Ora è chiaro cosa si intende per “fine della pacchia”
di Potere al Popolo Campobasso
A poche ore dall’esecuzione di Soumaila Sacko, il ventinovenne maliano freddato alla testa con un colpo di fucile mentre rovistava tra le lamiere, a Pescolanciano i soliti ignoti davano fuoco ai locali individuati per l’accoglienza temporanea (cat) di 15 migranti. Il sindaco del paese, invece di condannare il gesto senza “se” e senza “ma”, ha rivolto un appello a Matteo Salvini chiedendogli di mettere fine al “clima di terrore” che si sta instaurando nel paese (evidentemente a causa dei nuovi arrivi), guadagnandosi, tra le altre cose, il plauso dei “fascisti del terzo millenio” di Casapound che hanno espresso ieri, con un comunicato, la propria solidarietà al primo cittadino.
Nei giorni scorsi anche altri sindaci, dopo un incontro in Prefettura in cui erano stati annunciati nuovi arrivi, si sono detti pronti alle barricate per evitare che “a gente qualunque si garantiscano più diritti dei nostri concittadini” (Peppe Notartomaso, sindaco di Campodipietra).
Tutto ciò accade dopo che il Ministro degli interni, nei giorni scorsi, aveva annunciato – profeticamente, a questo punto – la “fine della pacchia” per coloro che chiedono accoglienza in Italia.
Da questi fatti ricaviamo un paio di considerazioni. Innanzitutto sull’imputridimento culturale e sociale causato da 20 anni di politiche lacrime e sangue da parte del governo liberista europeo; ma anche riguardo ai modelli di accoglienza attuati nell’ultimo decennio, tutti fondati sull’emergenzialismo, usato come grimaldello per aggirare le regole più elementari di buon senso e per sottrarsi dal perseguire politiche di reale integrazione che magari si incontrino con strategie di lungo respiro di contrasto allo spopolamento dalle aree interne del nostro Paese, ormai allo stremo.
In questo senso non c’è da farsi illusioni sulle intenzioni dell’attuale governo a trazione leghista. Le dichiarazioni di Matteo Salvini a sostegno dei sindaci “ribelli” e contro il modello Riace (dove un’intera comunità con tutte le sue tradizioni antiche è risorta per effetto di una visione lungimirante, sostenibile e solidale) certificano la natura razzista e speculatrice dell’attuale esecutivo (per quanto riguarda le politiche migratorie, in sostanziale continuità con il precedente).
Dopo un decennio circa in cui si è speculato sui disperati in fuga dalle guerre a dalla fame, ora si apre una stagione ancora più barbarica, all’insegna della caccia ai migranti.
Potere al Popolo, nel Molise come nelle altre regioni, si pone come opposizione intransigente a questa barbarie e si prepara ad intensificare lo sforzo per mettere in campo le proprie proposte (a partire dall’esperienza di Riace), precedute dalle pratiche mutualistiche, elemento imprescindibile sul quale Potere al Popolo intende rilanciare la propria azione.
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