Decreto sicurezza. Sui migranti scelte da rivedere!
di Auser Padre Giuseppe Tedeschi
In allegato a questa nota si possono notare i volti di tanti migranti che hanno partecipato alla manifestazione “Puliamo il Mondo dai Pregiudizi” a Campobasso e si possono ascoltare le parole della nostra volontaria, Francesca Ricciardi, che a metà luglio ha guidato 300 giovani spagnoli a manifestare a Ventimiglia, a Palermo, a Mineo, a Pozzallo e a Riace, per i diritti umani di profughi e rifugiati. L’esempio dei migranti che raccolgono i rifiuti sul Castello Monforte ed il messaggio di umanità che ci arriva dalla mobilitazione dei volontari spagnoli venuti in Italia a ricordarci di RESTARE UMANI, ci aiutano a leggere il Decreto Sicurezza come un provvedimento da rivedere nel percorso di conversione in legge avviato in Parlamento.
Far crescere i centri di gestione straordinaria dell’immigrazione con migranti, impossibilitati a fare niente, che continueranno, in numeri ancora più alti, a girovagare senza far nulla è un errore grave. Bloccare l’esperienza degli SPRAR seguiti direttamente dalle Amministrazioni Locali che hanno l’obiettivo di costruire percorsi di inclusione sociale e di integrazione culturale per piccoli numeri negli ottomila comuni italiani è frutto di miopia politica.
Consegnare centinaia di migliaia di immigrati alla clandestinità, al lavoro nero e all’obbligo di nascondersi per sopravvivere in Italia, farà crescere l’insicurezza, i rischi e l’irregolarità sul territorio nazionale, senza contare che molti disperati, non sapendo cosa fare, finiranno obtorto collo nelle mani della piccola delinquenza locale o peggio della criminalità organizzata.
Visto che i rimpatri sono impossibili, come ha confermato anche l’ultimo episodio verso la Tunisia con l’aereo rotto e senza carburante, rendendo più difficile la permanenza in Italia, l’apprendimento della lingua italiana, la ricerca di un lavoro regolare e la possibilità di studiare e inserirsi correttamente nel nostro Paese, si sarebbe dovuto fare il contrario privilegiando le buone pratiche e aiutando gli sforzi di tanti migranti, profughi o rifugiati che intendono costruirsi una prospettiva di vita nella legalità.
Impedire a oriundi italiani, come i nipoti di chi è emigrato in Venezuela, Argentina o altre Nazioni, di acquisire la cittadinanza italiana è un oltraggio alla storia oltre che un atto di ingiustizia che umilia i figli e i nipoti di cittadini italiani che vorrebbero rientrare nei comuni di origine delle loro famiglie. Su questi temi è indispensabile che il Parlamento corregga il provvedimento e ne ribalti l’impostazione.
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