“Forza Nuova”, ma è il solito triste e cialtrone fascismo di casa nostra
Il 28 aprile, a ricordo della morte del duce, il movimento neofascista ha esibito nei pressi del Colosseo uno striscione che “bestemmiava” così: “Mussolini per mille anni”. A fargli eco sono state poi le parole apparse sulle pagine Facebook del gruppo, somiglianti quasi a una incitazione ad armarsi contro ogni antifascismo. Tutto questo a pochi giorni dalla Festa della Liberazione e in antitesi con il “Manifesto” lanciato dallo storico Andrea Giardina, dalla Senatrice a vita Liliana Segre e dallo scrittore Andrea Camilleri, in difesa della storia, materia scolastica che è stata ridimensionata non solo in numero di ore settimanali, ma anche per l’esame di maturità.
Proprio il “padre” di Montalbano ha detto: “Se torniamo a parlare ossessivamente di fascismo è perché temiamo di vederlo rinascere in altre forme. Anche per questo è inammissibile che un ministro della Repubblica possa dire orgogliosamente che il 25 aprile è una baruffa senza senso a cui preferire una visita a Corleone.” Parole che suonano sinistre e inducono a riflettere. Spesso si sente parlare di “rigurgito” fascista o di ritorno del fascismo sotto “nuove vesti”. In realtà, ritorna qualcosa che va via e, a ben guardare, sembra proprio che le camicie nere abbiano sempre continuato a lavorare, riorganizzandosi per riesplodere con vigore nel momento più propizio. E quel momento è giunto; è oggi. In fondo, i fascisti vedono ciò che è sotto gli occhi di tutti.
Viviamo un periodo storico in cui vige un “regime” politico con un “vate” che ha fatto della sicurezza il suo cavallo di battaglia, che parla di emergenza, sfacelo, rivolgendosi non alla massa, ma a una folla priva di consapevolezza politica, confondendola ed ergendosi a protettore della patria invasa dal nemico identificato con l’immigrato, al grido di “Prima gli italiani!”. Allora, l’Italia deve essere chiusa per non far passare lo straniero; chiusi i porti, ma, prima, chiuse le menti con un linguaggio di rottura forte, violento, capace di convincere, di toccare quei nervi scoperti che accendono la rabbia della gente, raggiunta con ogni mezzo a disposizione, spostando la discussione dalla piazza ai social. Per non parlare delle subdole dimostrazioni di forza indossando divise delle forze dell’ordine, imbracciando fucili e insistendo sulla “legittima difesa domiciliare”.
E la propaganda negativa degli oppositori viene egualmente sfruttata, rigirando gli attacchi a proprio favore, facendo tornare in mente la famosa frase mussoliniana “molti nemici, molto onore!”. Tutti messaggi, affatto subliminali, che rappresentano una sorta di “autorizzazione a procedere” per i gruppi di estrema destra. Il risultato sono azioni xenofobe messe in scena alla luce del sole contro rom, immigrati, clochard, disabili, unitamente alle svastiche disegnate sui muri insieme alle scritte razziste. Perché chiamarlo neofascismo? Non si tratta di una rinascita del movimento, ma piuttosto di una ripresa di vigore avallato dalle istituzioni che non vedono o non voglio vedere. Alla fine, Salvini e Mussolini, cosa hanno di diverso? Trovate le differenze!
Anna Maria Di Pietro90 Posts
Nata a Roma (Rm) nel 1973, studi classici, appassionata lettrice e book infuencer, si occupa di recensioni di libri e di interviste agli autori, soprattutto emergenti.
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