In farmacia prodotti salutistici e salutari
di Francesco Manfredi-Selvaggi
I secondi sono le medicine, mentre i primi sono di vario tipo dai cosmetici ai dentifrici, alle creme di protezione dal sole. Oggi il farmacista è chiamato a dispensare anche consulenze sanitarie.
Oggi in farmacia si vende sia ciò che è a vista sia ciò che non si vede. Ciò, ovviamente, sta per prodotti i quali quando esposti negli scaffali si acquistano liberamente e quando sono custoditi negli armadi sono vendibili sotto la responsabilità del farmacista con o senza prescrizione del medico. La linea che divide gli uni dagli altri spazialmente è costituita dal banco, al di là del quale ci sono i farmaci, mentre al di qua generi non farmaceutici. Il bancone o banco che dir si voglia è il divisorio tra i clienti e il farmacista. C’è la privacy solo nella vendita dei medicinali, per gli altri non vi è e questo la dice lunga sul loro non essere destinati a risolvere problemi di salute i quali come ben noto sono “dati sensibili”.
Non è che la farmacia soffra di schizofrenia occupandosi di settori merceologici completamente diversi fra loro perché una connessione fra questi esiste avendo una valenza, seppure latamente, sanitaria anche cose che non sono assolutamente medicine, ma che possono concorrere al benessere del corpo, dai dentifrici alle creme solari. All’interno dei farmaci occorre distinguere quelli che richiedono la ricetta medica e il resto per il quale il vaglio è riservato al farmacista, prendi gli antidolorifici, comunque blandi.
Questi ultimi sono i farmaci di gruppo C la cui erogazione non è a carico del Servizio Sanitario Nazionale e, come si è detto, non è su richiesta del medico. Attualmente nelle farmacie è possibile comprare medicinali omeopatici, alimenti comuni che hanno proprietà dietetiche e speciali ad esempio per i celiaci e per i diabetici, cosmetici e, poi, ad esse è demandata la fornitura di bombole di ossigeno per chi soffre di insufficienza respiratoria e altri dispositivi medici e protesici.
Tale pluralità di offerta rende le farmacia dei centri di assistenza sanitaria occupandosi di molteplici cose (tra le quali vi sono la misurazione della pressione sanguigna e del peso corporeo); tale funzione è tanto più importante quando più è piccolo il Comune nel quale la farmacia è ubicata perché qui mancano attività commerciali in grado di assicurare alcune di queste forniture quali le parafarmacie, le farmacie omeopatiche, le erboristerie, le “sanitarie” utili per la dotazione di carrozzelle, letti da decubito e pannoloni, ecc..
Lungo la linea della difesa della salute e dell’igiene sono collocate anche le farmacie veterinarie perché le patologie che colpiscono gli animali spesso sono trasmissibili all’uomo. Dunque le farmacie sono diventate dei presidi sanitari di base in quanto partecipano alla gestione della sanità pubblica, in particolare a livello distrettuale. La questione del quorum demografico per l’apertura di una farmacia fissato nel 1993 va letto non solo come garanzia alla capacità di assicurare un reddito adeguato al suo titolare, ma pure quale atto di pianificazione territoriale del servizio farmaceutico.
In altri termini, si vuole che ogni 5.000 abitanti, e tanti borghi minori molisani non raggiungono tale soglia di popolazione, vi sia una farmacia e la Regione provvede all’integrazione reddituale di chi la conduce qualora i ricavi dallo smercio dei medicinali siano inferiori al reddito previsto. Si tende ad avere una continuità nella distribuzione sul territorio delle farmacie prevedendo anche “armadi farmaceutici” nelle frazioni maggiormente isolate. Nei Comuni dove il Distretto Sanitario ha localizzato il Poliambulatorio, il quale adesso si denomina Casa della Salute, sarebbe opportuno, per la logica della sua integrazione con le attività assistenziali, che qui venisse ospitata la farmacia.
Un farmacista, in definitiva, a pieno titolo protagonista dell’organizzazione sanitaria, al pari delle altre figure professionali, prendi il medico cui in precedenza appariva subordinato e non complementare come invece è ora. La professione medica godeva in passato di una considerazione superiore in quanto per il suo esercizio occorreva la laurea, il Dottore Fisico ottocentesco, al contrario di quella farmacistica per lo svolgimento della quale bastava un diploma di idoneità, seppure conferito dall’Università. La farmacia nelle epoche antecedenti era a cura di monaci e trovava sede nei conventi, vedi il monastero si S. Maria delle Grazie a Campobasso; va considerato, però, che a quel tempo pure la scienza medica era su base empirica.
Piuttosto che farmacia si trattava di officina farmaceutica in cui avveniva la produzione di farmaci. È con il periodo napoleonico con le idee illuministiche che informano l’azione di governo comincia a prendere piede l’interesse per l’igiene collettiva ed è in questo momento che si hanno radicali riforme tendenti a migliorare la salubrità degli abitati. Si incrementa il verde cittadino, vengono creati i cimiteri e nascono, appunto, le farmacie: se i primi due interventi citati si collocano sul fronte della prevenzione, la tutela della qualità dell’aria, il terzo, invece, rientra nel campo delle cure.
Occorre attendere i nostri tempi affinché la farmacia acquisti funzioni in materia preventiva, lo si ripete, inserendosi nell’insieme delle componenti del servizio sanitario regionale. Quello farmaceutico è l’unico settore del sistema della sanità pubblica che è affidato ad un soggetto privato. Pur se condotto privatamente rimane un servizio pubblico per cui oggetto di disciplina ministeriale che impone le regole da seguire, lasciando libero il farmacista unicamente nella parte riguardante l’offerta dei prodotti collaterali, tanto ciò che definiamo salutistico (un esempio diverso è lo spazzolino da denti) quanto, ci sono casi, i giocattoli per neonati.
Francesco Manfredi Selvaggi637 Posts
Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.
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