Prevenzione e promozione della salute
di Francesco Manfredi-Selvaggi
Vi è un’unica struttura all’interno dell’Asrem preposta ai due grandi fronti della sfida per il benessere fisico della collettività. Poiché si tratta del medesimo obiettivo si può dire che 1 è meglio di 2.
L’istituzione del Dipartimento di Prevenzione in seno alle Asl, nel Molise Asrem, è stato stabilito fin dal 1992 con quel decreto legislativo che ha dato avvio all’attuale configurazione del servizio sanitario. Le normative nazionali che se ne sono occupate negli anni successivi, l’ultima delle quali è il decreto ministeriale del 29 novembre del 2011, ne hanno delineato la sua configurazione in modo compiuto e ne hanno ribadito l’autonomia rispetto alle altre funzioni dell’azienda sanitaria.
A rivelare i compiti ad esso assegnato è lo stesso organismo il quale è composto da veterinari, specialmente per seguire gli allevamenti compresa la macellazione, tecnici della prevenzione che si occupano degli scarichi fognari, dell’integrità degli alimenti in vendita, dell’igienicità degli esercizi commerciali e della ristorazione, la sicurezza dei cantieri e poi i medici specialisti nelle tre branche mediche connesse con la prevenzione, l’igiene, l’epidemiologia e la medicina del lavoro; sono presenti, inoltre, nell’organizzazione dipartimentale, altrettanto essenziali, gli assistenti amministrativi e gli ausiliari.
La fusione delle 4 Asl molisane che ha dato vita all’Asrem ha prodotto conseguentemente, l’inglobamento dei rispettivi dipartimenti di prevenzione in un unico. Ciò è avvenuto, di certo, per ragioni di contenimento della spesa, ma anche , è da ritenere, per una razionalizzazione dell’attività preventiva. Se è vero che la spinta alla decisione dell’unificazione è stata la ricerca di economie di scala, nel medesimo tempo l’incremento dimensionale del dipartimento ha permesso una migliore articolazione dei servizi al suo interno portando a maggiori specializzazioni operative.
Qui da noi il dipartimento non ha ancora completato la sua strutturazione la quale rimane, comunque, sempre soggetta a evoluzioni anche in dipendenza di decisioni della Regione, o meglio del Commissario ad Acta per il piano di rientro, che può assegnare ulteriori compiti all’Asrem e, a cascata, al dipartimento come, ad esempio, ha fatto il Lazio in materia di “accreditamento” delle strutture sanitarie private. Le finalità istituzionali, e, perciò, le mansioni ad esse relative, del Dipartimento si possono distinguere in due gruppi, da un lato quelle di promozione, per così dire, della salute e, dall’altro quelle del controllo del rispetto delle norme igieniche in svariati campi.
Cominciando dalle prime, si rende necessario attivare campagne contro il fumo e l’abuso di alcol, nonché per tentare di ridurre l’obesità, in particolare infantile. Per quest’ultimo obiettivo occorre incentivare l’esercizio fisico, da proporre agli individui di tutte le classi d’età oltre all’insegnamento di come e cosa mangiare avvalendosi di specialisti in scienza dell’alimentazione e dietisti, figure purtroppo non presenti abitualmente nei ruoli dei dipartimenti.
Altri temi da affrontare sono quelli dell’ipertensione del diabete e del colesterolo al quale con la vaccinazione influenzale, in primo luogo degli anziani, la mammografia e i pop test rientra tra i Livelli Essenziali di Assistenza da garantire alla cittadinanza. Seppure non compresi nell’elenco dei LEA, alcune regioni, sempre tramite i dipartimenti di prevenzione delle Asl, propongono alle persone ulteriori screening, interrompendoli, perché non obbligatori, quando non vi è disponibilità di fondi come è successo alla pur ricca Lombardia dove non sono più effettuate le visite oculistiche alle quali, per molti anni, erano sottoposti tutti i bambini delle scuole materne di Milano.
Prima si è detto che è stato positivo l’accorpamento dei dipartimenti e ora si precisa che ciò non comporta che la loro azione debba essere centralizzata; occorre, al contrario, una diffusione territoriale per raggiungere l’intera popolazione delle iniziative di prevenzione, da attuare tramite i distretti sanitari i quali da noi coincidono con le vecchie Usl, ritornando così, in qualche modo, al punto di partenza. Il secondo fronte del dipartimento di prevenzione annunciato in precedenza è quello del far osservare le norme e i regolamenti vigenti a protezione della salubrità.
Gli impegni connessi a tale incombenza sono gradualmente di natura burocratica, la vigilanza esercitandosi con il rilascio di autorizzazioni, l’espressione di pareri ed eseguendo ispezioni, che, talvolta vengono condotte a seguito di richieste dell’autorità giudiziaria. La missione peculiare non è, però, quella repressiva, bensì quella, diciamo così, preventiva nel senso di sollecitare le imprese, agricole, zootecniche, del settore della produzione agroalimentare, i ristoranti, i bar, le amministrazioni locali che gestiscono canili, discariche, depuratori, ecc., i costruttori edili e così via, a far proprie le regole imposte dalla legislazione sanitaria. Del resto, almeno in Italia la tutela della salute è perseguita soprattutto attraverso la produzione normativa meno mediante la concessione di contributi finanziari o diverso tipo di incentivo per raggiungere standard soddisfacenti di sostenibilità da parte del mondo imprenditoriale.
Non deve sembrare, ad ogni modo, il lavoro del dipartimento l’applicazione ripetitiva di procedure consolidate in quanto in ognuno dei comparti produttivi per i quali deve compiere accertamenti vi è, inevitabilmente, un rinnovamento tecnologico che può determinare impatti sulla sanità pubblica differenti. Ci si dota di dispositivi strumentali sempre più precisi, per svolgere le verificazioni o, come succede nel Molise, ci si avvale dei laboratori dell’Arpa che solo da poco sono stati trasferiti in un apposito edificio a Selvapiana, mentre per un paio di decenni, a partire dal 93 quando avvenne per referendum la scissione tra sanità e ambiente e nacque l’Arpa, sono stati ospitati in locali dell’Asrem.
Tra le incombenze assegnate al dipartimento vi è, pure, quella della partecipazione ai tavoli decisionali riguardanti i “siti inquinati” cioè dove sono stati trovati interrati rifiuti pericolosi oppure c’è la presenza di amianto o vi è stato lo sversamento di condotte fognarie o la ricaduta al suolo di diossine fuoriuscite da camini di grandi impianti di combustione. Al di là dei siti inquinati vi sono le emissioni “nocive”, definite così perché capaci di compromettere lo stato di salute della collettività, le quali vengono considerate dalle disposizioni legislative in vigore in modo differente da quelle genericamente inquinanti e per esse è richiesto un coinvolgimento del Servizio di Igiene Pubblica del dipartimento di prevenzione per valutarne gli effetti.
Francesco Manfredi Selvaggi645 Posts
Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.
0 Comments