Tanta spiaggia tanti edifici

di Francesco Manfredi-Selvaggi

Il numero di fabbricati è sicuramente maggiore quando l’arenile è più lungo potendo ospitare una quantità superiore di bagnanti. Così abbiamo che Campomarino è il centro turistico estivo principale della costa molisana.

Nel Molise le tipologie di insediamenti balneari sono almeno cinque. Essi si differenziano oltre che per le caratteristiche degli aggregati edilizi anche per le dimensioni. Partendo da nord troviamo un comprensorio abbastanza ampio di lottizzazioni turistiche chiamato on un nome accattivante Costa Verde. Segue la Marina di Petacciato la quale ha un carattere pioneristico con un’edificazione assai limitata.

Si giunge, quindi, a Termoli in cui si riscontrano due diversi tipi di nuclei sorti per il turismo marino, l’uno a settentrione dell’abitato, ma contiguo a questo e che in parte si fonde con la sua periferia (conosciuto come Lungomare Nord), l’altro a meridione in cui, subito dopo una zona residenziale a bassa densità che in estate ospita anche i bagnanti, vi è un’agglomerazione spontaneistica di case, all’inizio casotti provvisori che via via si sono trasformati in volumi stabili; per questa ragione la località Rio Vivo è stata riconosciuta e “perimetrata” come “insediamento abusivo”.

Infine c’è Campomarino Lido, autentica gemmazione a valle del borgo di origine medioevale posto sulla collina. Esso è connotato dalla monocoltura turistica essendovi solo abitazioni stagionali, per lo più palazzine con poche villette e nessuna villa di lusso: rispecchiano la composizione sociale dei frequentatori che sono appartenenti alla classe media e in genere famiglie. Gli alberghi sono in numero limitato, al soggiorno alberghiero essendo preferita la vacanza in appartamento, spesso di proprietà; vi è stata nei decenni passati una autentica corsa da parte dei molisani e anche dei pugliesi all’acquisto di un alloggio qui, la “casa al mare”.

Campomarino Lido ha soppiantato Termoli nelle preferenze per le vacanze marine, non solo perché nella cittadina adriatica gli spazi per altre iniziative edilizie sono ormai esauriti, ma perché ora si cercano zone tranquille nonostante che esse non offrano le medesime opportunità ricreative di un grosso centro. Il Lido di Campomarino non nasce lì a caso essendo legato alla presenza della stazione ferroviaria con il treno che è stato un mezzo di trasporto privilegiato dei ceti popolari. È, del resto, quanto è successo lungo tutto l’Adriatico, dalla Romagna al Molise, dove le «riviere» sembrano assomigliarsi un po’ tutte, quasi che si tenda ad una omologazione del modello insediativo rivierasco.

Campomarino Lido segue tale schema, non il resto dei siti marittimi molisani che smentiscono vi sia un’omogeneità assoluta. Tornando allo scalo ferroviario c’è da dire che esso c’è pure a Petacciato che, però, non ha avuto uno sviluppo analogo a quello di Campomarino Lido la cui crescita, perciò, va attribuita anche ad altre motivazioni oltre a quella della fermata del treno. Tra queste vi è l’estensione del suolo per l’espansione urbanistica che a Petacciato non c’è perché la strada è vicina al litorale. È quella stessa strada, la statale n. 16, che ha favorito sul lungomare di Termoli la costruzione di residence proprio a ridosso della battigia, fungendo qui da opera di urbanizzazione.

A Petacciato, invece, sarebbe stato necessario un piano di lottizzazione che avrebbe dovuto prevedere le infrastrutture viarie per servire i lotti, operazione, come è facile riconoscere, ben più complessa di quella richiesta agli imprenditori edili a Termoli attestando i fabbricati direttamente sulla S.S. n. 16. A Petacciato il tema della strada in relazione alle prospettive di crescita turistica, la quale, lo abbiamo detto, è ad uno stato embrionale, è cruciale.

Infatti la statale nell’agro di questo comune è ancora tale, mentre in quello di Termoli è stata declassata diventando una via urbana: la conseguenza è che il traffico che la interessa è tanto e, pur essendo ora regolato da un semaforo rende arduo il suo attraversamento da parte dei turisti che alloggiano nelle case di villeggiatura poste dall’altro versante dell’arteria di comunicazione. Una breve annotazione relativamente al tratto di statale rientrante nella viabilità cittadina termolese dopo la realizzazione della tangenziale che convoglia i mezzi su un asse esterno all’agglomerato insediativo che è la seguente: essa determina non la formazione di un waterfront come succede altrove in quanto il lungomare (l’ex statale) che, appunto, da un lato costeggia il mare, da quello opposto non è affiancato da un fronte continuo di edifici impossibili da installare data la presenza della falesia.

Ritornando per un momento a Petacciato si aggiunge che se la strada è di ostacolo per chi vi villeggia (si ricorda che i complessi abitativi stanno a monte della statale) essa stimola il turismo pendolare, una componente significativa dei flussi turistici estivi. La pendolarità è anche tra il luogo in cui si è trovata la sistemazione alloggiativa e lo stabilimento balneare e ciò succede nel lungomare nord di Termoli per la questione appena esposta che vi è il costone roccioso alle sue spalle il quale impedisce l’edificazione; per i pendolari l’esigenza sono i parcheggi che si è provveduto a creare sfruttando anche il sedime di quel grande viadotto demolito poiché considerato un ecomostro.

In definitiva i bagnanti possono raggiungere la spiaggia a piedi solamente a Campomarino. La strada e la ferrovia spesso corrono affiancate e in questi tratti lo scavalco diviene maggiormente problematico e lo dimostra la lunghezza dei tempi per individuare la soluzione progettuale ottimale per congiungere le due parti di Campomarino; dopo un po’ lasciata quella località e andando verso sud i binari si separano dall’arteria viaria e bordeggiano il bagnasciuga costringendo le persone che soggiornano nei campeggi attrezzati sotto la pineta litoranea a sfruttare quale accesso al mare sottopassi di fortuna (i fossi scavalcati dalla strada ferrata).

Indubbiamente è una situazione migliore quella in cui è la carreggiata stradale, in quest’unico fascio infrastrutturale composto da binari e sede carrabile, ad essere disposta a contatto con il litorale. Sono, problematiche ricorrenti lungo la costa adriatica che è prevalentemente una costa bassa la quale, per la facilità di realizzazione delle arterie in quanto pianeggiante, è stata sfruttata per unire la Penisola.

Francesco Manfredi Selvaggi645 Posts

Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.

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