Mille modi per perdere un diritto
di Movimento Consumatori Sez. Campobasso
Osservazioni sull’andamento dell’azione legale collettiva per il recupero degli adeguamenti stipendiali dei dipendenti pubblici
Proprio perché la nostra non è un azione commerciale ma di promozione sociale, facendo individuare e rivendicare ai cittadini i diritti finanziari con la rappresentanza di risparmiatori quale parte civile ammessa nei processi al Monte Paschi di Siena e Veneto Banca, con le 11 interdizioni alla pratica dell’ anatocismo inflitte da vari Tribunali a banche potenti come Banca Intesa , Deutch Bank, BNL, iw Bank, Unicredit ed altre, pensiamo sia appropriato e doveroso rendere delle considerazioni su questo primo steep dell’azione legale collettiva a favore dei dipendenti pubblici che il Movimento Consumatori ha intrapreso. Rispetto a questo obiettivo ed anche a quello puramente numerico possiamo affermare, con i numerosi cittadini aderenti, il soddisfacente successo dell’iniziativa. Evidentemente però abbiamo intercettato un numero consistente di cittadini dipendenti pubblici consapevoli dei loro diritti mentre noi abbiamo coscienza che la missione che ci siamo dati è difficile e richiede tempi lunghi per altri risultati. Nello stesso tempo la nostra iniziativa è preziosa per capire più nel profondo il corpo sociale, cosa lo muove, le sue debolezze, secondo noi. Sulle dinamiche, sui comportamenti dei cittadini incontrati noi facciamo delle osservazioni senza pretese, offrendole all’analisi più approfondita di veri esperti sociologi.
Le osservazioni che offriamo alla riflessione ovviamente non si applicano alla generalità dei cittadini; abbiamo massimo rispetto per chi ha aderito all’azione legale come per quelli che, con motivazioni che ovviamente noi riteniamo errate, hanno deciso di non farlo con convinzione. Le nostre riflessioni riguardano quelli che, con diverse motivazioni e comportamenti non hanno deciso nulla, sono rimasti nel limbo, nella incapacità di scegliere. Siccome noi abbiano toccato, con cinque assemblee pubbliche ( 2 a Campobasso, 2 ad Isernia, 1 a Termoli, incontri con uffici, associazioni, rapporti individuali) stimiamo più di mille persone, riteniamo il nostro rapporto significativo e preoccupante per le nostre valutazioni conclusive. “Ma tanto non avrà successo, non ce li daranno mai,… sì la Corte Costituzionale ma tanto il Governo fa quello che vuole e questa azione non serve a nulla”; posizione di resa sociale che porta alla assoluta passività e di grande debolezza culturale e democratica. Si ignora la struttura del sistema democratico con la separazione e il bilanciamento dei poteri per cui un Governo che non consideri le sentenze della Corte, massimo organo di giustizia, non esiste (vedi i pronunciamenti sulle leggi elettorali) e non potrebbe esistere perché si creerebbe una grave crisi istituzionale. Il Governo può “ traccheggiare”, rinviare , dare risposte incomplete ma poi non potrà sfuggire. Certo la Corte non ha gli ufficiali giudiziari e allora tocca ai giudici ordinari far eseguire la sentenza come noi ci proponiamo.
Questo atteggiamento, secondo noi, è anche rivelatore di un’altra debolezza democratica. Ci possono essere molti motivi di insoddisfazione, la rabbia repressa o espressa, le indignazioni di due mattini o permanente, ma questo concetto del potere che può tutto a suo piacimento, per quanto comprensibile, rivela come molti dipendenti pubblici non siano per nulla nella dimensione del lavoratore consapevole con i suoi doveri e i suoi diritti; per questo ci si affida poi alla “benevolenza” in continuità con quella all’origine di molti rapporti lavorativi, acquisiti senza meriti, per clientelismo. Evidenziamo questo atteggiamento non per fare prediche morali ma per cercare di capire come esso, insieme a molti altri derivanti dalla crisi del sistema politico e istituzionale, porti all’astensione sociale, non solo elettorale(il voto qui e la senza progetto è equivalente) insieme a quelli opportunistici di chi lascia fare ad altri, tanto poi i diritti si estendono a tutti. Nel caso dell’azione legale non sarà così, chi agisce godrà dei vantaggi e chi resta alla finestra prenderà il fresco.
NON CONOSCERE, NON DECIDERE
Altro fattore di incapacità di orientarsi e decidere sta nella imperante disinformazione. Non è certo un caso se sul web e non solo imperano le bufale, i falsi risultati scientifici, la notizie false, le post verità e tutto quello che non richiede nessuno sforzo, disposti a credere all’asino che vola. Noi che abbiamo come indirizzo “ conoscere per decidere”, abbiamo dato in ogni modo informazioni puntuali. documentate, approfondite e ci siamo imbattuti spesso in questo magma di cattiva informazione, informazione frammentata, falsità assunte come verità, (anche a fronte do nostre informazioni documentate), che diventano vere incapacità a capire, disorientamento impotente, staticità. Abbiamo rilevato una larga incapacità a decidere in autonomia con analisi opportune, per cui occorre sempre qualcuno che sceglie per te; altrimenti è un affannarsi a chiedere a destra e a sinistra, all’amico sempre informato che non è affatto informato o conosce un solo passaggio della vicenda,così come qualche legale, che per non perdere la leadership o l’autorevolezza finisce per dissuadere mettendosi “in sicurezza”.
I GRUPPI FRENANTI
L’effetto più deleterio è quello del “ gruppo”; che sia degli amici, dei colleghi, familiare, del bar, porta sempre al non far nulla; ogni qual volta un cittadino dipendente pubblico convinto ad agire, magari entusiasta , ci ha lasciato dicendo “va bene adesso sento gli altri” non è più tornato. Sempre rinviando a più approfondite analisi sociologiche noi raccontiamo una esperienza sul campo,per come è stata, non proprio compiacente, ma speriamo che nessuno ci accusi di aver parlato male del Re. Sappiamo del ruolo dei gruppi e clan giovanili, fasi transitorie nella crescita per definire la propria idendità, quando non diventano purtroppo aggregazioni pericolose. Nel caso dei nostri adulti abbiamo constatato che i gruppi informali di vario genere, almeno nella nostra esperienza, sono elementi che non aiutano il più fragile a rafforzarsi, l’aggregazione che abbiamo descritto non fa evolvere, non genera dinamiche virtuose ma un lavorio che, dopo essersi anche macerati, alla fine conduce alla filosofia del “ ma lassa i”. Questo atteggiamento è quello veramente preoccupante perché disegna una società statica, non disponibile a cambiare, a intraprendere, anche correndo qualche rischio, elemento fondamentale per pensare e sperare in uno sviluppo della realtà economica e sociale.
IL POPOLO DEL “GRATTA E VINCI”
Sono arrivati a noi anche moltissimi del popolo del “gratta e vinci”. Per questa “filosofia” in tanti ci hanno contattato solo interessati al costo dell’iniziativa , per altro molto contenuta, non interessati a sapere altro, ad approfondire la problematica, senza volontà di conoscere, a partire dal sindacato autonomo che in un assemblea ha invitato ad agire con l’avvocato che chiede meno di tutti. Noi che lavoriamo per il cittadino responsabile mai consiglieremmo di acquistare un prodotto solo basandosi sul prezzo più basso, diremmo “considerate il prezzo ma leggete l’etichette, cercate di capire cosa c’è dentro il prodotto e poi scegliete”. Certo siamo consapevoli che per molti anche la modestissima somma d’accesso per spese processuali può essere un freno, ma non per tanti. Per la verità la pratica del “gratta e vinci “ , nell’ambito della pubblica amministrazione è nata da molto prima che si affermasse quella odierna che affolla bar e sale giochi. Dopo i primordi della “catena di S. Antonio”, accanto alle iniziative serie e strutturate, si sono diffuse azioni legali collettive per rivendicare diritti molto incerti , spesso inesistenti, con promotori e avvocati incentivanti, con costi irrisori, per pratiche non studiate e riflettute, finite spesso nell’insuccesso o nel dimenticatoio collettivo. Da questa pratica nasce la decisione di buttar lì pochi soldi, il meno possibile, senza capire, approfondire, entrare nel merito della questione. Naturalmente questi cittadini non sono nostri interlocutori .
“SPARAGNARE”
Abbiamo proposto un costo di accesso all’azione legale collettiva il più contenuto possibile, garantendo anche nessun costo aggiuntivo per il prosieguo dell’azione , tutto ciò formalizzato nel mandato d’incarico ai legali. Diversi dipendenti pubblici, dopo essersi informati nelle nostre assemblee pubbliche, incontri e colloqui si sono attivati per affidarsi a studi legali che chiedessero di meno. Noi non siamo interessati a raccogliere adesioni comunque sia e ci dispiace della azione di diversi dipendenti che, ad esempio, si sono affidati ad iniziative legali che puntano al riconoscimento dal diritto da parte della CEDU (Corte Europea dei diritti umani) nonostante avessimo evidenziato che l’accesso alla Corte è consentito solo se prima si sono attivate le iniziative legali processuali nel Paese di appartenenza dato che la Corte ammette a giudizio chi non ha ricevuto giustizia dal proprio sistema giudiziario. Abbiamo evidenziato come allo stato il ricorso alla Cedu è superfluo giacchè il diritto dei dipendenti pubblici italiani è già riconosciuto dalla Corte Costituzionale. Abbiamo documentato che la via del ricorso alla Cedu è già stata tentata con insuccesso per iniziative dichiarate “inammissibili” per i motivi detti.
Abbiamo raccomandato di verificare che il risparmio promesso sia vero, quindi di assicurarsi formalmente per iscritto che non ci siano costi aggiuntivi a posteriori. La volontà di “sparagnare qualcosa “ è stata per molti più forte di ogni altra considerazione. Quello che allarma è che questo orientamento non è stato di cittadini per i quali anche il modesto impegno economico richiesto può essere un problema ma di persone di classe media o media alta per ruolo, status economico, sociale, culturale. Questo vuol dire che esponenti della classe dirigente o semi dirigente condiziona il riconoscimento di un diritto al risparmio di pochi spiccioli. Il rammarico che esprimiamo è uno solo, quello di registrare che dal coacervo di tutte queste dinamiche, a cui noi abbiamo opposto tutto il nostro impegno, dettagliata e competente informazione, massima disponibilità all’approfondimento e al chiarimento deriverà,per chi non ha capito, la perdita di un diritto, di una parte non trascurabile di salario mentre si denunziano le crescenti difficoltà economiche esistenziali per tutti e per non pochi il progressivo impoverimento con non trascurabili scivolamenti nella povertà.
IL RAPPORTO CON IL SINDACATO
Il rapporto con il sindacato che abbiamo rilevato è generalmente poco partecipato, in larga parte di pigro e totale affidamento che si trasforma in alcuni casi in contestazione del suo ruolo, in altri casi in attesa di palingenesi difficili da capire come nel caso di un gruppo di lavoratori dipendenti pubblici che hanno rinunziato ad agire “perché il sindacato, sul problema , non dice niente”.
CORPI SOCIALI
In definitiva queste notazioni evidenziano che a fronte di minoranze dinamiche abbiamo un corpaccione sociale, obeso dall’assistenzialismo per un lavoro troppo spesso senza meriti, che è un gran peso per le speranze di futuro della nostra regione , perché dobbiamo portarci dietro una larga fetta di società che non si mette in gioco, non intraprende perché non sceglie. Queste notazioni sono dettate dal voler mettere in comune una esperienza singolare che apre uno spaccato sulla società molisana, magari parziale, ma comunque significativo; non è certo esaltante ma resta il fatto che il numero dei cittadini reattivi che hanno aderito alla nostra azione non è affatto trascurabile e questo ci fa avere speranza e pensare al Molise come quella “ società ruminante”, come Giuseppe De Rita ha definito quella italiana nel suo ultimo rapporto quale Presidente del Censis; una società difficile da definire, così come è difficile capire dove vuole andare a parare, che mastica cose buone e meno buone, che rumina, che rumina e non si muove, e noi vogliamo aiutare a digerire.
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