotati indicati l’insediamento di strada si distingue dalle propaggini dei borghi tradizionali che, invece, si attestano su una viabilità in sensibile pendenza, quella che raggiunge con tornanti le cime dei colli, localizzazione privilegiata degli aggregati di epoca medioevale.
Rimanendo al confronto proposto, la strada dell’insediamento di strada è un percorso di attraversamento, mentre quella a servizio degli agglomerati storici ha la funzione di collegarli a direttrici di livello territoriale, e solo in qualche caso prosegue dopo averli raggiunti. Situazioni particolari, individuabili elusivamente nel Molise, è quella della formazione di raggruppamenti di abitazioni che oggi condonate si svolgono seguendo la fascia tratturale al cui interno vi è la «via regia». Due sono le realtà principali, Codacchi di Trivento e Montalto a Rionero Sannitico. Con la loro regolarizzazione amministrativa è stato necessario dotare tali località di infrastrutture tra le quali vi sono i marciapiedi che compaiono pure ai margini delle arterie un tempo provinciali, chiamate nell’ottocento traverse, che con l’espansione degli abitati diventano vie cittadine. Finora abbiamo parlato di insediamenti di strada nati spontaneamente, ma ce ne è anche uno sorto in maniera pianificata ed è quello di Melanico a S. Croce di Magliano voluto dalla Riforma Agraria con le casette dei coloni disposte su una delle stradine che ripartiscono in lotti uniformi il territorio agricolo ormai bonificato.
Altrimenti l’unica regola che si coglie in assenza di un piano, l’allineamento ai lati della carreggiata che determina un fronte strada pressoché continuo con le facciate prospettanti la stessa dritte a formare una giunta e allorché un edificio si allontana da tale asse è perché essa, in quel punto, è sovrastata ad un pendio scosceso; l’accesso alla costruzione può essere inteso rientrante, ad ogni modo, nella sua fascia di pertinenza. Se questa è una eccezione ammissibile, rimane difficile attribuire legittimità alla presenza di un giardino fronteggiante la strada a meno di sconvolgere l’assetto figurativo.
Francesco Manfredi Selvaggi645 Posts
Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.
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