Un bagno di salute

di Francesco Manfredi-Selvaggi

Andare al mare fa bene al nostro organismo e perciò va garantita l’assenza di inquinamento nelle acque di balneazione.

La Direttiva europea è del 2006 e il recepimento italiano è del 2010: da quel momento è entrato in vigore l’obbligo di monitoraggio della qualità delle acque di balneazione. Occorre poi la loro classificazione in base al livello qualitativo. Questa normativa dell’Unione Europea persegue due obiettivi, da un lato, quello della salvaguardia ambientale e, dall’altro, quello della protezione della salute dell’uomo, l’uomo che fa il bagno in mare. È, appunto, il Ministero della Sanità ad avere il ruolo di regia nel monitorare le acque costiere. I compiti, per così dire, esecutivi sono assegnati all’Arpa quale organo tecnico di supporto alla Regione, mentre il valutare le condizioni ai fini sanitari delle acque campionate spetta all’Asl che qui da noi è l’Asrem.

Il periodo in cui si effettua questa attività va, generalmente, da metà maggio a metà settembre, lungo, dunque quattro mesi. La raccolta dei campioni d’acqua da sottoporre ad esame per valutarne la tollerabilità per il corpo umano immerso in mare, avviene seguendo un calendario fissato in anticipo. È da evidenziare che la durata del monitoraggio coincide con quella in cui è attivo il servizio di salvamento presente sulle spiagge, in definitiva con la stagione balneare. Il monitorare, è scontato, non è un’attività fine a se stessa, ma serve a verificare la balneabilità del mare, o qualche singolo pezzo di litorale; da ciò ne derivano i divieti di balneazione che scattano quando si registra che il valore limite di qualcuno dei parametri micologici indicai dalla direttiva comunitaria, basta uno solo, è stato sfiorato.

Rispetto alle indagini di Goletta verde di Legambiente che in più edizioni è attraccata a Termoli, le quali mirano al controllo dello stato di salute dell’ambiente marino quelle dell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale sono finalizzate all’esame della presenza di elementi quali quelli di origine fecali nocivi per la sanità del corpo idrico. Deve essere vietata la possibilità di fare bagni in occasione di episodi di inquinamento, quindi un’inibizione temporanea legata alla durata dell’incidente.

Non si esaurisce nella, proibizione l’azione dell’amministrazione pubblica cui spetta pure stabilire misure per prevenire le cause di eventuali accadimenti che rendono quella porzione di mare inquinata e gli interventi, nel caso, invece, che succeda tale evento, per ridurre il rischio di contaminazione. Sono fatti limitati nel Molise perché i monitoraggi effettuati nelle ultime stagioni estive non hanno rilevato condizioni negative delle acque di balneazione.

Occorre informare il pubblico sulla non balneabilità di quella spiaggia qualora l’analisi delle acque non siano favorevoli, è un dovere e a ciò si può ottemperare, insieme che con l’apposizione di cartellonistica informativa, attraverso un sito web dedicato che contenga pure previsioni meteorologiche, la temperatura attesa, la navigabilità del mare con barche da diporto, notizie molto apprezzate dai turisti. I dati sono quelli forniti dall’Aeronautica e dall’ex Servizio Idrografico e Mareografico dello Stato oggi trasferito alle Regioni; essi sono prodotti non solo nel corso dell’estate, ma in tutto l’arco dell’anno.

Attraverso di essi si mette in risalto la variabilità stagionale delle acque marine la cui conoscenza ha svariate utilità. Il tema del monitoraggio della balneabilità nella nostra regione è particolarmente significativo nonostante che la linea litoranea qui sia davvero breve, solamente 36 chilometri, essendo essa pressoché per intero (salvo il promontorio su cui sorge il borgo antico di Termoli) costituito da costa bassa, tipologia di costa che consente l’installazione di stabilimenti balneari. Le coste alte, invece, hanno una fruibilità limitata per i bagni a mare. Le morfologie costiere piatte sono, in genere, sabbiose e ciò le rende attraenti dal punto di vista del turismo dei bagnanti, inoltre le coste basse fronteggiano semplici marine poco profonde e ciò è un vantaggio perché facilita la balneazione dei meno esperti, in specifico dei bambini.

Tale aspetto le rende meta privilegiata per le vacanze estive delle famiglie (vedi il Lido di Campomarino). C’è, comunque, un altro lato della medaglia relativamente allo scarso approfondimento del fondo marino in prossimità di una costa bassa, questa volta negativo, ed è che essendo la massa acquosa limitata la concentrazione delle sostanze contaminate è maggiore di quella che si ha lì dove i fondali sono a quote inferiori. La contaminazione, va detto, non si genera esclusivamente nel periodo della villeggiatura, bensì è un processo che riguarda il ciclo delle stagioni nel suo insieme e solo è che ce ne accorgiamo unicamente quando andiamo in vacanza.

A riprova che le coste basse con la distesa marina adiacente siano esposte all’inquinamento in modo forte è la regressione delle praterie a Poseidonia, l’ecosistema che caratterizza tali ambiti, che va avanti con costanza. Se la balneabilità è un connotato di una costa bassa esso non è sempre presente in quanto vi sono dei punti critici dove non ci si può proprio bagnare e sono i porti, i depuratori e le foci dei fiumi.

A Termoli, in verità, per eliminare i cattivi odori che si percepivano nel centro storico a causa dello scarico dell’impianto di depurazione, i reflui sono stati allontanati dall’abitato attraverso una lunga condotta che li disperde al largo; sempre a contatto con il nucleo originario della cittadina adriatica vi è il porto, anch’esso fonte di miasmi prodotti dalle sostanze che si sedimentano nel bacino di carenaggio che è un bacino chiuso nel quale la circolazione idrica è ridotta. Infine vi sono le foci fluviali, specie quelle dei corsi d’acqua principali, Trigno, Biferno e Saccione, che trasportano in mare il residuo carico inquinante dei depuratori di due terzi del Molise.

Francesco Manfredi Selvaggi645 Posts

Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.

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