Salute collettiva e individuale

di Francesco Manfredi-Selvaggi

Per stare bene è necessario che il contesto di vita sia salubre. È interesse della comunità nel suo insieme la buona qualità dell’ambiente e la presenza di attrezzature per l’attività fisica.

Possiamo suddividere in due campi l’attività di prevenzione: uno è quello della riduzione dell’inquinamento, un altro è del mantenimento dello stato di salute di un individuo. Partiamo dal primo, ma prima di partire conviene distinguere l’ambiente che ci circonda in due tipi, quello esterno e quello interno. Partiamo, ora effettivamente, da quest’ultimo, compiendo un’ulteriore ripartizione, da un lato gli ambienti di lavoro, dall’altro gli ambienti di vita, i quali hanno in comune il rischio del cosiddetto inquinamento indoor, prendi il gas radon che raggiunge dal sottosuolo il piano terraneo a diretto contatto con esso; mentre si differenziano fra loro per altri aspetti.

A noi interessano particolarmente quelli che riguardano gli ambienti di vita perché coinvolgono un numero di persone molto maggiore di quello degli ambienti di lavoro confinati, cioè spazi chiusi, nonostante che i lavoratori possano essere esposti a fattori inquinanti con effetti sanitari significativi perché gli occupati nell’industria in Molise sono relativamente pochi. Oramai sono quasi del tutto scomparse le negative condizioni abitative in cui versava la gente nel dopoguerra; le case erano prive di bagno, il riscaldamento era a legna, l’abitazione era piccola, vi erano macchie d’umidità, per cui i requisiti igienici erano assai insoddisfacenti.

Bisogna aggiungere che nei borghi storici nei quali la popolazione viveva ammassata, l’elevata densità edilizia riduce la penetrazione della luce solare nelle stanze e lo stesso vale per l’areazione. Va evidenziato che gli alloggi indecorosi che ancora permangono, sono quelli in cui risiedono le famiglie con minore livello di reddito. Si fa un gran parlare di rigenerazione mirante alla riqualificazione del patrimonio edilizio, ma sono scarse le realizzazioni concrete.

Passando ora sul fronte dell’ambiente esterno vediamo che le minacce alla integrità dell’ecosistema sono diverse e si va da quelle che riguardano l’aria che sono gli inceneritori, quello di Pozzilli, delle centrali a turbogas, a Termoli, alcuni stabilimenti produttivi a quelli che concernono i «siti di bonifica» (di rilievo nazionale quello di Guglionesi) e le discariche dismesse i quali, possono compromettere il suolo e l’acqua. Nel territorio molisano dove non vi sono grandi nuclei abitativi circondati da quartieri suburbani il grado di inquinamento è identico in centro e in periferia, ragione per la quale la localizzazione delle industrie alle porte della città non penalizza unicamente chi vive ai suoi margini, nei palazzi dell’edilizia residenziale pubblica, ma l’intera cittadinanza.

Tra le fabbriche solo quelle che producono emissioni classificate “nocive”, riconosciute cioè pericolose per la salute umana, devono essere posizionate distanti dagli agglomerati insediativi. Si è parlato dei margini dell’aggregato abitativo, ma anche nel suo cuore troviamo elementi puntuali, vedi a Campobasso il gasometro, l’ex mulino Ferro o il pastificio Fontana Vecchia un’insidia per la qualità ecologica. È possibile bonificare tali attività, mentre è più difficile per gli impianti ancora in produzione e sono vari. C’è, poi, un nemico invisibile che si annida sia nei caseggiati sia nelle unità produttive sia nelle strutture tecnologiche che è l’amianto per il quale si fatica a completare l’opera di estirpazione.

Ci sono pericoli per la sanità collettiva derivanti dalla ricaduta degli inquinanti su matrici ambientali molto sensibili che sono l’acqua e il terreno da coltivare. Nella catena trofica che ha al suo vertice le acque potabili e il cibo c’è il rischio della presenza di contaminanti altamente resistenti che entrano nel ciclo alimentare attraverso i media naturali. Dalle fonti di contaminazione, diffuse oppure multiformi, si ha la trasmissione ai corpi idrici, allo stato pedologico della terra, alle foglie, delle componenti tossiche che innescando processi di bioaccumulo e tutto ciò arriva sulla nostra tavola e nei nostri ambienti.

I procedimenti sono molto lunghi tanto quelli di sedimentazione delle tossine nei prodotti agricoli e nei sistemi idrici quanto quelli di disinquinamento. Riprendendo il discorso sulle politiche di prevenzione e soffermandoci su quelle tese a conservare in salute le persone sono da incoraggiare le iniziative dei Comuni di costruire strutture come le palestre, le piste ciclabili, i campi da calcio e così via per favorire l’attività sportiva, non agonistica. Sono fondamentali, altresì, l’attivazione di campagne promozionali per migliorare gli stili di vita sconsigliando il fumo e il consumo eccessivo di alcol.

Le amministrazioni comunali, inoltre, attraverso una corretta pianificazione urbanistica la quale preveda che vi sia un equilibrato rapporto tra spazi edificati e spazi aperti possono incrementare le valenze urbane rendendo il contesto più salutare. Non si tratta, però, di accrescere solamente la quantità di aree verdi, giardini pubblici e privati, bensì di renderle maggiormente accessibili, tramite percorsi pedonali, e fruibili perché anche la semplice camminata nella vegetazione concorre al benessere fisico. Qui da noi non si avverte l’esigenza, neanche negli insediamenti più grandi, della creazione di green belt, cioè una cintura vegetata al perimetro dell’abitato perché le realtà cittadine regionali sono già a diretto contatto con lo spazio naturale e solo che occorre pensare al disegno di una rete sentieristica che lo innervi per permettere di effettuare escursioni, benefiche per il corpo e per lo spirito.

Le zone agricole pur non considerate nel calcolo del verde cittadino dovrebbero rientrare in un piano del verde urbano tenendo conto che in diverse parti della nostra regione l’ambito rurale è davvero interessante in quanto si sono avuti gli eccessi dell’agricoltura industrializzata. Un piano regolatore dovrebbe essere correlato della Valutazione di Impatto Sanitario, VIS, nel quadro della Valutazione di Impatto Ambientale, la quale se non è uno strumento obbligatorio è, però, opportuno; la salute può essere un tema settoriale, ma, come abbiamo visto sopra, interagisce fortemente con l’ambiente e da ciò ne deriva che di essa non si deve occupare unicamente la Sanità che, pertanto, deve coinvolgere le istituzioni nel loro insieme.

Francesco Manfredi Selvaggi637 Posts

Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.

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