Ripa-Limo (Sani)

Un nome composto da due elementi contrapposti, la ripa, cioè la roccia (in questo caso arenacea) e il limo nel fondovalle. Ciò rivela la complessità del territorio.

Il Molise è povero di nomi attribuiti a singole parti della realtà regionale. Ce ne sono proprio pochi e quelli che vi sono non hanno una larga diffusione nel parlato né la hanno avuta nel passato. Le denominazioni più riconoscibili sono quelle di Matese (utilizzato, peraltro, anche nel versante campano del massiccio montuoso), Altissimo Molise (Capracotta and company serve a distinguerlo da Alto Molise che identifica l’intera provincia di Isernia), Pentria (un comprensorio di estensione indefinita che fa fulcro su Isernia), Basso Molise. Approssimativamente ognuno di essi ha una propria identità paesistica. Ce ne stanno pure altre di denominazioni tra le quali c’è quella di Valle del Biferno da ritenersi, con un paesaggio collegato, all’incirca, in cui potrebbe rientrare Ripalimosani. Nello stesso tempo questo centro dovrebbe essere incluso in un ambito appena un po’ più ampio della Campagna Campobassana, termine impiegato in passato per nominare l’agro circostante al capoluogo regionale famoso per le sue produzioni agricole.

È oggi, forse il legame con tale città il carattere maggiormente riconoscibile del territorio di Ripalimosani, piuttosto che con la vallata del Biferno. Lasciando da parte il classico tema del rapporto città-campagna è evidente che non è legittimo separare la sfera territoriale del comune di Ripalimosani da quella di Campobasso; lo stesso vale sotto l’aspetto economico ed evidenzia ciò il fatto che la zona industriale e commerciale di Colle delle Api sia a metà strada tra i due centri i quali, quasi un unico agglomerato insediativo, stanno sulla cosiddetta «direttrice di sviluppo» congiungente Venafro, Isernia, Campobasso, appunto e Termoli, l’«area forte» del Molise, chiamata così in contrapposizione alle aree deboli, cioè le «aree interne». L’ingombrante confinante con lo sviluppo edilizio che ha indotto anche dentro i confini comunali di Ripalimosani (si pensi, ad esempio, alle lottizzazioni residenziali al bivio con S. Stefano) ha prodotto la cancellazione di porzioni del paesaggio rurale storico; è quest’ultimo caratterizzato dalla coltivazione del grano la quale ha fatto delle colline del Molise centrale (non medio Molise perché per esso si intende il circondario che fa capo a Trivento, ancora una questione di nomi!) una delle principali aree cerealicole del regno di Napoli e Campobasso sede del Fondaco della Farina.

Tale orientamento culturale porta ad una scarsa diffusione di case sparse e il tipo di insediamento agricolo predominante è quello accentrato, vedi la vicina S. Stefano. Questa frazione ha occupato il suolo tratturale per il resto abbastanza integro fino a raggiungere il Braccio Trasversale con cui si congiunge alla Taverna del Cortile. La Taverna è a cavallo tra i perimetri municipali di Campobasso e Ripalimosani, un ulteriore segnale che rivela la compenetrazione tra di loro. Si tratta, in definitiva, di un insieme paesaggistico davvero particolare, unico nella nostra regione in cui non si coglie altrove una simile specialità, l’influenza della città su un largo contesto territoriale, una sorta di paesaggio urbano (non è una contraddizione in termini, per quarto detto); è da mettere in evidenza quale spiegazione di tale unicità che Campobasso è il solo episodio urbano vero e proprio presente nel Molise. Esso si aggiunge ai tanti paesaggi dei quali la regione è ricca corrispondenti o meno a luoghi con denominazioni definite, incrementando la varietà del suo patrimonio paesaggistico.

Rimanendo nel campo delle trasformazioni subite dal paesaggio, possiamo iniziare da una ottocentesca costituita dall’affermazione dell’ordinamento mezzadrile in una porzione di territorio a ridosso del Biferno denunciato dal grande fabbricato a corte, «casino», di una famiglia di possidenti, i Marinelli, della classe dei «galantuomini». I segni antropici dei tempi moderni che hanno provocato le principali alterazioni sono quelli legati alle comunicazioni: la fondovalle Biferno e la fondovalle Ingotte, e la denunciata influenza della viabilità non è cosa nuova qui dove l’elemento paesaggistico emergente è il tratturo Castel di Sangro-Lucera. Se è scontato per la Bifernina che essa sia una infrastruttura di livello regionale e non locale, vi è qualche difficoltà a considerare dello stesso genere Ingotte la cui funzione primaria è indubbiamente di servire Campobasso, poiché quest’ultima strada è, comunque, una delle diverse bretelle che uniscono i centri di altura con l’asse viario a scorrimento veloce posto al piano; infatti oltre al capoluogo molisano è evidente che Ingotte è utile pure per Ripalimosani.

Lo schema di viabilità a «pettine» teorizzato nella programmazione regionale agli inizi degli anni ’70, non è una novità assoluta nel nostro territorio essendo il modello seguito anche dalla statale Sannitica e dalla linea ferroviaria per Termoli con le stazioni, tra le quali quella di Ripalimosani, situate lontane dai paesi con l’eccezione degli abitati maggiori (Casacalenda e Larino): la differenza tra Bifernina e Sannitica è che la prima è in basso in zona valliva, mentre la seconda corre sul crinale. Per quest’ultima la scelta del tracciato è connessa a ragioni di stabilità del suolo, una questione di grande rilievo nel comune di Ripalimosani per via dell’imponente movimento franoso di località Covatta e dei dissesti che hanno interessato il vallone Ingotte (la frana del Gallo). A evocare, per certi versi, la centralità del tema della conformazione del terreno è il masso arenaceo visibile dall’Ingotte, arteria percorsa di frequente dalla popolazione molisana. Su di esso sorge il nucleo antico di questo borgo e tale insieme costituisce un’immagine davvero spettacolare che sta assurgendo addirittura a figura iconica del paesaggio del Molise. Ripalimosani seppure non ha emergenze naturalistiche è un territorio di grande interesse dal punto di vista ecologico poiché posto tra più Siti di Importanza Comunitaria.

Il boschetto che circonda la chiesetta di S. Maria della Neve funge da “stepping zone” tra il SIC fluviale e quello montano (Montevairano). Il convento di Celestino prossimo all’abitato ci ricorda che Ripalimosani sta vicino a S. Angelo Limosano dove il santo nacque e a Limosano alla cui diocesi appartiene (oltre ad avere una certa similitudine nel nome peraltro evocativo del limo, materiale instabile): sono paesi sulle opposte sponde del Biferno e, però, ciò non ha rappresentato un ostacolo ai rapporti umani. Per la delimitazione delle unità territoriali si parte pure dalla presenza di contatti prolungati nei secoli, in tale caso intorno alla residenza vescovile; ad epoca più lontana rimanda la vicinanza con  Fagifulae, presumibilmente municipio romano che in quanto tale abbraccia nella sua giurisdizione un intorno consistente. Riassumendo la lettura di Ripa è difficile messa in relazione con l’aggregazione comprensoriale di appartenenza prestandosi ad una molteplicità di interpretazioni, volta per volta centro della valle del Biferno, componente dell’area metropolitana di Campobasso, parte del Molise centrale e, ancora, polo lungo le direttrici della transumanza.

Francesco Manfredi Selvaggi637 Posts

Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.

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