Rock & Servizi Segreti – Intervista con Mimmo Franzinelli
Rock & Servizi Segreti è un’originale lettura del rapporto tra potere e musica rock nel cuore pulsante degli anni Sessanta, quando la musica di protesta si indirizzava contro la guerra in Vietnam, le prime rockstar si affermavano a livello planetario, e i grandi raduni musicali scandivano il ritmo di tensioni a un mondo differente.
Il potere a stelle e strisce, con in testa l’FBI, cominciò a “controllare i sovversivi”, pedinando e spiando cantanti e stelle di Hollywod. I protagonisti di questa storia sono i volti più noti stampati sui vinili di successo di quegli anni, Hendrix, Dylan, Lennon, Jim Morrison, Greatful Dead, il folksinger Phil Oachs, e la combattiva Joan Baez, che ha avviato in seguito una lunga battaglia legale contro la secretazione da parte del’FBI dei file che la riguardavano. La sua battaglia vinta ha aperto gli archivi. E da quegli archivi prende le mosse la ricerca di Mimmo Franzinelli che ci regala questo interessante e documentato lavoro. Convinti della bontà e della necessità della sua ricerca abbiamo approfittato per fare una chiacchierata con lui.
Tutto parte forse dalla mai doma Joan Baez, che chiede l’apertura degli archivi dell’FBI per quanto la riguarda…
Sì, la caparbia determinazione con cui la folk-singer statunitense ha costretto l’FBI a rilasciarle – dopo un lungo contenzioso giudiziario – copia delle migliaia di pagine del dossier spionistico allestito su di lei, mi ha suggerito l’idea di studiare le schedature di polizia per ricavarne il quadro della lotta segreta ingaggiata in modo particolarmente duro dall’amministrazione Nixon contro gli artisti più impegnati in campo sociale e politico.
Credi sia possibile, ora che comincia ad esserci di mezzo qualche decennio, leggere più lucidamente il rapporto tra il potere e la musica rock, almeno per quanto riguarda gli Usa e parte dell’Europa?
Bisogna distinguere. Come credo di avere dimostrato con questo libro, è possibile uno studio documentato sulla situazione statunitense, grazie al Freedom of Information Act, che costringe le amministrazioni statali alla periodica desecretazione dei loro archivi. Si tratta di una disposizione profondamente democratica, che riconosce ai cittadini il diritto di accesso alle fonti. In Europa, e ancor più in Italia, esiste invece il culto del segreto di Stato (esistono addirittura fondi secretati su Benito Mussolini!), con la negazione assoluta dei diritti di conoscenza sulla storia contemporanea; si aggiunga che la normativa sulla privacy ha avuto un’interpretazione estensiva nei confronti della ricerca storiografica.
Il movimento pacifista contro la guerra in Vietnam s’ingrandiva giorno per giorno, molti musicisti fecero della pace e del ritiro dei soldati dalla guerra una bandiera. Il rock aveva una crescente capacità aggregativa, e il fatto che gli USA fossero coinvolti in una guerra come quella del Vietnam rese più aspro il conflitto con un’intera generazione…
In effetti, il conflitto vietnamita ebbe importanti ricadute sul piano interno, poiché un ampio movimento di contestazione, in buona parte costituito da giovani, lanciò imponenti iniziative pacifiste. Ebbene, la musica rappresentò un settore decisivo della “controcultura” che negli anni Sessanta e all’inizio del successivo decennio mostrò al mondo l’esistenza di un’altra America, che sosteneva l’obiezione di coscienza e scendeva in piazza contro l’oppressione imperialistica.
L’FBI si dava una propria politica di controllo sulle nuove generazioni e sui “sovversivi”……Edgar Hoover, indiscusso capo dell’FBI per decenni, adottava una strategia mirata contro le nuove generazioni in fermento e di controllo sui “sovversivi”, rock star e divi del cinema inclusi, gestiva le risorse a suo piacimento con strategie preparate a tavolino, Cointelpro, Operazione Chaos ecc.
Vista oggi, quella campagna segreta appare come un’operazione pazzesca, paranoica, allucinante: grandi artisti, ai quali i giovani guardavano con ammirazione e interesse, furono trattati alla stregua di criminali, combattuti in modo illegale, sottoposti a manovre provocatorie. Eppure, quanto accadde aveva una sua logica, in quanto espressione di un progetto autoritario, che per dominare il mondo doveva sconfiggere anzitutto i germi di contestazione interni, che minacciavano di far franare il sistema nixoniano.
Tanti sono i casi da poter citare nella musica (ma anche nel cinema appunto), Phil Ochs per esempio fu un folksinger pacifista della prima ora che finì ossessionato dalla caccia e dai controlli a cui era sottoposto.
Phil Ochs, che aveva iniziato la carriera musicale con Bob Dylan ed era divenuto presto il più consapevole cantautore dell’America dei diritti civili, durante la fase alta del movimento rappresentò uno degli artisti maggiormente popolari; l’FBI gli diede la percezione di essere spiato nei suoi movimenti, intercettato nelle telefonate, pedinato persino nei viaggi all’estero: tutte realtà che risaltano dal suo dossier, costituito da centinaia di schede segnaletiche; ciò indusse in lui sentimenti di persecuzione e, alla fine, di paranoia, che con la crisi del movimento di contestazione (rifluito, negli USA, dopo il 1968), si aggravarono di pari passo con la sua crisi artistica: di qui, una deriva negativa culminata nel suo suicidio.
Con Nixon alla Casa Bianca si vissero forse gli anni cruciali di questo scontro, cacciare dagli USA John Lennon pare fosse una priorità del presidente…
Il presidente Richard Nixon, padrone assoluto degli USA tra il 1968 e il 1974, è sicuramente insieme al direttore del FBI Edgar J. Hoover il protagonista della lotta senza risparmio di colpi a chiunque ostacolasse i suoi sogni di potere. Nixon e Hoover avversavano John Lennon in quanto egli collaborava con gli yippies Abbie Hoffman e Jerry Rubin, organizzava concerti gratuiti per finanziare il movimento degli studenti, incitava i giovani a iscriversi nei registri elettorali per votare contro i repubblicani… per questo Lennon fu combattuto accanitamente. Lo salvò soltanto la crisi del sistema di potere di Nixon, travolto dallo scandalo Watergate.
Sono tante le vicende del tuo libro che incuriosiscono, alcune le abbiamo già accennate, ma volevo soffermami su due, Elvis pronto a fare da spia per conto del governo, e la “voce” secondo cui nell’entourage dei Greatful Dead vi fosse un infiltrato, o che fosse addirittura Captain Trip (Jerry Garcia).
In questo caso i documenti sono stati desecretati dal FBI con ampie censure. Da ciò che si legge emerge come certa la presenza di almeno un informatore nell’entourage dei Grateful Dead. Garcia fu sondato in varie occasioni dagli agenti federali, e le sue risposte sono trascritte nei rapporti resi noti. Proprio questo elemento induce a ritenere che non fosse lui lo spione, poiché altrimenti il suo nome sarebbe stato censurato. Può darsi fosse un altro musicista, oppure uno dei tanti personaggi che vivevano nella comune dei Grateful Dead.
Tra le immagini più frequenti di quegli anni rimane nella memoria collettiva quella di Jim Morrison portato via dai poliziotti nel bel mezzo di un suo concerto…era frequente sorvegliare le rockstar anche durante i live, orecchie del governo in borghese tra la gente…
Certamente: la documentazione dimostra la presenza di agenti in borghese che, ai concerti di Doors, Janis Joplin, John Lennon, si appuntavano ogni episodio utile ad incastrare i musicisti invisi al sistema. E Jim Morrison fu arrestato in una dozzina di occasioni. Nel libro riporto varie foto segnaletiche scattate dalla polizia al momento dell’arresto: particolarmente significative quelle a Janis Joplin e a Jimi Hendrix.
Ritorniamo un attimo a Lennon, i suoi primi anni newyorkesi sono caratterizzati da un forte attivismo a favore della pace, entrò in contatto con la sinistra radicale, negli spazi televisivi che gli venivano concessi portava come suoi ospiti Rubin e anche Bobby Seale, capo delle pantere nere (Black Panter’s Party), sfruttava l’essere un ex Beatle per far conoscere la sua appartenenza alla “rivoluzione”, “give peace a chance” non fatica a diventare l’inno dell’intero movimento.
Lennon, con l’aura della fama dei Beatles e con la sua radicalizzazione politica, diventa una sorta di agit-prop del sovversivismo, o almeno così viene percepito da FBI e repubblicani. Le sue campagne a favore della pace contrastano con la politica estera militarista degli USA, i suoi rapporti di collaborazione e finanziamento con le pantere nere vengono ritenuti contrari agli interessi americani.
In Italia, invece c’è un altro clima, a mio avviso il rock arriva in una forma molto diversa da come esplode in Usa e da come invade l’UK. Alcuni cantautori, più che gruppi, ne coglieranno lo spirito. Fatto sta che ad avere una qualche attenzione dalla digos fu Fabrizio De Andrè, ma pedinamenti e controlli, non portarono a niente di concreto…
Non credo che Fabrizio De André sia stato l’unico musicista ad essere stato spiato, ma piuttosto il solo del quale ho trovato – per caso, durante un’indagine d’archivio sugli anni del terrorismo – documentazione dei servizi segreti. Documentazione che tra l’altro dimostra, con l’incomprensione del personaggio da parte dei funzionari di polizia, che De Andrè corse seri rischi, in quanto indicato come contiguo agli anarchici cui venne addebitata la strage di Piazza Fontana (i servizi segreti fecero quanto possibile per depistare dalle responsabilità dei fascisti) e poi fu ritenuto un simpatizzante e un finanziatore delle Brigate Rosse. Cose davvero incredibili, che dimostrano l’inaffidabilità dei vertici dell’antiterrorismo italiano negli anni Settanta.
Il canzoniere radicale, a conclusione del tuo libro l’ho trovata un’ottima cosa, una chicca che completa un lavoro necessario da conoscere e di piacevole lettura, credi che nei prossimi anni possa essere aggiornato con nuove scoperte e rivelazioni o grosso modo secondo te sappiamo sostanzialmente tutto delle trame segrete di quegli anni nel rapporto tra rock e potere?
Credo che questo sia solo l’inizio. Il mio libro costituisce la proverbiale punta dell’iceberg e credo che altri ricercatori potranno negli anni a venire estendere l’analisi a molti artisti entrati nel mirino del potere. E sono convinto che le ulteriori scoperte d’archivio confermeranno il quadro d’insieme ricostruito in Rock & Servizi Segreti.
Ernesto Razzano7 Posts
Nato a Benevento nel 1971, ha vissuto per molti anni a Firenze, dove si è laureato in Scienze Politiche/Storia. Dopo qualche anno a Bologna ritorna a vivere a Benevento, dove insieme ai suoi soci crea il Morgana Music Club. Giornalista pubblicista scrive di musica, cinema e libri per le pagine culturali di alcuni periodici. Ha scritto e pubblicato alcuni racconti. E’ stato ideatore e curatore di programmi radio. Da qualche anno collabora stabilmente con la rivista molisana Il Bene Comune.
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