Salute come conseguenza della salute dell’ambiente

Francesco Manfredi-Selvaggi

C’è una stretta interrelazione tra il benessere fisico egli individui e la qualità ambientale del contesto di vita. La prevenzione deve allargarsi ai fattori inquinanti

L’inquinamento ambientale, è risaputo, è fortemente dannoso per la salute umana. Una concentrazione di polveri in atmosfera è la causa di molteplici malattie, in particolare le polveri ultrasottili, il famoso Pm2,5, perché penetrano in profondità nel nostro organismo. Le patologie legate alla pessima qualità dell’aria vanno dalla bronchite all’asma, dalla polmonite alle crisi respiratorie; le cattive condizioni atmosferiche nuociono oltre che al corpo al portafoglio perché determinano un incremento di costi per il servizio sanitario. Un altro fattore che incide negativamente sul benessere fisico è il forte aumento di temperatura che non è raro si registri pure qui da noi in particolari momenti dell’anno, è ovvio nel periodo estivo.

Uno dei centri italiani più colpiti è Campobasso, l’unica vera e propria città della regione e le città sono quelle che soffrono maggiormente di questa avversità. Negli agglomerati urbani, infatti, si accumulano le radiazioni solari trattenute dalla crosta di asfalto e di cemento. Vi sono rischi di malessere per gli anziani. Anche l’assenza di calore, però, è un problema che si manifesta nei lunghi inverni molisani per le fasce di popolazione meno abbienti. La povertà ha molte facce ed una di queste è la povertà “energetica”.

Energetica sta a dire che si risparmia sul riscaldamento domestico per risparmiare sulle spese trattandosi di ceti a basso reddito; al non riscaldare adeguatamente le proprie case si aggiunge il fatto che gli edifici che queste persone abitano sono privi, in genere, degli accorgimenti necessari per l’isolamento termico per la medesima ragione, la scarsa disponibilità economica. Come è facile riconoscere, ciò favorisce l’insorgere di malattie specie negli individui di una certa età.

Per affrontare le ondate di calore occorre che gli ospedali si attrezzino per tale emergenza, mentre per ridurre la dispersione termica si devono finanziare gli opportuni interventi che permettono agli alloggi di acquisire una “classe” soddisfacente nella classificazione energetica oggi prevista dalla normativa. Gli appartamenti in cui risiedono i poveri possono essere malsani per la formazione di muffe alle pareti a causa di condensazione dell’umidità il risanamento richiede soldi che non si hanno con il rischio che insorgano reumatismi e artriti.

È ora di mettere in campo piani di recupero dei centri storici che sono i luoghi dove si trovano a vivere gli anziani i quali mostrano una scarsa propensione a cambiare residenza o coloro che hanno più difficoltà di accesso, in quanto costose, alle nuove costruzioni, come dimostra con evidenza la situazione di Campobasso. Le nuove costruzioni, in particolare quelle realizzate prima del 1990, se, da un lato, essendo realizzate nelle zone di espansione urbana non soffrono della mancanza di adeguata areazione, dall’altro lato possono contenere delle insidie dal punto di vista sanitario, magari perché, in alcuni punti, è stato impiegato l’amianto.

Esso dopo quarant’anni dalla sua messa in opera (si è ricordata la data in cui è stato vietato) è soggetto a un processo di deterioramento e le sue particelle frutto della disgregazione dl materiale rischiano di essere inalate dagli abitanti di quell’alloggio. Se i pericoli principali li corrono i cittadini è esposto a qualche minaccia per la salute pure chi sta in campagna e qui ci limitiamo ad accennare a quello delle micro particelle di terra sollevate dai campi durante le arature le quali essendo particolato sottile, Pm10, sono nocive per l’apparato respiratorio.

Se prima, e ancora adesso nelle Nazioni meno sviluppate, la prevenzione era limitata all’adozione delle classiche misure di igiene pubblica come la pulizia delle strade, la raccolta dei rifiuti, la potabilizzazione dell’acqua e così via si va sempre più affermando la consapevolezza che occorre agire su un piano differente, quello del contrasto verso le fonti inquinanti, dalle emissioni in atmosfera alla contaminazione delle sorgenti idriche fino alle radiazioni elettromagnetiche. Due cose concomitanti e gli studi epidemiologici che stanno mettendo in correlazione stretta l’ambiente e lo stato di salute della popolazione.

Quello che poteva fare la struttura pubblica di prevenzione (i campi di azione sono indicati sopra) era di impedire che le malattie infettive si propagassero, ma tradizionalmente non si occupava di prevenire malattie non determinate da specifici agenti patogeni. Tra le malattie non trasmissibili, le più gravi, anche mortali sono quelle che colpiscono il cuore, il diabete, i tumori e quelle che interessano le vie respiratorie; l’avanzamento delle ricerche scientifiche ha permesso di stabilire che esse non sono solo dipendenti da predisposizione genetica, influendo molto anche i comportamenti individuali quali una dieta non corretta e abitudini negative, quali il fumo e l’alcol e, finalmente, fattori ambientali, cioè l’inquinamento.

Dunque, il degrado ecologico in corso è a pieno titolo materia di prevenzione. Una delle più forti motivazioni che hanno spinto al varo della Riforma Sanitaria è quella di attribuire maggiore peso alla prevenzione; il clima culturale di quegli anni, gli anni 70, era mutato a seguito delle contestazioni degli operai e degli studenti i quali si battevano per il benessere collettivo, anche fisico.

Per essere buona prevenzione, riprendendo il discorso sulle cause delle malattie, è indispensabile che ci si impegni a insegnare le regole della buona alimentazione, a stimolare la pratica degli esercizi fisici, a convincere a diminuire l’assunzione di alcolici, ad abbandonare le sigarette, così come pure ad effettuare accertamenti periodici per scoprire precocemente le malattie ed, in ultimo, ma non in ordine di priorità mettere in campo, in collaborazione con gli organismi specificamente preposti alla tutela ambientale, iniziative tese a contrastare gli effetti dell’inquinamento.

Con la metodologia della Valutazione di Impatto Sanitario applicata al campo urbanistico da condurre in maniera congiunta dal servizio di prevenzione insieme a Arpa e alle amministrazioni locali, è possibile verificare in un dato contesto tra le altre cose la necessità di incrementare le superfici a verde, di limitazione del traffico cittadino, di contenere i consumi di energia, qual è la corretta disposizione dei fabbricati in relazione alle esigenze di areazione e luminosità.

Francesco Manfredi Selvaggi645 Posts

Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.

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