Che fine hanno fatto i diritti umani?
Una riflessione di Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della pace, alla vigilia del 70° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani
Sono fake-rights. Il diritto di dire e fare tutto quello che ci pare non esiste. Come non esiste il diritto di odiare, di maltrattare, di uccidere. Decenni di dominio dell’io (io sono, io penso, io voglio, io credo, io faccio,…) ci hanno convinto di avere dei diritti che non esistono. Il diritto di dire e scrivere le cose peggiori anche a costo di distruggere intimamente una persona, il diritto di fomentare e sfruttare le paure dei più deboli, il diritto di discriminare, il diritto di respingere chi fugge dalla guerra, dalla miseria e dalle persecuzioni, il diritto di scatenare una guerra, di farsi strada con ogni mezzo, di pensare solo ai propri interessi,.. sono tutti fake-rights e come tali vanno denunciati e combattuti perché ci stanno trascinando in una guerra senza quartiere.
Che fine hanno fatto i veri diritti umani? Nel secolo scorso, dopo due guerre mondiali, la bomba atomica e cento milioni di morti, un gruppo di donne e uomini ne fecero un elenco basato sui principi di universalità, uguaglianza, inalienabilità, indivisibilità e interdipendenza. L’intento era chiaro: portare l’umanità su una strada nuova, lontano dalla guerra e dagli orrori che l’avevano accompagnata. Il 10 dicembre 1948, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite trasformò quell’elenco nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Molti non sanno nemmeno che esista o ne hanno un’idea vaga. A scuola la studiano solo gli studenti che hanno la fortuna di avere un’insegnante preparata. In televisione non se ne parla e nella stampa ne compaiono rari cenni. Spesso si parla genericamente di “diritti” ma ben pochi hanno piena coscienza del loro significato e delle loro implicazioni. Eppure quella Dichiarazione, che ha generato il più grande processo di riconoscimento, promozione e difesa dei diritti umani della storia dell’umanità, è essenziale per il nostro futuro.
La nuova bomba gettata da Trump su Gerusalemme e le debolissime (e spesso ipocrite) reazioni internazionali che l’hanno seguita ci descrivono ancora una volta un mondo che pare aver perso la bussola. Dove stiamo andando? Con chi ci dobbiamo schierare? Quali obiettivi vogliamo raggiungere? Il mondo sembra essere preda di forze oscure, violente, incontrollate e impietose. Crimini orribili, sempre più visibili agli occhi di tutti, vengono compiuti nell’indifferenza, nell’inerzia e nell’impunità generale. Rassegnazione, egoismo e indifferenza sembrano lasciare spazio solo alla rabbia che esplode contro il più vicino capro espiatorio. Che fare?
Denunciare e rivendicare i diritti non basta più: serve una nuova e più ampia assunzione di responsabilità, personale e collettiva. Dobbiamo superare l’individualismo sciocco e autoreferenziale dell’ “io e dei miei diritti” che continua ad alimentare divisioni, tensioni e frammentazione sociale. Dobbiamo riscoprire il valore guida di quello che sta scritto nel primo articolo della Dichiarazione Universale: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti… e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.”
Non ci sono i miei e i tuoi diritti. Tutti i diritti sono nostri, di tutti e di ciascuno. E la violazione dei diritti di un altro è la violazione dei miei diritti. Il giorno in cui potremo gustare insieme il senso di queste parole sarà un giorno di pace.
Fonte: Flavio Lotti Coordinatore della Tavola della pace
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