L’anomalo caso molisano/Impotenza, schizofrenia e solitudine dell’opposizione a 5 Stelle
Per cercare di capire qualcosa sugli attuali equilibri politici molisani, ho recuperato una chilometrica intervista che il direttore di Primo Piano, Luca Colella, ha fatto al capo dell’opposizione Andrea Greco. Location della “piacevole chiacchierata” (così la definisce Colella), è una stanza “spartana” di Palazzo Vitale arredata, tinteggiata e forse disinfestata dal capogruppo grillino e dai suoi due addetti alla comunicazione “a costo zero per i molisani”. Da esperti in “analisi costi-benefici”, i 5 Stelle incassano benefici (elettorali) a costi zero.
“Dietro la scrivania di Greco – racconta Colella – una grande lavagna su cui campeggia un’altrettanto grande scritta: «Non riusciranno a liberarsi di noi perché è difficile vincere chi non si arrende mai! G .C.». «Questa frase è la nostra storia», dice Greco con orgoglio. In verità, la storia del MoVimento l’ha fatta il Vaffa che campeggia nel nome, però firmare la frase con una scarna sigletta, induce il sospetto che Casaleggio (& Associati) possa creare qualche imbarazzo. Comunque, altri partiti una volta le frasi di Gramsci, Marx o Matteotti le esibivano all’interno delle loro sedi, non in stanze istituzionali, ancorché tinteggiate a spese proprie. Inoltre, non è poi tanto felice la scelta della frase: “è difficile vincere con chi non si arrende mai” che, pur venata di retorica da ventennio, impone un vincolo ferreo divenuto però molto elastico a giudicare dalle varie rese grilline a Bruxelles, alle banche, alle trivelle, all’Ilva, alla Tap, alla TAV e soprattutto al salvinismo.
Perciò hanno fatto bene a non esporla su una parete ma su una lavagna. Basta un cancellino e tutt’apposto.
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L’immagine che dalla “chiacchierata” si ricava di Greco, è quella di un apprendista volenteroso e di un movimentista ancora deluso da un meccanismo che nel Molise ha favorito un ricambio di poteri solo a livello nazionale. Da ex attore, non gli manca un eloquio facile e autopromozionale, con punte di narcisismo. Sfrutta ad esempio una tenera frase di mamma sua: “Mio figlio è diventato il figlio di tutti i molisani”. (Che con indici di natalità così bassi, un figlio in più a testa, tutto sommato aiuterebbe). Core di mamma a parte, il capogruppo grillino non si nasconde (“non ci dormo la notte”) la gravità dei problemi: “perdiamo migliaia di residenti all’anno, abbiamo il Pil in calo rispetto ad altre regioni e uno stato di salute emorragico”. Dice che ha proposto “buoni sport per contrastare le dipendenze invece che sovvenzionare metadone”. Un’idea ottima per chi non si droga, ma tragicamente inefficace per chi fa dell’uso di droga la centralità della propria vita.
In Consiglio regionale è, a ragione, “sempre incazzato perché si perde troppo tempo”. Risulta però inafferrabile il Greco-pensiero su un Molise futuribile, cioè su cultura, innovazione, infrastrutture, partecipate, consulenze, ecc. Come da copione grillino, Greco spara a pallettoni contro vitalizi e costi della politica, ma nemmeno un petardo contro i mostruosi costi della macchina amministrativa regionale. Quella che la Corte dei Conti, non Potere al Popolo, ha definito “una mastodontica, inefficiente potente e radicata casta burocratica che si avvale di consulenti esterni e di un apparato di ben 555 dipendenti e intoccabili colletti bianchi che godono di retribuzioni cresciute del 75 per cento”. Greco deve aver capito che puntare il mortaio contro gli intoccabili colletti bianchi significa sparare colpi a salve.
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Il capogruppo non riesce ancora a capacitarsi della sua mancata elezione a Governatore e, da politico di non lungo corso, imputa con disarmante ingenuità la sconfitta a “un’armata del dissenso e a soggetti politici e parapolitici messi insieme in coalizione con la Lega per vincere a tutti i costi”. Ma ve lo immaginate un pugile che accusa l’avversario di schivare i suoi ganci per vincere a tutti i costi? Greco manifesta contro la Lega, sua alleata al governo nazionale ma avversaria in Molise, una non sopita rabbia che è la spia del disagio e della schizofrenia di fare (insieme all’odiato PD) opposizione al berlusconiano Toma, il quale deve solo guardarsi dai nemici interni, non di certo dalla componente leghista, socia per contratto dei 5 Stelle. Privo di laici dubbi, Greco parla di “post ideologia diventata essa stessa l’ideologia” (?) e rimastica il mantra delle idee “che non sono né di destra né di sinistra, ma o buone o cattive”. Come la mettiamo però con le idee di destra dell’alleato Slavini e perfino con le idee di sinistra dei grillini “vicini a Fico”? Forse queste riflessioni sono chilometriche come la chiacchierata di Colella, ma in fondo pongono il problema centrale della politica italiana: la mancanza d’identità del grillismo e della sua fatale solitudine. Almeno fino a quando cadrà il comodo alibi del “né-né”.
Giuseppe Tabasso367 Posts
(Campobasso 1926) ha due figli, un nipotino e una moglie bojanese, sempre la stessa dal 1955. Da pianista dilettante formò una band con Fred Bongusto. A suo padre Lino, musicista, è dedicata una strada di Campobasso. Il Molise è la sua Heimat. “Abito a Roma - dice - ma vivo in Molise”. Laureato in lingua e letteratura inglese, è giornalista professionista dal 1964. Ha iniziato in vari quotidiani e periodici (Paese sera, La Repubblica d’Italia, Annabella, Gente, L’Europeo, Radiocorriere). Inviato di politica estera per il GR3 della RAI, ha lavorato a Strasburgo e Bruxelles, a New York presso la Rai Corporation e a Londra e Colonia per le sezioni italiane della BBC e della Deutschland Funk. Pubblicazioni: Il settimanale con Nello Ajello (Ediz. Accademia, Roma 1978); Facciamo un giornale (Edizioni Tuttoscuola, Roma 2001); Il Molise, che farne? (Ed. Cultura & Sport, Campobasso 1996); per le Edizioni Bene Comune; Post Scriptum, Prediche di un molisano inutile ( 2006); Gaetano Scardocchia, La vita e gli scritti di un grande giornalista (2008); Moliseskine (2016). In corso di pubblicazione Fare un giornale, diventare giornalisti, Manuale di giornalismo per studenti, insegnanti e apprendisti comunicatori.
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