Meglio 1 ASL che 3

di Francesco Manfredi-Selvaggi

L’Asl unico da noi si chiama Asrem e ingloba le 3 precedenti Asl di Termoli, Isernia e Campobasso. Attraverso l’unificazione si ottiene un miglioramento dei servizi oltre che economie gestionali.

Si è avuto un percorso che ha portato ad una progressiva riduzione degli organi di governo della sanità locale e con essa ad una trasformazione della loro natura, sconvolgendo l’impianto originario della Riforma Sanitaria varata nel 1978. Con il tempo le10 Unità Sanitarie Locali sono state ricomprese in un’unica Azienda Sanitaria Locale, denominata qui da noi Azienda Sanitaria Regionale Molisana proprio perché estesa all’intera regione. L’Asrem nasce dalla fusione di 3 precedenti Asl venendo a questo modo a ricomprendere tutto il Molise, ma nonostante ciò la grandezza che ha raggiunto in termini di popolazione servita rimane al di sotto della dimensione ricorrente delle Asl italiane (il bacino d’utenza usuale è di 45.000 abitanti, mentre noi siamo poco più di 300.000).

Non ha, dunque, lo stesso significato l’unificazione delle Asl che si è avuta nelle Marche di quella molisana e a tale proposito è opportuno aggiungere che non è detto che sia sempre positivo accrescere una Asl, facendole superare il limite demografico medio indicato prima, perché si potrebbe innescare il fenomeno, questa volta negativo, del gigantismo aziendale il quale è causa di criticità gestionali. Rimanendo alla comparazione con il caso marchigiano va sottolineato che lì la decisione di ricondurre ad una sola le precedenti Asl non si è misurata con il problema del Piano di Rientro il quale “detta” l’agenda della sanità nostrana.

Vi è la coincidenza temporale, sono entrambi del 2005, tra l’entrata del Molise nel regime di Rientro finanziario dal debito sanitario e la creazione dell’Asrem. Precisiamo ora, forse è utile, che non si è trattato di incorporazione delle altre Asl nell’azienda più grossa che era quella di Campobasso e neanche di scelta autonoma delle varie Asl di voler, se non arrivare a dar vita ad un nuovo soggetto, a consorziarsi fra loro, bensì di una decisione dell’ente Regione. Quindi, la decisione dell’accorpamento è stata effettuata dal livello istituzionale sovraordinato, in qualche modo esso è calato dall’alto e cioè non é avvenuto spontaneamente.

Si è avuto, come si è accennato all’inizio, anche un cambiamento della, per così dire, ragione sociale con l’entrata in vigore del decreto legislativo n. 502 delle entità preposte alla gestione della sanità pubblica e ciò non solo sul nostro territorio, ma in ambito nazionale. È bene mettere in risalto che l’aggregazione è frutto di determinazioni prese a scala regionale, mentre il rivolgimento della mission delle strutture sanitarie è dipeso da atti governativi. Da ora in poi, saremo di fronte ad aziende non più ad organismi associativi quali erano le Usl.

In quanto soggetti di tipo aziendale le Asl sono svincolate dal potere politico, se non per la nomina dei vertici, con sostanziali differenze, pertanto, dalle Usl presiedute da rappresentanti dei Comuni. Tale fatto garantisce l’autonomia che, invece, non è prevista per l’operato delle Usl le quali dovevano confrontarsi con le istanze di varia natura provenienti dalle comunità (ad ogni modo riferite al tema della salute). Nelle Usl si aveva l’integrazione statutariamente, tra l’assistenza sanitaria e quella sociale che attualmente costituiscono competenze distinte che rientrano in sfere istituzionali diverse.

Alla luce di quanto appena detto ed in riferimento al processo descritto in precedenza che ha condotto allo sfoltimento degli enti deputati alla sanità fino a ricondurli ad unità si ritiene di dover porre in evidenza che, se si considera che le Usl valevano doppio perché impegnate tanto sul fronte preventivo e curativo quanto su quello sociale e che la loro soppressione ha portato alla formazione di un sistema organizzativo unitario preposto al sociale, allora è facile constatare che non è stato poi così drastico il taglio eseguito sul vecchio apparato, cioè la Usl.

Se immaginiamo la Usl come un albero da cui si dipartono due rami, l’uno votato al mondo sanitario e l’altro a quello sociale i quali necessariamente devono stare insieme perché l’azione assistenziale di carattere sociale contribuisce all’opera terapeutica, e se non vogliamo che sia una pianta tronca la quale rischia di deperire, allora, ci dovrà essere qualcuno che si occupi, o meglio, occupi la casella lasciata vuota del sociale.

Questo qualcuno è il Distretto Sanitario in verità già presente nelle Usl e, in seguito, traslocato nelle Asl al cui interno esso occupa un posto di notevole rilievo per permettere di conseguire l’obiettivo di collegare il sanitario con il sociale. Passiamo a vedere un’altra faccia dell’argomento trattato che è quella della resistenza alla soppressione delle attrezzature per la salute da parte della popolazione del posto, poiché, di certo, ad ogni Asl corrispondeva un ospedale. Non era scontato che eliminando una Asl si sarebbe automaticamente eliminato un presidio ospedaliero eppure ciò è avvenuto o in corso di avvenire in svariati casi (Venafro, Larino e, in un futuro, Agnone).

È inutile cercare una logica in ciò e, anzi, la razionalità non esclude che ad una sola Asl possano corrispondere più ospedali, vedi l’Asrem. I tre poli ospedalieri di Isernia, Termoli e Campobasso non sono tre episodi a sé stanti facendo parte di un’unica rete in cui quello del capoluogo regionale svolge il compito di hub, ovvero di perno, e gli altri due di spoke (raggi, continuando ad usare una metafora ciclistica): è il modello di funzionamento dell’assistenza ospedaliera indicato nello specifico decreto ministeriale del 2015.

Francesco Manfredi Selvaggi637 Posts

Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.

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