Parco del Matese: il manifesto di Coldiretti Molise a tutela degli agricoltori
di Federazione Regionale Coldiretti Molise
Subito creazione di un distretto del cibo biologico
Il Ministero dell’Ambiente sta lavorando alla stesura del Decreto di istituzione del Parco Nazionale del Matese con il quale verrà tecnicamente definito il perimetro territoriale del Parco e le cosiddette norme di prima salvaguardia. Essendo questo, secondo Coldiretti, un momento cruciale per il territorio e per le comunità interessate, Coldiretti Molise ha redatto un documento che ha inviato a tutti i Sindaci della regione al fine di sensibilizzare Enti, Associazioni ed Istituzioni a condividere una linea di pensiero e costruire un unico percorso partecipato da sottoporre al Ministero dell’Ambiente.
“Purtroppo – si legge nel Documento di Coldiretti – le esperienze realizzate in altre parti del territorio nazionale, con l’istituzione di nuovi Parchi, ci convincono della necessità che la partita non possa essere lasciata completamente nelle mani del Ministero dell’Ambiente, senza una convinta concertazione. Ci riferiamo, in particolare, al fondato timore di dover registrare forti limitazioni delle attività, in genere, ma soprattutto, per quanto ci riguarda più da vicino, dell’agricoltura. Siamo, pertanto convinti – prosegue il Documento – che l’agricoltura debba continuare ad essere una delle principali fonti di lavoro, di identità e di reddito delle popolazioni locali” e poiché dal momento del decreto istitutivo a quello della disponibilità del Piano, ovvero il documento programmatico che conterrà tutti i dettami a cui bisognerà attenersi, potranno passare anche degli anni, “Coldiretti non può accettare l’idea che fino ad allora ogni agricoltore operante nel Parco diventi un potenziale trasgressore, continuamente indagato e vessato da impedimenti o, peggio ancora, un ostaggio”.
Leggendo i decreti istitutivi degli altri Parchi, particolarmente nei punti dove si parla della prima lista di divieti, si evince che dall’oggi al domani, improvvisamente, l’agricoltore non può più fare quello che faceva prima, anche cose di normale gestione, come la manutenzione di una strada poderale o il rifacimento di un fienile o portare le mandrie al pascolo. Tutto deve essere preventivamente autorizzato, previa verifica della compatibilità con l’intento di protezione dell’area e addirittura, per quanto riguarda il pascolo, occorre la presentazione preventiva di un “progetto”. Quindi, “se l’Ente Parco non è stato creato e non c’è ancora il Piano del Parco – prosegue il documento – cosa farà nel frattempo l’agricoltore? Congela tutto? Non può più lavorare in termini imprenditoriali? Si ferma?! Gli unici a scorrazzare liberamente, senza autorizzazioni, saranno i cinghiali? che continueranno a provocare danni alle colture e a distruggere la stessa biodiversità che si vuole preservare?”
“I divieti e i vincoli per l’agricoltura – sostiene Coldiretti nel suo Documento – vanno definiti e redatti insieme alle popolazioni del Parco e devono prevedere una congrua gradualità di applicazione con un’esatta valutazione degli effetti negativi che si andrebbero a determinare nell’arco temporale che intercorre tra la prima istituzione e la definitiva adozione del Piano del Parco, pena una drammatica contrazione con ulteriori negativi effetti sull’abbandono, lo spopolamento, l’impoverimento delle nostre terre”.
Accanto a queste forti preoccupazioni, Coldiretti lancia anche proposte e suggerimenti; una di queste è la creazione, all’interno del Parco, di un Distretto del cibo ‘biologico’, che possa eventualmente nascere ed operare prima della istituzione degli organi del Parco. L’idea che Coldiretti auspica possa perseguirsi, è dunque quella di lavorare alla nascita in tempi rapidi di un Distretto Interregionale che comprenda l’intero territorio del Matese (parte molisana e parte campana) e che non solo sia coincidente con l’Area Parco ma che, pragmaticamente, possa includere i comuni che per omogeneità e congruità produttiva, possano essere ricompresi in una simile aggregazione. In questo modo, il Parco assolverebbe ai suoi compiti principali, ovvero la tutela della natura e della biodiversità, mentre il Distretto si potrà occupare della pianificazione e gestione di tutte le attività economiche e sociali, a partire ovviamente dall’agricoltura.
Mentre, infatti, l’ente gestore dell’Area Protetta (ente Parco) riceve e gestisce i finanziamenti provenienti, specificamente per il proprio compito di conservazione, dal Ministero dell’Ambiente, il Distretto ricerca attivamente, riceve e gestisce finanziamenti da qualsiasi Ente: Nazionale, Regionale od Europeo. Dunque l’invito che Coldiretti rivolge ai vari soggetti interessati è di arrivare rapidamente alla costituzione di un Comitato Promotore, soggetto preliminare indispensabile per arrivare alla creazione del nuovo Organismo Distrettuale.
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