Colpire al cuore, per uccidere il futuro

Una promessa di futuro. Gli occhi dei ragazzi che guardano i loro primi concerti sono uno spettacolo che i genitori non dovrebbero perdersi. Non stanno guardando il loro idolo del momento: stanno cercando di intravvedere in tutto quel buio, in tutta quella luce, quello che sarà di loro. Gli amori, le speranze, i dolori, le allegrie, i viaggi, la musica, i sogni. L’immagine dell’adolescenza colpita a Manchester è tanto più orrenda e dolorosa quanto più la si sente e la si vive come la violenta negazione di ogni speranza, di ogni futuro.

«Ogni adolescente è meraviglioso perché ogni cosa che fa la fa con la meraviglia della prima volta», scriveva Louis Malle. Chissà per quante di queste persone colpite era una prima volta a un concerto. Chissà quante di quelle persone accompagnavano figli, vedendosi negata la mano che fino a qualche mese prima non era un problema stringere in pubblico.

Chiunque sia il responsabile di un gesto così grave come quello di togliere senza nessun motivo la vita ad altre persone sapeva per certo di colpire al cuore. Nessuna cosa è più grave che togliere il futuro ai giovani. Nessuna. Lo è a Manchester come in ogni altra parte del mondo, specie in quelle più devastate, dove la morte piccina è l’esperienza di ogni giorno.

L’orrore colpisce proprio dove sa che fa più male. Lo fa per paura, perché non ha trovato nessun’altra arma per far prevalere le proprie idee o il proprio credo. Ed è questa l’unica possibilità di riscatto e di salvezza: costruire mondi più accettabili per le persone, perché nessuno possa pensare di poter prevalere sugli altri uccidendo.

Fonte La Stampa

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