Un lago a Guardialfiera già decollato è ora in vituperio
di Vincenzo Di Sabato
Un popolo depredato e discacciato dalla propria terra, disperso in un esodo biblico, è ancora irredento
Sul Lago di Guardialfiera c’e aria limpida e fresca, quella ideale per accogliere autorità e imprenditori turistici convocati da “Buongiorno Regione” della Rai-Molise. Anche al pomeriggio, sul terrazzo panoramico della Cattedrale, una brezza leggera involge il Sindaco Tozzi, trepido nel rallegrarsi e nel dolersi di quel Lago, principio di nostalgie e di infinito, di sdegni e disinganni. Quasi tutti, lì, a palesare la collera d’un popolo che avverte ormai il cedimento della speranza. Perché è così. Perché dopo gli iniziali abbagli e quando già i sogni s’andavano concretando, tutto è sprofondato in uno stato d’angoscia e di inconsistenza. E, nella confusione sull’appartenenza del comprensorio che impazzisce – passando man mano dal Comune, poi alla Comunità Montana, più tardi alla Provincia, successivamente alla Regione, ora al Demanio – è da sciocchi illudersi di rintracciare più un lume di saggezza.
Dallo specchio d’acqua giù e, dal centro abitato su – attraverso le interviste – decollano perciò accenti sconfortati nei riguardi di notabili, della politica, delle Istituzioni così distratte, sorde; così lente, impigliate fra cavillose normative burocratiche. E dire che nel 1990 un 43enne – Ordinario di Conservazione edilizia e restauro alla Università dell’Aquila – il Prof. Alessandro del Bufalo, scoprì qui motivi di unità. S’inventò “il laboratorio di speranza” teso ad aprire il cuore dei grandi all’ansia e all’accoglienza dei giovani e ai loro desideri di scoperte e di felicità. Creò il “Consorzio pro-Lago” per la conservazione e lo sviluppo dell’ambiente e delle potenzialità molisane. E aderirono, entusiasti, per finalità e attività, ventuno Comuni adiacenti allo specchio d’acqua; e operatori economici e commerciali; professionisti, industriali, artigiani; associazioni culturali, sportive e ricreative; organizzazioni sindacali.
L’armonioso insieme di Pino Alabastro, degli ingegneri Enzo del Re, Ferdinando Fusco e di Gianni Masciarella, produce esiti immediati densi di meraviglia. Essi elaborano analisi tecniche e scientifiche sul territorio e le danno alle stampe. Partono progetti per recuperi, per valorizzazioni di peculiarità paesaggistiche, ambientali, architettoniche. Sovrabbondano convegni e mostre itineranti perfino al “Canova” di Roma, ingemmata dalla partecipazione di Carlo Savini, Presidente dell’Unione Europea di Critici d’Arte di Bruxelles. Frattanto Antonietta Caruso “architetta” e produce il Documentario “Origini e Risorse del Lago di Guardialfiera”, proiettato e accolto con interesse; premiato nella Sala dei Priori a Viterbo nel 1993, per taglio, emozioni narrative, per immagini spettacolari, e per il suono distillato della voce narrante di Aldo Gioia.
L’orlo del lago brulica di realizzazioni. E’ completato già il porticciolo d’attracco; un vecchio casolare diviene gustosa trattoria che don Giulio soprannomina <La cascina sul lago>. Si creano impianti di illuminazione in due superficie distinte. Dentro l’abetaia, in prossimità dello svincolo per Casacalenda, la Comunità Montana, individua e realizza l’ “escursion-abile”: luoghi e percorsi nella bellezza terapeutica della vegetazione. Realizza inoltre, fra sentieri, un’area naturistica al centro della quale sorge un lezioso anfiteatro: struttura ellittica magica per spettacoli all’aperto. Ed i programmi, su due calotte del lago, son densi di regate veliche, gare di pesca sportiva, canottaggio. Antonio Casolino, ultraottantenne, ingrandisce la sua leggenda infinita, percorrendo a nuoto solitario, la lunghezza massima del bacino.
La “Società Consortile Lago” subentra al “Consorzio pro Lago”. La piscina viene più volte realizzata e distrutta dalla frana. Ma “Lagoinfesta”, il lago, vivido e ridente, riflesso di cielo, funziona in estate. Natura, musica, teatro, sport, cultura, spettacoli, folklore, ristorazione, danze, calamitano folle sulla spiaggetta – attrezzata di ombrelloni, lettini, sdraio, noleggio pedalò, canoe – magnetizzano le folle, già ipnotizzate da spettacoli musicali ed in particolare dallo straboccante Concerto dei “Nomadi”. E, per quindici anni, trionfa il Festival di San Lorenzo, il 10 agosto, in quella notte di cielo splendente e di stelle cadenti: un rogo d’acqua! Poi il debutto, in assoluto dell’irresistibile fantasmagoria Piromusicale per l’Italia del Sud. Della ballata incantatoria di zampilli di fuoco nell’acqua, di moti sfavillanti, cromatici, piazzati in cinque fragorose postazioni simultanee a ritmo del can can. E, man mano negli anni successivi, della Carmen di Bizet e dalla Norma di Bellini.
Poi lo sfacelo. Il massacro Di quest’acqua e di queste terre espugnate 70 anni fa. Le migliori del tenimento guardiese. 800 ettari di orti, di giardini orgogliosi e rigogliosi, sommersi da 170 milioni di mc. d’acqua. Di ortolani discacciati, dal loro appezzamento. Di concittadini, fratelli nostri ancora irrisarciti, irredenti, disparsi e dispersi come in un esodo biblico, per il mondo. C’è qualcuno che possa capirci? Che voglia ascoltarci? Sott’acqua pure l’antico Ponte Romano, preziosa testimonianza storica e architettonica del Biferno patriarcale. Affogata pure la leggiadra centrale elettrica di Baranello, memorie fisiche, economiche culturali. Il Lago doveva essere la sorgente futura di sostentamento alternativo per Guardia e per il territorio adiacente. Un volano impaziente di aprirsi al futuro dei giovani senza futuro. Ma ahimè, è venuto il Demanio a massacrarci a sterminarci. Con il Lago si voleva, insomma, riqualificare e animare un luogo cancellato, eliminato.
Ma c’è Tagòre, pensatore indiano, che ci consola con le “riflessioni per una vita serena” scritte cento anni fa, pare misteriosamente indirizzate proprio a noi: “Il nostro destino viaggia su un lago di cultura. Un lago ancora inesplorato, dove le onde si inseguono in un bacino di novità. E… sul crinale del colle, lassù, c’è un puntinoo verdeggiante, dove il sole bacia l’ombra vaporosa, e dove gli uccelli amanti, cantano la speranza”.
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