Il piano casa per una nuova casa
Gli ampliamenti previsti da questa legge sono consentiti se servono ad un miglioramento dell’alloggio
Il Piano Casa stabilendo che l’ampliamento concesso per la propria abitazione debba essere finalizzato al miglioramento della qualità abitativa impone una riflessione su cos’è oggi la casa. Da qui, infatti, occorre partire per definire la quantità di spazio necessaria per migliorare l’alloggio. In Italia il rapporto tra vani e abitante è tra i più alti d’Europa per cui è difficile pensare che sia opportuno un incremento ulteriore del coefficiente attuale di 1,5 stanze a residente se non si ragiona sui significati nuovi che sta acquistando la residenza. Significati che inevitabilmente variano a seconda delle persone che vi abitano ; nei nostri giorni il numero famigliare tradizionale, cioè la famiglia intesa in senso stretto non è più rappresentativa della composizione sociale della popolazione italiana, costituendo solo il 50% della stessa e ciò ha riflessi sulle esigenze abitative le quali diventano estremamente diversificate. Ci sono sempre state differenze all’interno della domanda di case distinguendosi quella delle giovani coppie da quella degli anziani; adesso si aggiunge quella delle famiglie mononucleari, di quelle atipiche con genitori separati che si occupano a turno dei propri figli, magari con i nuovi compagni. Ci sono, poi, persone conviventi che non hanno nessun rapporto di parentela fra loro per dividere le spese per l’alloggio, ad esempio studenti e lavoratori fuori sede.
Il taglio dell’abitazione dipende, di certo, dal reddito, ma ciò non basta a spiegare le sue dimensioni perché ci può essere pure una dipendenza dall’attività lavorativa di coloro che vi vivono, essendo molto frequente il lavoro a domicilio per le occupazioni innovative legate al mondo dell’informatica, e rimanendo usuale l’ubicazione degli studi professionali classici in contiguità con la residenza. Tra le destinazioni d’uso che si vanno affermando vi è quella di locali distinti per i giovani componenti della famiglia che desiderano vivere in maniera indipendente e, però, impossibilitati per ragioni economiche causate dall’assenza di un impiego stabile ad accedere ad una casa di proprietà autonoma. Forse appare rispetto all’esigenza appena descritta, futile la voglia di un angolo per gli hobbies, si potrebbe dire un posto per il gioco degli adulti che è, però, una richiesta di cui tener conto se si condivide quanto diceva il filosofo Foucault che il nostro universo non è fatto solo di «bisogni», ma pure di «desideri» e che spesso è difficile distinguere gli uni dagli altri.
Sia per i vani da destinare al lavoro, sia per quelli da occuparsi da membri della famiglia, i più giovani, che aspirano ad una certa indipendenza, sia per i luoghi per lo svago, come potrebbe essere il bricolage oppure la pittura e la scultura praticate in modo dilettantistico si giustifica una loro collocazione distaccata, anche in un lotto non contiguo in base alla legge regionale per il Piano Casa, dal corpo principale della casa. Purché, è opportuno evidenziarlo, non vengano a costituire unità immobiliari a sé stanti poiché la finalità di tale normativa speciale è quella di rendere qualitativamente migliore l’abitazione e che lo stimolo all’iniziativa costruttiva e con essa il sostegno al mondo edilizio va letto quale semplice conseguenza di ciò. Questo appena fatto è un inciso e adesso riprendiamo l’illustrazione di quelle che potrebbero essere le funzioni accessorie alla residenza che comportano ulteriori superfici da affiancare all’alloggio o da dislocare nei pressi. C’è bisogno per proseguire di esprimere la seguente considerazione: la casa non è solo un posto in cui vivere perché nello stesso tempo può essere uno strumento per produrre reddito.
Nella civiltà contadina dentro la dimora tradizionale si eseguivano alcune operazioni agricole, oltre l’essiccazione delle carni insaccate e cioè tutte quelle fasi di lavorazione dei prodotti che erano affidate alle donne, alle quali era assegnata anche la tessitura con i grandi telai che occupavano tanta parte della cucina. Nei tempi attuali è consentito immaginare qualcosa di simile facendo riferimento al bed and breakfast. Esso serve a incrementare le entrate delle famiglie le quali possono esercitare tale attività, ovviamente, se hanno stanze in eccesso a disposizione. È una tipologia di attività abbastanza recente in quanto si è iniziata ad affermare dall’inizio del presente millennio, con l’anno giubilare del 2000 quando nella Capitale giunsero milioni di pellegrini i quali avevano bisogno di posti letto e quelli alberghieri erano insufficienti.
Si tratta di accoglienza di turisti che ha dei limiti non essendo permesso di superare 3 camere da lasciare libere per questo uso in una residenza e, perciò, il B&B va inteso alla stregua di una funzione sussidiaria all’alloggio. Per permanenze di più lunga durata, non limitate alla visita turistica, vi sono altre forme di ospitalità, dagli affittacamere alle pensioni, disciplinate dalla normativa regionale di settore, che prevedono anch’esse l’utilizzo parziale a tale scopo della casa. C’è, poi, il campo degli anziani sempre più centrale nella civiltà contemporanea e in quella futura; non c’è più da tempo la famiglia patriarcale per cui i figli venendo a formare una autonoma unità famigliare si staccano dai genitori con la conseguenza che rimane vuota una parte della superficie residenziale. Con l’ampliamento favorito dal Piano Casa gli anziani potrebbero trovare una sistemazione a fianco dei figli ai quali viene ceduto l’alloggio originario. Il “campionario” di situazioni esposto non è definitivo, bensì in continua evoluzione modificandosi con rapidità la realtà sociale.
Allo stesso modo le case in cui abitiamo stanno diventando obsolete, le prestazioni che esse offrono non essendo più attuali. Insieme a prevedere un incremento di metri quadri è scontato che sia opportuna una rivisitazione complessiva dell’ambiente residenziale; lo status simbol rappresentato dal salotto quale locale di rappresentanza, fruibile unicamente in occasioni particolari, non nella quotidianità, non è ormai più in voga. Per fruire dei benefici del Piano Casa, quelli della deroga alle densità edilizie contenute nel piano urbanistico, occorre, in definitiva, un progetto globale che includa tanto la trasformazione interna del fabbricato esistente quanto l’aggiunta che si intende effettuare.
Francesco Manfredi Selvaggi633 Posts
Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.
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