Il Sannio si divide a metà: mezzo molisano e mezzo beneventano

Vi è una maggiore continuità tra queste due parti dell’antica nazione sannita che all’interno dei comprensori sub-regionali di ciascuna delle due regioni.

Il nome della vicina Colle Sannita è rivelatore di una unità, sicuramente di tipo storico, tra la porzione della provincia di Benevento confinante con il Molise e quest’ultimo facendo parte entrambe dell’antico Sannio. In effetti, oggi a livello nazionale è conosciuto come Sannio solo il beneventano e ciò nonostante che anche nella nostra regione vi siano diversi Comuni che portano nel nome questa parola. Una spiegazione potrebbe essere il fatto che a differenza di quanto avvenuto qui nel medioevo quando questa terra assunse la denominazione di Molise, il pezzo di Campania di cui discutiamo non venne identificata con altro termine che Sannio, salvo che in epoca molto più recente con quello di Principato Ulteriore.

Si è detto Molise, ma non dobbiamo pensare a tutto il territorio della regione, perchè alcune sue zone a contatto con ambiti regionali confinanti, in passato sono state inserite in aggregazioni territoriali comuni con queste ultime, perduranti per lungo tempo: la Capitanata comprendeva la fascia costiera , la Terra di Lavoro il venafrano, i cosiddetti Abruzzi includevano il comprensorio prossimo ad Agnone. In tutte queste entità i pezzi di superficie oggi del Molise erano minoritari. Il Molise raggiunge i suoi confini attuali solo nel 1807 con la creazione della provincia di Campobasso nella riorganizzazione amministrativa voluta da Giuseppe Bonaparte.

Il Sannio, perché non esistono due Sanni, bensì uno solo, andava dal versante matesino in provincia di Benevento e raggiungeva l’alta valle del Trigno, trasversale alle due regioni contigue, Campania e Molise, di ognuna delle due occupandone una fetta, proporzionalmente più ampia quella molisana. Vi sono pure suddivisioni legate ai limiti delle diocesi e, per quella parte che ci interessa, di arcidiocesi, quella di Benevento in cui rientrava Cercemaggiore fino a non molti decenni fa e la leggenda delle «7 sorelle», le 7 Madonne delle quali 6 nel nostro territorio che si traguardano visivamente in modo reciproco, catena che si conclude con la Libera della città campana è esplicativa dei legami esistenti.

Cercemaggiore, sempre sotto l’aspetto ecclesiastico è membro pure di una diversa ripartizione che è quella delle confraternite domenicane con il convento di S. Maria della Libera. Che il Sannio sia un’unità è rivelato pure dall’assenza di elementi fisici di separazione, da questo lato, tra Campania e Molise per il quale è l’unico caso dove non vi sono barriere che delimitino il suo territorio. I limiti tra regioni sono i fiumi e le montagne e abbiamo così per quanto riguarda i primi il Trigno e un tratto del Fortore (non quello iniziale che corre nel Sannio perché si è detto che quest’area non presenta divisioni geografiche al suo interno) separano rispettivamente dall’Abruzzo e dalla Puglia, mentre per le seconde vi sono le Mainarde e il Matese a «protezione» della nostra regione.

In verità, nel beneventano quando ci si approssima al Molise ci si avvicina pure alla Puglia e Riccia, pressappoco, costituisce il punto di contatto tra le regioni; è una situazione, quella di congiunzione tra tre territori regionali che si presenta anche in un altro angolo del Molise che è il monte Meta posto com’è tra Lazio, Abruzzo e, appunto, Molise. Per riconoscere una certa unitarietà nella fascia a cavallo tra Campania e Molise basta cogliere, è ovvio, radici storiche comuni dalle quali siamo partiti e, però, esse sono molto consolidate se si pensa che sono durate fino all’Unita d’Italia quando per istituire la provincia di Benevento, città fino ad allora enclave pontificia, venne ridotta fra l’altro l’estensione di quella di Campobasso.

Interessante è, insieme a ciò, la continuità territoriale, non limitata all’assenza di interruzioni dovute a fatti orografici, monti o corsi d’acqua che siano; addirittura è lecito affermare che si trovano maggiori differenze dentro i perimetri delle regioni che in questa zona di transizione tra di esse. Per limitarci nell’esame al Molise vediamo che esso, pur non molto esteso, è una terra di contrasti: se si guarda da est a ovest, per esempio, si passa in meno di cento chilometri (quelli che vanno da Boiano a Termoli, l’asse centrale se non baricentrico della regione) dalla costa ai massicci montuosi.

È questa, tutto sommato, la caratteristica che rende affascinante il Molise che seppur piccolo presenta una varietà di ambienti assai superiore a quella di altri ambiti italiani, si pensi alla Pianura Padana, di altre regioni ben più grosse. Le dimensioni, in parole diverse, vale la pena farlo notare, non vanno calcolate sulla base di misure metriche, bensì in numero di incontri che si possono fare in uno spazio breve, una piana, un alveo fluviale, un rilievo collinare, una cima montuosa (non c’entra niente, è inutile evidenziarlo, il paradosso di Zenone!). il Molise, per queste ragioni, ha presentato, anche dal punto di vista insediativo, una scarsa integrazione tra le distinte sezioni delle quali il suo territorio si compone e che ha prodotto in passato l’appartenenza di esse a contesti sovraregionali, disaggregazione che è proseguita fino al secolo scorso con la cessione di cinque comuni matesini alla neonata provincia di Caserta.

Per grandi linee il Molise è compreso in tre macrostrutture ambientali, quella che connota l’Adriatico la quale va dal Veneto alla Puglia, quella cosiddetta Mediterranea che interessa la media valle del Volturno e quella appenninica nelle cui propaggini collinari rientra il Sannio, tanto campano che nostrano. Una teoria di colli (non per niente si chiama Colle Sannita il luogo da dove abbiamo iniziato) quasi uniformi e qualora l’altitudine aumenta le pendenze rimangono lievi: ci si sta riferendo al Toppo Pianelle di Tufara che supera i 900 metri e che per la sua costituzione geologica che è di tipo argillosa, quindi suolo di ridotta consistenza, non presenta forme rigide, pareti con forti inclinazioni.

Lungo il crinale di tale emergenza montana che domina sia il Molise e sia gli ambiti extraregionali a contatto con esso vi è una serie di croci devozionali che vogliono quasi rimarcare la sua essenza di zona di confine. Un ulteriore «termine» è rappresentato dalla torre di Casalvatico nell’omonima frazione di Cercemaggiore, l’ultima borgata prima della Campania, fatto che suggerisce la sua lettura come torretta di avvistamento; essa è idealmente il punto di visione privilegiato della coppia di pale eoliche che si intendono installare a Colle Sannita.

Francesco Manfredi Selvaggi637 Posts

Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.

2 Comments

  • Albe Reply

    25 Luglio 2017 at 15:20

    Salve, se permette faccio alcune precisazioni: il Principato Ultra nasce nel 1231 conil nome di Giustizierato e capoluogo Montefusco (a pochi km da S.Giorgio del Sannio) per poi diventare Provincia di Principato Ultra nel 1806 con i francesi che spostano il capoluogo ad Avellino. Tutta o quasi l’attuale provincia di Bn (ovviamente con esclusione dell’enclave) rientrava nel Giustizierato poi divenuto Provincia di P.U. Tutta l’epopea sannita della novella Provincia di Bn, nata nel 1860 grazie ai buoni uffici del garibaldino S.Rampone presso il “dittatore di Napoli” G.Garibaldi, trova riscontro solo nella necessita’ di dare un senso ad una nuova realta’ amministrativa mai esistita che non aveva (e ha) sufficienti risorse proprie per nascere e sopravvivere. Il recente accorpamento (per necessita’ di sopravvivenza di Bn con sole 20.000 imprese iscritte) tra le Camere di Commercio di Av e Bn testimonia che l’operazione del 1860 non si autososteneva ma era fatta con delle linee su una mappa.

    • Michele Colitti Reply

      25 Luglio 2017 at 17:41

      Grazie per le precisazioni

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