S come sanitario e come sociale

di Francesco Manfredi-Selvaggi

Sociale e Sanitario devono andare insieme perché i problemi di salute sono spesso collegati a condizioni abitative, famigliari, ecc.

Tutto cominciò da lì, non solo la sanità pubblica come la conosciamo oggi, ma pure la nuova visione che si è andata affermando dell’assistenza sociale. È stata la legge 833 del 1978 intitolata «Istituzione del Servizio Sanitario Nazionale» a rivoluzionare l’organizzazione della tutela della salute la quale ha risvolti che riguardano pure i servizi sociali fino ad allora in carico esclusivamente ai Comuni che provvedevano ai bisogni delle persone in difficoltà, anche semplicemente di natura economica, attraverso l’Ente Comunale di Assistenza (ECA).

Con la Riforma Sanitaria si passa da un modo di vedere separato dei problemi del benessere del corpo da quello delle condizioni sociali dell’individuo ad un sistema in cui i due aspetti sono integrati tra loro; ciò anche per la convinzione che la situazione che si vive in famiglia o, all’opposto, la solitudine, le ristrettezze economiche, l’inadeguatezza dell’alloggio e così via possono essere causa di disturbi fisici. Vale, ovviamente, anche il viceversa e cioè che lo stato di infermità può aggravarsi quando mancano il sostegno di persone che si prendono cura di te, l’abitare in una casa malsana, mettiamo con l’umidità alle pareti, l’assenza di riscaldamento e, nuovamente, così via.

Con la L. 833 nascono i Distretti come articolazioni delle Unità Sanitarie Locali; con la nascita dell’Asrem che unifica le 3 Asl precedenti le quali, a loro volta, avevano sostituito le Usl si ha la suddivisione del Molise in 4 Zone (per inciso di dimensioni eterogenee delle quali la più piccola era Agnone con 13.000 abitanti e la più grande il Centro Molise con una popolazione dieci volte superiore) con 13 Distretti che poi diventano 7 e, infine, 3 con il Piano Operativo Straordinario 2015-2018.

In effetti era nell’aria la riduzione del numero dei Distretti e contemporaneamente del loro allargamento in termini territoriali da quando si è deciso di eliminare le Zone all’interno di ciascuna delle quali erano raggruppati diversi Distretti. Il Distretto diventa così un po’ più grande di una Zona, in media, e ciò ne fa un organismo di maggiore rilievo che occupa un posto di primo piano nell’assetto della sanità molisana. Esso acquista la medesima dignità che hanno le principali strutture aziendali che sono il Presidio Ospedaliero e il Dipartimento di Prevenzione.

Il Distretto è una articolazione dell’Asrem la quale, a sua volta, ha delle sottoarticolazioni che ci fanno capire come il governo della tutela della salute sia una cosa complessa a seguito delle plurime minacce cui deve far fronte. Le aree di cui si compone il Distretto sono quella del sostegno agli anziani, quella consultoriale, quella dei trattamenti curativi a domicilio, quella del coordinamento con chi è preposto all’interno dell’Asrem alla lotta alle dipendenze (alcol, droga, fumo), alla salute mentale e a qualsiasi aspetto riguardi la prevenzione, ad esempio gli incidenti sui cantieri, la salubrità degli ambienti di vita, l’educazione a corretti stili di vita.

Non basta perché, riprendendo quanto detto poco fa, i fattori che insidiano l’integrità fisica degli uomini sono tantissimi ed hanno ragioni pure di natura sociologica. Bisogna, perciò, creare un fronte molto ampio che comprenda tanto le strutture sanitarie quanto quelle preposte alla sicurezza sociale (usando il termine che usa la legge). Quest’ultima è affidata agli Ambiti Territoriali costituiti dai Comuni ricompresi in quel, appunto, ambito i rappresentanti dei quali sono i componenti dell’organo direttivo. La fusione tra i due interessi, sanitario e sociale, passa attraverso la stretta collaborazione fra il Direttore del Distretto con il Coordinatore dell’Ambito corrispondente e attraverso una programmazione distinta, ma coordinata, delle Amministrazioni comunali riunite nell’Ambito e dell’Asrem del quale il Distretto è una emanazione.

La Regione fornisce gli indirizzi sia per gli intereventi sul sociale con il Piano Sociale sia per le azioni da effettuarsi nel campo della sanità con il Piano Sanitario, pianificazioni con orizzonte triennale che, però, da tempo non vengono aggiornate (nella sanità c’è ora il POS). Dal primo strumento pianificatorio discendono il PdZ, Piano di Zona, dal secondo i PAT, Programma delle Attività Territoriali. Specie quello destinato a risolvere i problemi di coloro che sono in condizioni di disagio, per via del basso reddito, per la situazione esistenziale, per la casa è essenziale il coinvolgimento degli organismi pubblici competenti in specifiche tematiche collegate ad alcuni di questi aspetti, aziende private come quelle per il trasporto collettivo, enti no-profit, associazioni di volontariato, forze sindacali, fino alla cooperazione in agricoltura (con i disabili impegnati nelle coltivazioni).

La legge regionale in materia prevede anche la formazione di piani socio-sanitari che tengono insieme le due programmazioni. Al servizio sanitario regionale, tramite progetti personalizzati cioè a seguito di una valutazione dei bisogni del cittadino fragile, si richiede di occuparsi della riabilitazione che è in continuità con l’erogazione di cure, il recupero dei malati mentali e dei tossicodipendenti, in definitiva la spesa per i trattamenti intensivi; i comparti di lavoro includono quello materno-infantile, psichiatrico, dipendenze da alcol, farmaci e stupefacenti, handicap e anziani. In questa fase della vita si affermano le patologie croniche per le quali i servizi socio-sanitari permettono di evitare il ricovero in ospedale con risparmio per il fondo sanitario.

Francesco Manfredi Selvaggi637 Posts

Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.

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