Le “Terre invisibili” e le aree interne

di Università delle generazioni

Un manuale prezioso sul potenziale turistico delle zone più belle ma nascoste

Un libro dell’Unimol che tutti dovremmo leggere e adattare al nostro territorio

Nel 2012 l’Università del Molise ha firmato un Protocollo d’intesa con 26 Comuni del territorio regionale prototipo più interno, compreso tra i fiumi Trigno e Biferno. Tali municipalità (tutte in provincia di Campobasso) sono: Acquaviva Collecroce, Castelbottaccio, Castelmauro, Castropignano, Civitacampomarano, Duronia, Fossalto, Guardialfiera, Limosano, Lucito, Lupara, Mafalda, Montefalcone del Sannio, Montemitro, Montenero di Bisaccia, Palata, Pietracupa, Roccavivara, Salcito, San Biase, San Felice del Molise, Sant’Angelo Limosano, Tavenna, Torella del Sannio e Trivento.

Si è trattato di un utile rapporto di collaborazione per lo studio, la tutela, la valorizzazione del patrimonio locale, effettuato pure per l’individuazione di percorsi di sviluppo incentrati sulla migliore fruibilità turistica del territorio, anche con lo scopo di individuare nuove opportunità di lavoro e nuove occasioni di impresa, specialmente per le nuove generazioni più abili ad usare gli attuali mezzi della comunicazione sociale, assai efficace a livelli “glocal” (globali e locali).

I risultati sono condensati, a cura di Monica Meini, nel libro “TERRE INVISIBILI – Esplorazioni sul potenziale turistico delle aree interne” dato alle stampe tre mesi fa, nel dicembre 2018, e diffuso dalla casa editrice calabrese Rubbettino (tel. 0968/6664201 editore@rubbettino.it), il quale pubblica da qualche tempo tutti i volumi prodotti da ArIA (Centro di ricerca per le aree interne e gli Appennini) dell’Unimol, cioè una serie di studi che possono essere utilizzati a 360 gradi da chiunque sia interessato allo sviluppo delle cosiddette “aree interne” italiane, dalle Alpi alle Isole e, in particolare, sugli Appennini.

Sono libri e manuali assai preziosi per aiutarci a valorizzare al massimo possibile borghi e territori bellissimi (spesso struggenti) ma purtroppo spopolati o troppo nascosti, inserendoli in circuiti internazionali e, specialmente, in un turismo sostenibile ed alternativo, fatto prevalentemente per intenditori o amatori che possano apprezzare e godere delle speciali peculiarità territoriali, lontani dal turismo di massa. Un turismo per innamorati di natura e valori genuini che potremmo definire “antropologico”, “profondo” e “affettuoso”.

Sono, questi, temi assai cari all’Università delle Generazioni, la quale negli ultimi tre decenni si è impegnata fortemente non soltanto a divulgare la necessità di specializzare i territori ma anche ad incidere nella pratica quotidiana con iniziative davvero originali ed internazionali riservate a coloro che sappiano condividere le magnificenze e le esclusività di ogni comunità e di ogni lussureggiante e specifico aspetto socio-culturale ed ambientale.

Un turismo fatto di appassionati e di fedelissimi, molti dei quali potrebbero (come già accaduto) acquistare case e terreni, contribuendo così a rivitalizzare maggiormente non soltanto i borghi semi-spopolati, ma anche la loro agri-silvicoltura, le loro tradizioni e quanto altro di autentico. Un turismo non passeggero ma tra amici.

Il libro “Terre invisibili” ci aiuta sapientemente e anche ”scientificamente” a salvare le aree interne di ogni tipo (appenninico, alpino, isolano, ecc.) segnalandoci, intanto, tutte le leggi, le opportunità, gli enti e i paradigmi oggi in atto per non essere o sentirsi soli (economicamente, normativamente, socialmente, ecc.) in una qualsiasi impresa, piccola o grande, adatta al proprio lavoro e alla valorizzazione del nostro ambiente.

Quindi, ci spiega come trattare i temi professionali del potenziale attrattivo, della “governance” orizzontale partecipata, della destagionalizzazione e capillarizzazione del soggiorno o della vacanza, dei facilitatori turistici, del marketing territoriale, dei consorzi o dei sistemi intercomunali, di come risolvere l’invisibilità dei territori, di come ogni residente o emigrato possa diventare “ambasciatore” del proprio borgo, della psicologia del turismo e dei multi-indicatori di eccellenza e così via.

Insomma, “Terre invisibili” ci indica tutto ciò che è necessario sapere, individualmente e come sistema, per selezionare ed attrarre il turismo migliore tra i tanti possibili, poiché il turismo non é uno solo, però è sempre meglio realizzarlo con una visione contemporanea ma con un’arte e una maestrìa tipica dei valori, dei saperi e dei sapori più antichi ed autentici, su misura e personalizzato.

Tale prezioso strumento professionale delle “Terre invisibili”, con le sue 180 pagine ricche di contenuti, è da considerare un vero e proprio “Vademecum”, un manuale insostituibile per il successo privato o di comunità, per amministratori ed amministrati, per imprenditori e produttori.

Ovviamente, sarebbe augurabile mantenere un contatto assiduo con le Università (che curano in modo interdisciplinare il Turismo) e con le Associazioni di categoria e i Centri specializzati nella promozione “scientifica” del turismo su misura per la propria realtà e le proprie esigenze. Dopo aver letto e studiato queste 180 pagine ci si sente comunque più forti ed incoraggiati ad amare maggiormente il proprio territorio e a toglierlo dall’invisibilità per una vantaggiosa fruibilità non soltanto sostenibile ma anche migliorabile secondo standard internazionali e paradigmi propri ed esclusivi, irripetibili e ineguagliabili. Ovvero, lo scopo finale è quello di giungere ad un vero e proprio “territorio d’Autore”, con un “copyright” distinto e distinguibile in tutto il mondo!

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