La società dello spettacolo (e lo spettacolo della società)
Editoriale del numero di giugno 2017
Era il 1967 quando il situazionista francese Guy Debord pubblicò “La società dello spettacolo”, un manifesto disincantato di quello che sarebbe capitato (stava capitando) al mondo colonizzato dai mezzi di comunicazione di massa e dalla televisione innanzitutto, che allora imperversava. Nel corso di questo vorticoso mezzo secolo trascorso, la società dello spettacolo, con le sue dichiarazioni ridondanti e prospettiche, con i suoi auspici e con i buoni propositi, ha dato luogo a uno spettacolo della società, come ebbe a dire Carmelo Bene, che ci vuole tutti, senza esclusione, partecipi di una visione totalitaria, in connessione perenne, che mette in rete ogni attimo della nostra esistenza; anche quello più insignificante.
Su questo palcoscenico definitivo, con una messinscena per niente improvvisata, si sono presentati – senza farsi mancare il berretto da ferroviere – i nostri governanti regionali, per il viaggio inaugurale del treno Swing che, dotato di una tecnologia più affidabile e meno impattante dei treni attualmente in dotazione al Molise (e davvero non ci voleva molto), dovrebbe liberarci dalla stigmatizzazione del “binario 20 bis”, dove siamo depositati a Roma Termini, quando arriviamo nella capitale dal Molise, o quando ci vogliamo tornare. Quello che colpisce (e in qualche modo sconcerta) è la baldanza proterva della quale danno prova questi nostri amministratori, quasi tutti esito inquietante di percorsi politici criticabili e claudicanti.
Il viaggio inaugurale dello Swing da Campobasso a Boiano (breve per precauzione), per Frattura e compagni è stata l’occasione per allestire una pantomima, costumi compresi, sulla rinascita, sul colpo di reni della nostra comunità allo stremo. Benedetto da Bregantini introduttivamente, lo spettacolino è stato ripreso doviziosamente dall’intero (massicciamente decimato) sistema di comunicazione regionale, che lo ha propalato generosamente nei giorni che sono seguiti. Noi, per tenere il conto ma per decoro e onestà intellettuale innanzitutto, mentre con uno scappellotto gli facciamo saltare dalla testa il cappello da ferroviere, ai nostri amministratori ricordiamo che:
– l’Assostampa, il sindacato unitario dei giornalisti molisani, da sei mesi ha chiesto a Frattura un incontro per concordare interventi per fronteggiare la crisi devastante delle imprese editoriali molisane, la quale per conseguenza comporta un’emorragia di posti di lavoro e lo scadimento del tenore pluralista e democratico della nostra comunità; da Frattura nessuna risposta
– Confcooperative Molise ha inviato alla Regione la richiesta di un incontro per illustrare una proposta di riforma delle politiche culturali che s’irradiano sui nostri territori; da Palazzo Vitale non c’è ancora un cenno d’intesa
– il piano sanitario regionale che assegna ai privati quasi il 40% dei posti letto che ci toccano, con una percentuale doppia rispetto a quella di altre regioni italiane, è stato approvato per legge dal Parlamento con l’emendamento 34 bis inserito nella “manovrina” di bilancio, esautorando di fatto il Consiglio regionale del Molise da ruoli e da funzioni fondamentali che gli competono.
Per stare solo a quello che è successo di recente.
Il Molise, per fronteggiare l’orizzonte fosco che lo riguarda e che ormai minaccia la sua identità culturale e la sua coesione territoriale, oltre alla sua autonomia istituzionale, dovrà diventare una “comunità competente” dinamica e propositiva, capace di disegnare la fisionomia del suo futuro e di mobilitare le sue risorse migliori per realizzarlo. Per questo salto di qualità culturale, antropologico, della nostra piccola, tenera, marginale e sonnacchiosa comunità, dobbiamo partecipare alla vita pubblica, rintracciare la fisionomia del bene comune e stabilire un’idea (magari originale) per la sua cura. La politica, rispetto a questa dialettica fondamentale per la nostra vita, potrà essere interlocutrice, facilitatrice, oppure controparte.
Staremo a vedere (non certo con le mani in mano).
Antonio Ruggieri75 Posts
Nato a Ferrazzano (CB) nel 1954. E’ giornalista professionista. Ha collaborato con la rete RAI del Molise. Ha coordinato la riedizione di “Viaggio in Molise” di Francesco Jovine, firmando la post—fazione dell’opera. Ha organizzato e diretto D.I.N.A. (digital is not analog), un festival internazionale dell’attivismo informatico che ha coinvolto le esperienze più interessanti dell’attivismo informatico internazionale (2002). Nel 2004, ha ideato e diretto un progetto che ha portato alla realizzazione della prima “radio on line” d’istituto; il progetto si è aggiudicato il primo premio del prestigioso concorso “centoscuole” indetto dalla Fondazione San Paolo di Torino. Ha ideato e diretto quattro edizioni dello SMOC (salone molisano della comunicazione), dal 2007 al 2011. Dal 2005 al 2009 ha diretto il quotidiano telematico Megachip.info fondato da Giulietto Chiesa. E’ stato Direttore responsabile di Cometa, trimestrale di critica della comunicazione (2009—2010). E’ Direttore responsabile del mensile culturale “il Bene Comune”, senza soluzione di continuità, dall’esordio della rivista (ottobre 2001) fino ad oggi. BIBLIOGRAFIA Il Male rosa, libro d’arte in serigrafia, (1980); Cafoni e galantuomini nel Molise fra brigantaggio e questione meridionale, edizioni Il Rinoceronte (1984); Molise contro Molise, Nocera editore (1997); I giovani e il capardozio, Nocera editore (2001).
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