La mappa del tesoro ovvero del «patrimonio» geologico
di Francesco Manfredi-Selvaggi
In verità più mappe perché a quella del Vezzani del 1997 nel 2017 si sono aggiunte quelle dell’ISPRA.
La cartografia geologica usa come supporto cartografico quello ordinario. Vediamo quali sono i materiali a disposizione in questo campo cominciando dalla Carta Tecnica Regionale che è alla scala 1:5000 cioè con equidistanza dalle curve di livello di 5 metri, che è del 1992 la quale rimane l’ultima carta prodotta dalla Regione.
Vi sono, invece, più tornate di foto aeree; prima di quelle del volo RTA del 1992 servite per la stesura della CTR, vi erano quelle del volo IGM del 1954 in scala 1:33000 conservate presso l’Assessorato regionale all’urbanistica, mentre in seguito troviamo le ortofoto con base fotogrammetrica del volo AIMA del 1998, le foto aeree del volo RTA del 2002 che ha coperto alcune zone del Molise, l’ortofoto della Protezione Civile regionale del 2007 in scala 1:10.000 e l’ortofoto sempre PC del 2011 in scala 1:5000. Vi è, poi, un DTM, ovvero una sorta di assonometria del territorio con opportune classi di pendenza.
In riferimento alla cartografia specificamente geologica negli anni 90 del secolo scorso vi è stato con il progetto CARG il finanziamento della nuova carta geologica alla scala 1:50.000 che ha portato finora alla predisposizione e alla stampa di due Fogli riguardanti la nostra regione, quello di Trivento e quello di Campobasso. Si tratta per quanto riguarda questi ultimi di porzioni della Carta Geologica d’Italia, della cartografia ufficiale della nazione, mentre la carta geologica del Molise redatta da Vezzani ed altri del 1997 e pubblicata con fondi regionali un decennio fa rimane uno studio, seppure autorevole e di notevole validità scientifica promosso com’è stato da università (di Torino e di Catania).
Il CARG è stato affidato all’Apat e quando tale agenzia è confluita nell’Ispra, l’ente di ricerca nazionale preposto alla protezione dell’ambiente, all’Ispra stesso; ciò è avvenuto, bisogna rilevarlo, con il coinvolgimento delle Regioni e la nostra ha avuto un ruolo davvero attivo nell’organizzazione dell’operazione che, di sicuro, è complessa. Complicata perché per una simile mappa occorre servirsi di logs litostratigrafici dedotti da dati di sondaggio, sezioni geolitologiche e della fotointerpretazione della morfologia del suolo, il passaggio forse più difficile in quanto il numero delle forme del terreno direttamente interpretabili è abbastanza ridotto (ad esempio, i conoidi di direzione, i circhi glaciali, i terrazzi fluviali, ecc.) portando a considerare significative e nello stesso tempo cartografabili solo le situazioni morfologiche ben conservate con la conseguenza che le altre, meno distinguibili, vengono relegate a fatti secondari, magari frutto dell’erosione differenziale.
Ai margini della mappa, vedi il Vezzani, compaiono a volte dei profili del territorio sezionati nei quali è rappresentata la successione verticale delle formazioni geologiche, al contrario della planimetria dove, invece, vi è la loro distribuzione areale. Queste che si è appena annotato è tutto quanto si può fare in una cartografia geologica per evidenziare l’evoluzione della crosta terrestre poiché essa rimane la rappresentazione del risultato finale dei mutamenti avvenuti nelle ere geologiche tralasciando le cause le quali, peraltro, non sono univocamente determinabili, bensì oggetto di interpretazioni differenti.
Passiamo da questo momento in poi ad analizzare le “unità minime” presenti in una carta geologica che sono le formazioni geologiche. Nelle legende delle carte geologiche per descrivere una «formazione geologica» che sono le unità di base nelle quali si suddivide il substrato è riportata la litologia come primo fattore e, a seguire, c’è l’era geologica nella quale si è formato quel materiale e, poi, l’ambiente in cui è avvenuta la sua formazione (ad es. una laguna o il mare profondo dove è avvenuta la sedimentazione delle rocce oppure un deserto).
Questi parametri che sono l’età degli ammassi rocciosi e le condizioni ambientali nei quali essi si sono costituiti sono determinanti nel definire una formazione geologica che è il pacco di terre e rocce che si è andato consolidando nel medesimo periodo e nello stesso ambiente. Per stabilire la datazione e il contesto ambientale che contraddistinguono, congiuntamente va ribadito, la formazione geologica si utilizza la paleontologia e così in legenda compaiono una serie di nomi di specie vegetali e animali ridotti a fossili vissuti nell’epoca della nascita della formazione geologica nella quale sono rimasti intrappolati, per così dire.
La genetica è, in definitiva, altrettanto importante, pur se posta dopo nella legenda, della litologia e, queste due in maniera congiunta conferiscono le proprietà meccaniche specifiche alla formazione. In certe carte geologiche si trova una suddivisione delle formazioni geologiche in base a criteri cronologici, stratigrafici o litologici che abbiamo detto sono i punti che caratterizzano una formazione geologica. Come si può notare si è aggiunto un aspetto che non avevamo messo in campo nella lettura di una formazione geologica che è la stratigrafia.
In effetti, essa ha un senso quando ci si trova di fronte a complessi rocciosi sedimentari, cioè a blocchi di materiali comprendenti più strati sovrapposti (lo strato è qualcosa di dimensionalmente variabile, perché può essere spesso tanto alcuni centimetri quanto diversi metri), mentre capita che ci si imbatta, non è raro in certe aree del Molise, in formazioni argillose, le Argille Varicolori o Scagliose, le quali non presentano stratificazioni o, tutt’al più, hanno pochi strati i quali sono molto spessi.
Di precisazione in precisazione questa volta rispetto a quanto affermato circa la comune origine, temporale e ambientale, dell’ammasso di terre e rocce rientranti in quella data formazione geologica: la genesi unitaria di questo insieme non è in contrasto con l’esistenza al suo interno di una stratificazione, l’uniformità che è il connotato precipuo della formazione geologica, l’essenza stessa del concetto di formazione geologica, dovendosi ritrovare nel particolare modo in cui si sono aggregati fra loro i materiali costituenti, sia se per strati sia se in maniera caotica.
In altri termini, nel caso di formazioni connotate da sedimentazioni è uniforme il modo in cui si succedono gli strati e, dunque, la parola uniformità, per capirci, non equivale a omogeneità la quale, invece, è più adatta per le Argille Varicolori, dove non vi sono differenze di composizione dell’ammasso lungo l’altezza del pacco, se non per l’inserimento qua e là nella matrice argillosa che è predominante di trovanti rocciosi che in superficie sono quelle “isole” di calcare o di arenaria che emergono dal “mare” delle argille. Esse rappresentano delle discontinuità e continuità è un ulteriore termine con uniformità e omogeneità utile per raccontare le formazioni geologiche.
Francesco Manfredi Selvaggi645 Posts
Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.
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