No tunnel su falesia e parere della soprintendenza
Davvero esilarante l’ultima trovata dei “grandi riqualificatori” della nostra città, evidentemente convinti di essere stati investiti da un Ente superiore dell’onere di dare a Termoli un volto nuovo, facendola finalmente entrare nella storia: scarpata o falesia? Quasi fosse comunque consentito alzarsi una bella mattina e decidere di piazzare qualche tonnellata di cemento al posto di una zona verde e di un balcone naturale sul mare, scarpata o falesia non importa.
L’articolo davvero esaustivo ed estremamente puntuale dell’architetto Manfredi Selvaggi (consultabile sul nostro blog “termolineltunnel”), basterebbe a ridurre al silenzio, sul tema falesia, chiunque non fosse insopportabilmente presuntuoso; ma tant’è, viviamo in tempi nei quali la competenza è quasi un delitto, se non è accompagnata e sostituita dal vaniloquio.
Concentriamoci invece su quello che è l’aspetto più pericoloso di certe operazioni mediatiche: il chiaro tentativo di minimizzare e delegittimare la netta posizione negativa della Soprintendenza, che ha messo un macigno sulla strada del Grande scempio di Termoli, strada che invece sembrava tutta in discesa agli artefici della grandiosa opera. Nell’articolo apparso ieri su Primo Numero, infatti, viene ripetutamente affermata l’inconsistenza di questa posizione negativa della Soprintendenza, viene abilmente ridicolizzata la valenza delle obiezioni e soprattutto si ribadisce una presunta apertura al dialogo con costruttori e proponenti. Riducendo oltretutto l’autonomo pronunciamento dell’ente ad una mera acquisizione di quanto affermato dall’architetto Manfredi Selvaggi.
Ma dire che ogni ostacolo è sormontabile equivale ad affermare, sottilmente e subdolamente, che le autorizzazioni degli enti sono mere formalità, scavalcabili facilmente: tanto vale che non si esprimano proprio. E infatti il Comune ha tentato fino alla fine di evitare anche il passaggio cruciale e indispensabile della Variante al Piano Regolatore; dopo aver peraltro impedito in ogni modo che il Consiglio Comunale si esprimesse sull’opera.
Per dovere di chiarezza e completezza di informazione, è necessario fermarsi su alcuni punti: in primo luogo, la Soprintendenza non ha mutato atteggiamento rispetto al passato, diventando all’improvviso nemica delle “grandi riqualificazioni”; perplessità e richieste di approfondimenti, chiarimenti e ulteriori indagini erano state espresse chiaramente dall’inizio. E del resto non poteva che essere così, con il progetto che cambiava faccia ad ogni passaggio, crescendo e modificandosi di continuo, e con l’invito da parte di funzionari del Ministero stesso ad andare a fondo sulla questione.
Né si può leggere la realtà come ci fa comodo e dire che si tratta di ostacoli superabilissimi con un po’ di buona volontà: ci consta (essendo stati presenti alla prima riunione della Conferenza di Servizi Decisoria), che la Soprintendenza non ritiene il progetto realizzabile a meno che non vengano eliminati parcheggio e costruzioni limitrofe, salvaguardando cosi il Piano Sant’Antonio (area sottoposta a tutela dal Vincolo Paesaggistico e dal Piano Paesistico n. 1).
Come dire: signori dell’amministrazione e signor proponente, pensatene un’altra, così non si può. Per inciso, a proposito di conferenza di servizi, varrebbe la pena di chiedersi come mai al suo interno si siano registrate presenze ed interventi perlomeno irrituali e pesantemente “politici”, come quelli del Presidente della Regione, del Sindaco di Termoli e dell’Assessore ai Lavori Pubblici… Per esperienza diretta, non si verificano di solito passerelle simili, ed ogni ente viene rappresentato abitualmente solo dal funzionario preposto alla questione, trattandosi di tavoli squisitamente tecnici.
Ma qui si tratta d’altronde di “grandi riqualificazioni”, come dice appunto l’assessore Gallo, i cui rituali evidentemente sfuggono ai semplici cittadini… ed evidentemente anche alle regole. Comunque sia, al parere dell’architetto Vignone, a nostro parere inequivocabile e non interlocutorio come si vorrebbe far credere con questo tentativo di depistaggio, si affianca quello ancora più netto dell’architetto Manfredi Selvaggi sulla assoluta necessità di preservare paesaggio, storia e caratteristiche geologiche di Piano Sant’Antonio.
Invece di cercare di distorcere parole e pareri per piegarli alle proprie vedute, sarebbe a questo punto indubbio segno di onestà intellettuale, da parte di Comune e ditta, ammettere che il progetto messo in piedi è insostenibile, oltre che inutile, inviso a buona parte della cittadinanza e pericoloso per il patrimonio paesaggistico, storico ed archeologico di Termoli. Riteniamo si siano già levate a sufficienza voci autorevoli e imparziali a conferma di quanto il Comitato scrive e dice da due anni.
Aggiungiamo solo che non va dimenticato l’aspetto più brutto di questa brutta storia, che è anche forse il più cruciale per la vita politica (nel senso etimologico del termine) di Termoli: alle illegittimità e forzature dell’iter, ai cambi ripetuti di progetto, alle procedure VIA mancanti e via dicendo, va aggiunto il danno incalcolabile del vulnus democratico costituito dalla negazione del referendum e dal disprezzo invariabilmente mostrato verso le legittime richieste dei cittadini.
Fermare il tunnel vuol dunque dire fermare queste pratiche antidemocratiche: non possiamo permetterci né questa sciagurata opera né l’abdicazione ai nostri diritti di cittadinanza. Per questo, e non certo perché ci dà ragione, esprimiamo solidarietà alla Soprintendenza Alle Belle Arti, il cui parere si tenta disonestamente di ridurre a mero esercizio di retorica. E invitiamo tutti i cittadini a continuare ad informarsi e a mobilitarsi contro l’ennesimo esproprio dei beni comuni.
Fonte Comitato e Coordinamento No Tunnel Termoli
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