Domenica 10 giugno, “Giornata Mondiale per la distruzione delle armi”
di Vincenzo Di Sabato
Il mondo si arma con inarrestabile escalation. Due miliardi di dollari nel 2017, sborsati per riempire arsenali e alimentare guerre. Record fin’ora mai raggiunto. Strategie geopolitiche, avidità occulte di potere e di soldi, prevalgono sulla ragionevolezza. E, di volta in volta, la ragione viene atterrita sui costi (per esempio) di 10 F-35 corrispondenti a 1430 asili nido negati, e a 18 mila posti letti tagliati negli ospedali. E’ agghiacciante! “Tagliamo le ali alle armi”! Urla Flavio Lotti coordinatore della “Tavola per la Pace”. Mons. Zedda, da Iglesias, denuncia la produzione di armi nella sua diocesi, destinate a bombardare anche spazi non allineati nello Yemen.
Ma domenica 10 giugno, ricorre la “Giornata Mondiale per la distruzione delle armi”. L’Università delle Generazioni in Agnone, la Nuova Scuola Pitagorica di Crotone, i Cavalieri Crociati di Assisi, i Circoli Unesco in varie Nazioni, lanciano appelli di pace per sospingere organismi e popoli al bene e alla fraternità. E noi siamo uniti a loro.
Il 22 maggio scorso, Salvatore Mongiardo, intellettuale calabrese di Soverano, scrive una lettera a Vladimir Putin e ricorda i suoi propositi filantropici e politici, sempre conclamati e tesi a liberare l’umanità dal mare di sangue di infinite guerre assassine. Ed esorta tutti: notabili, politici, personalità, studiosi, dirigenti scolastici, uomini dello sport, figure ecclesiali, genitori, figli. Eccita insomma tutti, proprio tutti, ad unirsi idealmente in quel giorno, a Serra San Bruno, laddove nacque la Prima Crociata. Lì, alle ore 11, sarà spezzata, col martello sull’incudine, una spada crociata ma anche armi da fuoco, per condannare e capìre così, che tutte le guerre sono state combattute con le armi e che, senza armi, nessuna guerra sarà più possibile.
Questo gesto, questo rito semplice, emblematico di forte valenza sociale, morale, religiosa, civile, può essere officiato anche qui, dappertutto, davanti alle chiese, nelle scuole, in piazza, nella propria casa. Fracassare il 10 giugno (o in qualunque altro giorno) armi giocattolo, anche in funzione pedagogica, vale a spronare le famiglie a non acquistare per i bimbi, giocattoli a forma di armi o di potenziale offesa o di supremazia, che inducono all’aggressività, all’idea di super-uomo. Ma inneggiare invece, con comportamenti e parole, l’amicizia, la reciprocità e riprovare ogni lite capace di sfociare in bullismo e prevaricazioni.
L’inno mondiale contro le armi, in qualche verso canta così: “Non vogliamo più guerra, non vogliamo la morte, amicizia vogliamo e libertà. Non abbiamo paura se la lotta è più dura, vinceremo barbarie e inciviltà”.
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