Cosa ci dice la lezione dell’albergo Rigopiano

La sciagura non era del tutto inattesa.

Benché straordinari siano stati i fenomeni nevosi e sismici, tanto da non potere essere paragonati a nessun evento negli ultimi 120 anni, c’era da attendersi quanto accaduto. Gli Appennini costituiscono un apparato montuoso estremamente delicato: essi sono posti quasi per interno su una faglia pericolosamente mobile, che ad ogni sussulto produce ciclopici fenomeni di dissesto e di collasso. Eppure lungo gli Appennini si è sviluppata la maggior parte della civiltà italiana sin dai secoli più remoti.

Le più grandi ed antiche civiltà ebbero a ritirarsi sulla cresta degli Appennini, anche perché il pericolo nel corso dei secoli venne sempre dal mare, in particolare la minaccia dalle civiltà ottomane.
I territori sono stati usurpati, sconvolti, da insediamenti urbani dissennati, da caseggiati pericolosi, da intraprese inquietanti.
La bellezza dei luoghi è stata divorata dal famelico desiderio degli uomini di godere – senza accorgersi che non poteva essere per sempre – della bellezza dei luoghi, dell’incantesimo e delle meraviglie dei paesaggi.

E, così, nasceva in uno scenario incantevole, ma estremamente pericoloso e in contrasto con le leggi in vigore – tanto che la Procura di Pescara aveva iniziato un procedimento contro i costruttori, seppure conclusosi con una sentenza di assoluzione – il più spettacolare e lussuoso degli stabilimenti alberghieri ma esso veniva posto lungo un canalone di detriti e nella zona più pericolosa, per quanto riguardava la formazione di slavine e valanghe. E, poi, la dissennatezza degli organi responsabili, aveva fatto si che mancassero a sussidio di questa tanta, avida e spericolata intrapresa, turbine, mezzi di soccorso, spazzanevi adeguati, elementi protettivi a monte come muri di sbarramento e terrazzamento.

Insomma tutta una serie di rimedi antisismici ed antislavine che la scienza era in grado di procurare.
Ed, oggi, sotto delle candide piastre di ghiaccio, disposte a mo di igloo e di caverne aborigene tali da avere assicurato ad alcuni uomini la possibilità di respirare e di sopravvivere, giacciono diecine di morti. Estremamente assennata è la decisione della autorità di bacino di svuotare le dighe abruzzesi, tra l’altro, tra le più grandi d’Europa, a partire da quella di Campotosto nella valle dell’Aterno, alle dighe di Guardiagrele, di Bomba a quella sul Trigno e speriamo anche sul Biferno e sul Fortore.
Naturalmente non basta lo svuotamento delle dighe, occorre procedere ad un rinforzo di tutte le arginature, in particolare a quelle ubicate in Calabria e in Sicilia, soprattutto in un momento in cui, con lo scioglimento delle neve, il volume dell’acque si gonfia sino all’incredibile e allo storicamente inedito.

Una croce al posto dell’audacia dell’uomo.

Franco Cianci12 Posts

Nato ad Agnone (Is). Studi classici al Liceo Mario Pagano di Campobasso. Avvocato da circa 60 anni, Consigliere dell'Ordine degli avvocati di Larino per vent'anni e Presidente del Consiglio dell'Ordine dal 1990 al 1996. E' Stato Consigliere Comunale nel comune di Termoli e Consigliere Regionale dal 1975 al 1980. E' stato consigliere Consigliere Nazionale del PLI, ha ricoperto la carica di Governatore per il Rotary Club International e scrive costantemente articoli di politica e di cultura varia su riviste e giornali nazionali e locali (cartacei ed online).

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