Marcella Stumpo: lavoriamo per una rivoluzione gentile
In vista delle prossime amministrative del 26 maggio maggio, la Rete della sinistra termolese ha ufficializzato la candidatura a sindaco di Marcella Stumpo, attivista molto conosciuta, non solo nella città adriatica, per le sue battaglie a difesa dei beni comuni. Noi la abbiamo incontrata
Ti chiedo, innanzitutto, come nasce la tua candidatura, immagino in continuità e in pieno accordo con l’esperienza amministrativa e il lavoro fatto da Paolo Marinucci in questi anni…
Sì, infatti domani faremo una conferenza in cui Paolo dichiarerà ufficialmente di sostenerci, così come ci sta dando una grossa mano per la stesura del programma. La candidatura nasce dal fatto che questa campagna elettorale si prospetta tutta di destra, dove la voce della sinistra vera non sarebbe stata presente. Questo ci è sembrato veramente grave, soprattutto dopo gli ultimi cinque anni. Per quanto mi riguarda, è nata già tanti anni fa come impegno, sicuramente anche dalle lotte per la crisi democratica che il tunnel ha innescato…
Per il fatto che il sindaco Sbrocca ha impedito il Referendum…
Ha impedito il referendum, creando un vulnus che ha esacerbato molti animi, facendo continuare questa lotta, che però, paradossalmente, è stata il mezzo per scoprire tante cose e capire che, oltre alla questione del tunnel, c’è stata proprio una svendita della città, attraverso la finanza di progetto, come quella ossessivamente ricercata addirittura anche per il cimitero. Infatti, proprio per questo è partito anche un percorso di audit del bilancio cittadino. Abbiamo iniziato a porre le basi per un’idea diversa di città, che metterà insieme tutta la nostra storia: l’acqua pubblica, le forme di energia, la sostenibilità ambientale, il registro tumori, il monitoraggio del Nucleo Industriale, il lavoro, la FIAT, l’edilizia pubblica, la difesa dei beni comuni, l’integrazione vera. Nella mia lista ci sono persone che provengono da queste realtà, cittadini che condividono la visione di come potrebbe essere Termoli, che credono nella partecipazione e chiedono un modo di amministrare in netta contrapposizione a quello subito finora.
Quindi a questa decisione si è arrivati in pieno accordo?
Attraverso un lavoro collettivo, riflettendo su quello che è il territorio, con la volontà di provare a rovesciare la situazione attuale: non più una città in vendita, ma una città che rinasce con i beni comuni. Una rivoluzione gentile.
E quali sono i soggetti che partecipano a questa rete?
Sostanzialmente nasce dalla Casa del Popolo, dalle esperienze di Rifondazione e di attivisti della Fondazione Milani, e dall’interesse di cittadini prima non impegnati, che non avevano rappresentanza. Il messaggio che noi abbiamo lanciato con la rete della sinistra è proprio quello di aver riunito tutte le anime che non necessariamente hanno avuto un percorso di impegno politico, ma sentono che è necessario difendere i beni comuni, che non si riconoscono più nel centro sinistra, né nel PD, né nella destra. Tante persone, che io non conoscevo come di sinistra, mi hanno fermata per dire che la mia candidatura dà loro un motivo per andare a votare. Quindi, speriamo di recuperare anche una quota di coloro che per sfiducia e stanchezza hanno smesso di esercitare il loro diritto di voto.
Immagino che tu contassi sul fatto di essere la candidata unica della sinistra, cioè di ciò che sta a sinistra del PD…
Non è stata una decisione facile, e non credevo proprio di ritrovarmi in questa avventura, ma ci sono arrivata veramente per disperazione, poiché credo che la città non sia mai giunta a un livello così basso di democrazia. Vogliamo contrastare questi blocchi di potere, anche se siamo consapevoli che è difficile con una sola lista. A noi si può accostare o chi già condivide l’interesse per certi temi o chi sente forte il rigetto per come è stata ridotta la città. Però, il fatto di esserci ci darà modo di parlare, e questo è importante. Nel caso riuscissimo a eleggere uno o due consiglieri, questo ci darebbe la possibilità di garantire un’opposizione seria, dura, che manterrà il contatto con le persone che ci hanno sostenuto, cercando di dare quella trasparenza che attualmente manca.
A proposito del fatto di essere l’unico raggruppamento di sinistra, è notizia fresca il fatto che Antonio D’Ambrosio si voglia candidare a capo di tre liste civiche di minoranza PD. Come commenti questa notizia?
Noi abbiamo avuto contatti attraverso persone partecipanti a quei tavoli e, in effetti, la proposta di convergere sul nome di D’Ambrosio è stata fatta. Con tutto il rispetto per Antonio, a cui voglio bene, temo che non possa ora rappresentare la sinistra, per lo meno come la intendiamo noi. Il Pd, anche con le persone migliori, quelle che non condividono le scelte fatte dal partito in questi anni, non porta avanti nessuna delle nostre lotte; non mette in discussione il sistema di produzione, né la rete di accoglienza e il discorso dei migranti, né la questione dell’acqua pubblica e tantomeno la visione dell’energia. Il Pd in queste lotte non c’è mai stato, quindi non potevamo convergere su un candidato che avrebbe, nella migliore delle ipotesi, messo in un angolino le nostre rivendicazioni, e nella peggiore, invece, le avrebbe cancellate. Il senso della mia candidatura sta nel fatto che rappresenta una rottura, una visione radicalmente alternativa rispetto allo stato attuale delle cose. Questo mi rappresenta benissimo, perché la gente sa che non sono una persona che scende a compromessi. Ci dicono tutti che la politica è un compromesso, ma se doveva essere un compromesso al ribasso, nelle condizioni in cui Termoli versa, non valeva nemmeno la pena provarci. È un’avventura, una scommessa, sapendo che sarebbe necessario un cataclisma per giungere a un ballottaggio, ma non si sa mai… Sicuramente la candidatura di D’Ambrosio la vediamo come una scelta dell’ultimo momento, invece noi stiamo lavorando da mesi, con il coinvolgimento della popolazione, attraverso incontri, assemblee, per costruire il programma insieme ai cittadini.
Qual è, realisticamente, il risultato a cui ambite?
Chiaramente, si corre sempre per vincere, ma sono perfettamente consapevole della situazione di Termoli e di cosa abbiamo davanti. Però, una pietra d’inciampo è sempre necessaria, oggi più che mai. Per svelare le contraddizioni e i lati oscuri che i poteri consolidati nascondono sempre. Esiste un solo modo di contribuire al cambiamento, ed è quello di partecipare. E sognare da svegli, come facciamo noi, ci consente di vedere cose che chi sogna solo di notte non scopre mai.
(foto di Antonello Manocchio)
Paolo Di Lella100 Posts
Nato a Campobasso nel 1982. Ha studiato filosofia presso l'Università Cattolica di Milano. Appena tornato in Molise ha fondato, insieme ad altri collaboratori, il blog “Tratturi – Molise in movimento” con l'obiettivo di elaborare un’analisi complessiva dei vari problemi del Molise e di diffondere una maggiore consapevolezza delle loro connessioni. Dal 2015 è componente del Comitato scientifico di Glocale – Rivista molisana di storia e scienze sociali (rivista scientifica di 1a fascia), oltre che della segreteria di redazione. Dal 2013 è caporedattore de Il Bene Comune e coordinatore della redazione di IBC – Edizioni. È autore del volume “Sanità molisana. Caccia al tesoro pubblico”. È giornalista pubblicista dal 2014
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