La teoria degli Oni

Zanotelli non fa rima con Formigoni, Gentiloni, Berlusconi…

di Giovanni Petta

Nelle ultime settimane, Alex Zanotelli è stato attaccato duramente da un esponente della Lega: «Non è un vero prete», «È un terzomondista fanatico», «Se vuol far politica si tolga la tonaca».

Nell’ottobre del 2004, intervistammo per «Il Bene Comune» il missionario comboniano, in una delle sue conferenze in Molise. L’intervista, per chi volesse leggerla, è qui. La sua vita, splendida perché donata alle lotte – solo per citarne alcune – contro la corruzione e la povertà del Sudan (1965-1973), contro il degrado della baraccopoli di Korogocho in Kenia (1989-2001) e contro l’abbandono di chi vive nel rione Sanità di Napoli (da qualche anno vive lì), brilla sotto gli occhi di tutti. Anche di chi la pensa diversamente sui principi fondamentali che muovono le azioni di Zanotelli.

La malattia della nostra contemporaneità è proprio questa. È il non riconoscere il valore delle persone quando il loro agire evidenzia la nostra piccolezza. E, nel contempo, nell’esaltare quei modelli che si avvicinano di più alle nostre miserie quotidiane – così da sentirci giustificati – anche quando quei comportamenti sono caratterizzati dalla slealtà o, peggio, dall’illegalità.

Qualche esempio.

A Roberto Formigoni, condannato in via definitiva a cinque anni e dieci mesi di reclusione per corruzione, viene spesso riconosciuto il merito del buon funzionamento della sanità lombarda. E tale merito diviene, nelle discussioni tra persone comuni e persino negli articoli di editorialisti famosi, più importante dei sessanta milioni di euro di danno erariale che deve risarcire.

La stessa cosa si faceva qualche tempo fa con Andreotti. La sua «intelligenza» giustificava ogni cosa. Persino le condanne gravissime e le accuse ancora più gravi che cadevano con la prescrizione.

A un livello diverso – qui non c’entra la legalità – è quanto riferito da Renzi in merito alla trattiva Pd-Cinque Stelle. Se fosse vero quanto dichiarato dall’ex premier – e cioè che «È Gentiloni che ha suggerito le tre condizioni per la trattativa chiedendo una triplice abiura ai 5S e ha fatto arrivare la notizia a Repubblica e Huffington» – ci troveremmo di fronte a un altro caso di persona stimata per una apparente dirittura morale che poi, subdolamente, mette in atto azioni sleali nei confronti dei suoi stessi compagni di partito.

Gentiloni, Formigoni… (qui Berlusconi sarebbe nel suo regno ma il discorso si farebbe troppo lungo)… la teoria degli Oni è proprio questo affidarsi alle decisioni di persone a cui consentiamo slealtà e illegalità solo perché riconosciamo loro una qualche capacità singola e specifica o, peggio, perché ci fanno simpatia. A loro tutto è concesso perché incarnano quei limiti che riconosciamo in noi stessi. Ci autorizzano e ci giustificano. Ci fanno sentire perdonati.

Nello stesso tempo, sorvoliamo sulle azioni di persone come Zanotelli, le definiamo «idealistiche», «non realizzabili», perché evidenziano la nostra piccolezza, scoprono le nostre miserie, ci fanno sentire nudi.

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Giovanni Petta76 Posts

È nato nel 1965 in Molise. Ha pubblicato le raccolte poetiche «Sguardi» (1987), «Millennio a venire» (1998) e «A» (2016); i romanzi «Acqua» (2017), «Cinque» (2017) e «Terra» (2021) ; il saggio giornalistico «L'Italia delle regioni, il Molise dei ricorsi» (2001) e, con lo pseudonimo di Rossano Turzo, «TurzoTen« (2011) e «TurzoTime» (2016). Allievo di Mogol, ha inciso «Non crescere mai» (1993), «Trema terra trema cuore» (single, 2003), «Il bivio di Sessano» (2012). Ha diretto le testate «Piazzaregione» e «L'interruttore». Ha coordinato l'inserto molisano de «Il Tempo».

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