Molise, ultimo porto
di Massimiliano Ferrante da fb
“Nel giro di un istante, i grandi cuori condensano qualche volta, in una sola fitta acutissima, la somma di tutte quelle scialbe sofferenze benevolmente disperse lungo tutta la vita di uomini più deboli.” Questo considerava Melville e, di questo, si è avuta la coscienza più piena quando, ieri sera, gli applausi hanno calato il sipario su uno spettacolo straordinario. Perché, cari miei, senza necessità d’addentrarsi in analisi di critica teatrale, il Moby Dick di Davide Sacco è uno spettacolo straordinario. Ancor di più se, là fuori, infuria la bufera e i fischi del vento, veri e non frutto di finzione scenica, ti costringono a mantenerti forte per paura di cadere in acqua e finire, così, tra le fauci degli squali che infestano il Pacifico.
Achab Sabelli e Ismaele Saurino, in un’atmosfera incredibilmente lisergica, alterata da uno strepitoso Spedino Moffa alla voce, chitarra, fisarmonica, zampogna, gong e qualunque altra cosa gli capiti sotto mano, offrono una performance di rara potenza e intensità, con i lineamenti del volto contratti dallo sforzo e le rughe imperlate di sudore. “Dov’è l’ultimo porto, donde non salperemo mai più? In quale etere estatico naviga il mondo, di cui i più stanchi non si stancano mai?” Io spero che quell’ultimo porto sia qui, in Molise, tra la gente che non si rassegna e che, pur di raggiungere un sogno, combatte contro i propri fantasmi, anche quando questi hanno le sembianze di un mostro impossibile da sconfiggere. Lo spero con tutto il cuore. Auguratevi che il Pequod torni a sfidare le onde, perché questo è un bel navigare.
Fonte: Massimiliano Ferrante facebook
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