Il Bene Comune insieme ad Attac-Italia per un’audit pubblico sui conti della sanità molisana
In questi ultimi giorni – ma se ne parla da un pezzo – l’informazione locale ha rilanciato notizie assai inquietanti riguardo alla situazione drammatica in cui versa la sanità molisana.
Innanzitutto ci si chiede come mai dopo dieci anni di commissariamento legato all’attuazione del piano di rientro dal debito sanitario, e nonostante le politiche di rigore portate avanti dagli ultimi governi regionali (consistite in null’altro che nella riduzione dell’offerta sanitaria) la voragine debitoria sia ancora presente.
Addirittura, di recente, il Ministero della salute ha chiesto agli attuali Commissari di chiarire la situazione relativa ai 4 mln e 250 mila euro incassati dalla Regione Molise per effetto degli aumenti di Irap e Irpef che dovevano essere destinati alla riduzione del debito e che invece non sono mai stati versati nelle casse dell’Asrem come ha accertato la Corte dei Conti. Senza contare – e anche su questo il Ministero sta puntando la propria attenzione – che non vi è più traccia dei 65 mln ricevuti sempre dalla Regione Molise nel 2017 come contributo di solidarietà (in riferimento all’emergenza sanitaria) dalla Conferenza Stato-Regioni.
Da questi fatti se ne ricava una considerazione alquanto urgente, cioè che non possiamo più affidare a questa classe politica la risoluzione di un problema così delicato come è quello del diritto alla salute dei cittadini e soprattutto quello della gestione economica della sanità. Tanto più in considerazione del fatto che la spesa sanitaria in Molise vale niente meno che l’80% della spesa complessiva e tanto più dal momento che a determinare l’impoverimento dell’offerta pubblica nonché l’esplosione del debito è stata più di ogni altra cosa la scelta politica di destinare alle strutture private il 40% delle risorse previste per la sanità, caso unico in tutta Italia dove la percentuale riferita alle sovvenzioni delle strutture private convenzionate è inferiore al 20%.
L’unico modo per uscirne, dal nostro punto di vista, è quello di rendere partecipe la popolazione molisana delle cause che hanno determinato la situazione attuale, così come la stessa popolazione dovrà essere protagonista delle scelte che riguardano un settore fondamentale come quello della salute pubblica e della sua gestione economica che, come abbiamo detto, assorbe la quasi totalità delle nostre capacità di spesa.
Di seguito pubblichiamo un contributo di ATTAC-Italia sulla sanità molisana in cui si avanza la proposta di un audit pubblico sui conti della sanità regionale come strumento di risoluzione dal basso, democratico e partecipativo, della drammatica situazione descritta. Il Bene Comune è tra i soggetti promotori di tale iniziativa e se ne fa portavoce in tutte le occasioni pubbliche in cui ha occasione di intervenire (come lo scorso agosto a Termoli in occasione di un Consiglio comunale monotematico dove è stato chiamato ad intervenire, insieme ad altri due relatori esterni, il nostro Paolo Di Lella).
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di Attac-Italia
Quando si dice “il pubblico non funziona”, occorrerebbe argomentare l’affermazione. Facendolo, si scoprirebbe che non siamo di fronte ad un dato oggettivo, bensì all’esito di scelte ben precise, finalizzate a mettere sul mercato tutto ciò che sino a due decenni fa ne era escluso, in quanto garanzia di diritti fondamentali. Questo è quello che accade per i servizi comunali, l’acqua, il servizio scolastico e il servizio sanitario.
Per quanto concerne il servizio sanitario nazionale occorre sottolineare che ce ne sarebbe abbastanza per mettere insieme una manovra finanziaria: i debiti del sistema sanitario italiano nei confronti dei fornitori sfiorano i 23 miliardi di euro.
Quanto di questo debito fa parte del fiume di denaro destinato al privato convenzionato?
Una cosa è certa: il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha reso noto che il Tavolo tecnico per la verifica degli adempimenti e il Comitato permanente per la verifica dei livelli essenziali di assistenza hanno constatato che nell’esercizio 2018 la Regione Calabria e la Regione Molise non hanno raggiunto gli obiettivi previsti nei rispettivi piani di rientro dai deficit sanitari.
Da circa 15 anni il Molise è sottoposto nel campo sanitario ad una procedura straordinaria che è il «piano di rientro» dal deficit finanziario per i grossi debiti accumulati nel periodo precedente.
La chiusura di servizi essenziali, non solo in Molise, comporta una presa di coscienza di un popolo martoriato ed espropriato di un bene comune. Ma esistono metodi di reale conoscenza e maggiore consapevolezza?
Perché siamo giunti a questo punto?
Da tempo proponiamo un percorso ed uno strumento chiamato Audit o indagine popolare e indipendente sui conti sanitari a partire da quelle regioni, come il Molise, in cui si registra un reale processo di sospensione di un servizio collettivo pubblico.
Questo processo è aperto a tutti coloro che condividono come la drastica espropriazione di democrazia sia stata operata in questi anni dalle politiche liberiste, che hanno trasformato i servizi territoriali da luoghi primari della democrazia di prossimità in terreni di penetrazione degli interessi finanziari dentro le comunità.
Forse è venuto il tempo di una ribellione collettiva da parte delle comunità locali e di rivendicare una finanza locale che preveda risorse adeguate e incomprimibili per la funzione sociale degli enti locali, e un finanziamento delle opere pubbliche (do you remember Cassa Depositi e Prestiti?) che preveda interessi zero, non essendo le stesse finalizzate ad alcun profitto, bensì all’interesse generale (collettivamente deciso).
L’alternativa è l’attuale Far West della solitudine competitiva e del rancore sociale.
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