Fanelli: la vera partita per Salvini è la presidenza dell’ANCI

Sullo scontro in atto tra i sindaci dei Comuni e il Ministro dell’Interno Matteo Salvini, sul Decreto sicurezza, abbiamo sentito Micaela Fanelli, membro del Consiglio nazionale ANCI per il Molise

Micaela Fanelli, che idea si è fatta dello scontro tra l’ANCI e il Ministro dell’Interno?

Io credo che la linea dell’ANCI debba essere il più possibile unitaria e istituzionale. Questi sono i primi valori da preservare. Antonio De Caro mi pare si sia mosso e si stia muovendo in questo senso perfettamente. Penso a come ha difeso il bando sulle periferie così come darà battaglia nelle prossime settimane sulla legge di stabilità rispetto ai trasferimenti dei finanziamenti ai comuni – su cui peraltro non credo possa esserci un leghista o un pentastellato che sia d’accordo – o su altri temi che riguardano la vita dei comuni e la qualità della normazione per gli stessi.

All’interno di questo lavoro ci sono anche i rilievi critici che vengono mossi senza riferimenti ideologici, ma come presidente dell’ANCI, ad una norma che non funziona per una serie di profili così come hanno detto quelli della commissione sicurezza, di cui fanno parte anche Roma e Torino oltre a diversi rappresentanti non del pd, quindi in una dinamica di estrema correttezza, tant’è che De Caro ha rilanciato chiedendo un incontro con il Presidente del Consiglio, che avrebbe già detto di sì, per illustrargli i punti critici. Questo perché come esponente del PD io posso pensare tutto il male possibile rispetto al Decreto sicurezza, lo posso criticare politicamente, ma non lo disapplico, perché sono un sindaco che rispetta la legge. Dopodiché posso prendere l’iniziativa di impugnarlo davanti alla Corte costituzionale, ma questo è un altro discorso. La posizione espressa da Orlando, ad esempio, è assai condivisibile politicamente, però temo che sia più dannosa che produttiva di effetti positivi, perché dal momento in cui ti poni al di fuori del contesto delle regole – ripeto, per quanto nel merito io possa essere d’accordo con Orlando e anche con De Magistris – finisci per fare il gioco di Salvini.

Tu devi dire: applico la legge, l’ANCI rimane unito e ribadisce che i sindaci non sono d’accordo, al di là delle loro singole collocazioni, e chiedo che venga riaperto un tavolo di confronto.

Come si spiega allora la presa di posizione di alcuni sindaci di centrodestra che hanno chiesto al presidente dell’ANCI una nuova verifica interna rispetto alle sue ultime dichiarazioni?

Me lo spiego col fatto che la vera partita è un’altra. In autunno si rinnovano i vertici dell’ANCI. Allora Salvini sta facendo un pre-posizionamendo per fare lo sfratto a De Caro. Questa è la vera battaglia e in questo senso va letto l’appello dei sindaci di centrodestra con a capo Castelli, il sindaco di Ascoli Piceno, che vale come un avvertimento, come per dire “il prossimo presidente dell’anci lo esprimeremo noi”. Quindi, al di là delle scaramucce sul tema, si tratta di un pre-posizionamento rispetto al prossimo congresso dell’ANCI. In poche parole è come se Salvini avesse messo il cappello sulla sedia.

Ma secondo lei ci sono davvero i margini per riaprire il tavolo sul Decreto Sicurezza? Perché le dichiarazioni di Salvini non sembrano lasciare molto spazio a questa ipotesi…

È il solito gioco delle parti: Conte fa il mediatore e Salvini fa l’oppositore, come se non ci fosse lui al governo. Io dico che il tavolo si riaprirà e l’ANCI avanzerà i propri suggerimenti. Io sono inorridita al pensiero che che non vengano più finanziati i progetti SPRAR. L’unica cosa che funziona è quella, se vogliono ascoltare i sindaci che sanno bene cosa funziona e cosa no, è bene; se invece la si vuole prendere come un’interpretazione di parte, e la pensano così anche Roma e Torino, allora siamo su una strada completamente sbagliata.

E quindi chi risponderà al ragazzo 18enne subsahariano che si è presentato ieri mattina all’ufficio anagrafe del Comune di Palermo per chiedere la residenza? E, soprattutto, che fine faranno le decine di migliaia di immigrati, titolari di protezione umanitaria, che dovranno lasciare i CAS, i centri dove sono ospitati in attesa di un posto negli SPRAR?

A questo punto, queste risposte ce le devono dare loro. Non si è ancora capita qual è la loro idea per risolvere questi problemi. Loro dicono che questo modello non va bene e che bisogna respingere tutti, ma sappiamo che questo è impossibile, oltre che disumano. Da una parte c’è la sete di consenso, dall’altra c’è una quotidianità fatta di problemi reali, di vite in carne ed ossa, e io non ho ancora capito come intendono affrontare questa situazione.

Paolo Di Lella100 Posts

Nato a Campobasso nel 1982. Ha studiato filosofia presso l'Università Cattolica di Milano. Appena tornato in Molise ha fondato, insieme ad altri collaboratori, il blog “Tratturi – Molise in movimento” con l'obiettivo di elaborare un’analisi complessiva dei vari problemi del Molise e di diffondere una maggiore consapevolezza delle loro connessioni. Dal 2015 è componente del Comitato scientifico di Glocale – Rivista molisana di storia e scienze sociali (rivista scientifica di 1a fascia), oltre che della segreteria di redazione. Dal 2013 è caporedattore de Il Bene Comune e coordinatore della redazione di IBC – Edizioni. È autore del volume “Sanità molisana. Caccia al tesoro pubblico”. È giornalista pubblicista dal 2014

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