Pensierini di fine d’anno/Come salutare il 2018?
A tener conto dallo sconfortante elenco di cose accadute nel 2018, sarebbe il caso di togliere il saluto all’anno che si chiude con un altro terremoto (come se non bastassero quelli politici). Questo è stato l’Anno delle Bufale a causa di un elettoralismo senza fine e a maxi promesse tipo Abolizione della Povertà. Così, grazie anche allo sport nazionale del cattivismo, il 2018 ha finito col cancellare perfino la favola che “a Natale siamo tutti un po’ più buoni”.
Ho cercato perciò di scovare qualche notiziola incoraggiante. Non è stato facile ma una sono riuscito a pescarla: riguarda le regioni che nei primi nove mesi dell’anno sono risultate le più dinamiche nell’export. Sono: Molise (+40,8%), Calabria (+21,7%), Basilicata (+18,2%) e Valle d’Aosta (+10,7%). Incredibile ma vero, sempre che dal quarto e ultimo trimestre non arrivi la solita delusione.
Un bel colpo è stato inoltre messo a segno a Trivento con quel favoloso albero all’uncinetto che ha fatto letteralmente il giro del mondo.
Poi mi sono aggrappato alle ultime di cronaca natalizia per vedere se a Natale qualcuno si è sentito più buono e ho scoperto il caso ad hoc. Quello del portafoglio smarrito da una ragazza venafrana, contenente 350 euro e documenti personali, che un ragazzo africano ha reperito e consegnato ai Carabinieri. Il quotidiano “Primo piano” aggiunge all’episodio un particolare che riporto testualmente: “La ragazza ha pensato bene di fare un regalo all’immigrato che aveva fatto nient’altro che il suo dovere di cittadino dotato di un minimo di coscienza civica”.
Certamente la ragazza venafrana è stata bravissima e il ragazzo africano ha mostrato non il minimo ma il massimo di “coscienza civica”, però dire “che l’immigrato non ha fatto nient’altro che il suo dovere di cittadino”, equivale a trasformare quel bel gesto civico in un’atroce beffa.
Perché è vero che l’immigrato ha fatto il suo dovere, ma sicuramente non poteva proprio da cittadino.
Quello, fino a quando avremo un Salvini vice-premier, se lo sogna.
Giuseppe Tabasso367 Posts
(Campobasso 1926) ha due figli, un nipotino e una moglie bojanese, sempre la stessa dal 1955. Da pianista dilettante formò una band con Fred Bongusto. A suo padre Lino, musicista, è dedicata una strada di Campobasso. Il Molise è la sua Heimat. “Abito a Roma - dice - ma vivo in Molise”. Laureato in lingua e letteratura inglese, è giornalista professionista dal 1964. Ha iniziato in vari quotidiani e periodici (Paese sera, La Repubblica d’Italia, Annabella, Gente, L’Europeo, Radiocorriere). Inviato di politica estera per il GR3 della RAI, ha lavorato a Strasburgo e Bruxelles, a New York presso la Rai Corporation e a Londra e Colonia per le sezioni italiane della BBC e della Deutschland Funk. Pubblicazioni: Il settimanale con Nello Ajello (Ediz. Accademia, Roma 1978); Facciamo un giornale (Edizioni Tuttoscuola, Roma 2001); Il Molise, che farne? (Ed. Cultura & Sport, Campobasso 1996); per le Edizioni Bene Comune; Post Scriptum, Prediche di un molisano inutile ( 2006); Gaetano Scardocchia, La vita e gli scritti di un grande giornalista (2008); Moliseskine (2016). In corso di pubblicazione Fare un giornale, diventare giornalisti, Manuale di giornalismo per studenti, insegnanti e apprendisti comunicatori.
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