Il caso Pescolanciano/L’amara impossibilità culturale di andare oltre
di Giuseppe Tabasso
Un intero paese, Pescolanciano, minaccia compatto le barricate per impedire l’allocamento di 15 migranti (circa uno ogni sessanta abitanti.
E’ un fenomeno di rigetto al quale ci stiamo assuefacendo a dispetto di antiche tradizioni di accoglienza, ma sappiamo che su queste reazioni popolari giocano vari fattori, tra cui la paura del “diverso”, un certo provincialismo xenofobo e un clima politico che avvelena i pozzi della solidarietà umana. Sta di fatto che, Pescolanciano (meno di 900 anime che in 80 anni ne ha perse più di mille), non vuole che la purezza del borgo venga, nemmeno di passaggio, violata da impronte “altre”.
La vicenda è divenuta un caso per una protesta prima degenerata con atti vandalici su una cappella mortuaria deturpata nottetempo da intollerabili scritte oscene e poi con l’incendio appiccato alla struttura di accoglienza temporanea (Cat). Entrambe di una stessa famiglia. Naturalmente la vicenda ha assunto risvolti politici. Casa Pound l’ha subito cavalcata inviando un messaggio di solidarietà di pura marca razzista al sindaco Sacco (spero imbarazzato), il quale ha inviato a sua volta una richiesta di aiuto, anch’essa imbarazzante proprio al neo ministro degli Interni Salvini (quello che ha annunciato la fine della “pacchia”). E le forze politiche regionali? Almeno finora nessuna presa di posizione su tutta la vicenda. Si può capire la Lega, che su questo fa da sempre commercio elettorale, e perfino i 5 Stelle che da sempre sono “trasversali”: quello che non si riesce proprio a capire è l’assordante silenzio di tutta la sinistra, da Potere al Popolo fino al PD.
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Detto questo, bisogna tornare all’inizio della protesta e a quanto dichiarò a caldo il sindaco Sacco a <primonumero.it>. Con poche e per nulla superficiali parole egli così sintetizzò la situazione: “non siamo socialmente e culturalmente pronti per accogliere i migranti”. Sacco dunque respinge il razzismo ma riconosce una realtà e lo fa con un senso di amarezza e purtroppo di resa. Un aspetto che mi è parso di cogliere tenendo conto che il primo cittadino stravinse le elezioni comunali alla testa di una lista civica che, pensate un po’, aveva un nome bello quanto impegnativo ma che ora suona inappropriato e addirittura beffardo: “Andiamo oltre”. E cos’è il senso da attribuire a questo “oltre” se non la differenza tra ciò che siamo e ciò che potremmo diventare? Un miglioramento nel superamento che si è risolto in un peggioramento nell’arretramento. Una sconfitta di quell’impulso positivo che è insito nell’Andiamo oltre. Perciò Sacco dovrebbe dimettersi, non per aver sbagliato il logo della sua lista ma per aver sbagliato paese. E il suo fallimento politico è un fallimento culturale che supera l’orizzonte di un campanile e va molto al di là di Pescolanciano.
Giuseppe Tabasso364 Posts
(Campobasso 1926) ha due figli, un nipotino e una moglie bojanese, sempre la stessa dal 1955. Da pianista dilettante formò una band con Fred Bongusto. A suo padre Lino, musicista, è dedicata una strada di Campobasso. Il Molise è la sua Heimat. “Abito a Roma - dice - ma vivo in Molise”. Laureato in lingua e letteratura inglese, è giornalista professionista dal 1964. Ha iniziato in vari quotidiani e periodici (Paese sera, La Repubblica d’Italia, Annabella, Gente, L’Europeo, Radiocorriere). Inviato di politica estera per il GR3 della RAI, ha lavorato a Strasburgo e Bruxelles, a New York presso la Rai Corporation e a Londra e Colonia per le sezioni italiane della BBC e della Deutschland Funk. Pubblicazioni: Il settimanale con Nello Ajello (Ediz. Accademia, Roma 1978); Facciamo un giornale (Edizioni Tuttoscuola, Roma 2001); Il Molise, che farne? (Ed. Cultura & Sport, Campobasso 1996); per le Edizioni Bene Comune; Post Scriptum, Prediche di un molisano inutile ( 2006); Gaetano Scardocchia, La vita e gli scritti di un grande giornalista (2008); Moliseskine (2016). In corso di pubblicazione Fare un giornale, diventare giornalisti, Manuale di giornalismo per studenti, insegnanti e apprendisti comunicatori.
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