Bregantini alla gogna
Pubblichiamo di seguito un’anticipazione della rubrica curata da Giuseppe Tabasso che uscirà sul numero di dicembre de Il Bene Comune
La violenza verbale e il turpiloquio dei vaffa mi disgusta da sempre, quella di Salvini ancor più di quella di Grillo che ha l’alibi d’essere un comico. Perciò quando Aida Romagnuolo, coordinatrice molisana di “Noi per Salvini”, ha diffuso una nota che inizia con l’espressione “secondo la mia modesta e pacata riflessione”, ho avuto un iniziale moto di contrizione e riconoscenza. Poi però la moli-padana attacca ferocemente il vescovo Bregantini per le sue posizioni sullo Ius soli scrivendo che “avrebbe fatto bene a riflettere prima di sparare una delle sue solite” (non le chiama “cazzate” ma, essendo donna, “cantonate”). Insomma, detto in vulgata leghista, Bregantini è uno sparapalle seriale. E così la “modesta e pacata riflessione” va a farsi benedire. Dunque è falso che la riflessione sia “pacata”, è invece verissimo che sia (culturalmente) “modesta”. Infatti, la portatrice del primatista verbo salviniano prima dice “amo la chiesa povera di Cristo, quella che sostiene i veri deboli” (cioè gli italiani, essendo noto che i migranti sono turisti di lusso), poi afferma che “i vescovi allineati alla politica di sinistra sono l’emblema della distanza tra la chiesa e il mondo reale” e infine invita Bregantini a “indire un bel referendum per chiedere ai suoi fedeli se sono d’accordo o meno sullo Ius Soli”.
Personalmente la vedo dura affidare a sondaggisti la modifica dei Testamenti, comunque la signora Romagnuolo – e lo dico da non credente – confonde in modo inquietante politica e religione, proselitismo di partito e testimonianza cristiana. Proprio il Papa, in una recente omelia, ha messo in guardia i cristiani, “dalla tentazione di far proselitismo o di convincere a forza di proclami”. Trattasi dunque di temi sui quali meglio non abbandonarsi e riflessioni così “modeste” rischiando di prendere cantonate o di sparare “cazzate”, per dirla alla leghista. Come quella di scrivere che “lo Ius Soli significa disconoscere il diritto primordiale (sic!) che vengono prima gli italiani”. Grammatica a parte, sorge il dubbio che in casa leghista si collezionino numeri de La difesa della razza, rivista fascista che incitava gli italiani a proteggersi dalle contaminazioni biologiche di “razze inferiori”, con le quali l’Italia Imperiale era venuta a contatto.
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