Sul cielo molisano è piovuta una manna mediatica. Un tesoretto che stiamo rischiando di perdere
di Giuseppe Tabasso
Mentre i molisani continuavano a commiserarsi spiritosando sulla loro inesistenza, il New York Times ha fatto piovere sulla loro regione una manna promozionale da lasciare tutti increduli e a bocca aperta, Italiani e abitanti del Molise per primi.
“Never heard of Molise? – ha scritto il più diffuso e autorevole giornale liberal del mondo – Don’t be embarrassed. Even many Italians haven’t been to this region”. Mai sentito parlare del Molise? Niente imbarazzi. Perfino molti italiani non sono mai stati in questa regione. Eppure, aggiunge, chi compie un pilgrimage in Molise scopre posti spectacular come the Ndocciata festival in Agnone e poi Campitello Matese, the Swabian castle in Termoli, the Carrese festival an oxcart race through Ururi.
Insomma, una vendemmia di riconoscimenti senza precedenti, un Oscar alla bellezza italiana certificato dal giornale che detiene record di premi Pulitzer. Tutti dunque a elevare al cielo Deo gratias e Sursun corda per questo miracoloso spot mondiale, per di più a gratis.
Eppure sembra che l’inatteso missile americano che ha lanciato il Molise nella stratosfera del turismo, sia già uscito dai radar e non abbia affatto turbato il sonno dell’establishment molisano che se ne sta tranquillo a gestire il tran-tran dell’ordinaria amministrazione e dei suoi penosi equilibrismi interni. Tonino Di Pietro, che vorrebbe condividere con i più rampanti abruzzesi i ritorni economici del Grande Spot americano, ha gettato un sasso provocatorio nelle acque del che fare. Ma sul che fare silenzio assoluto.
Che faranno di questa manna piovuta dal cielo? Spediranno al NYT riconoscenti cassette di scamorze e sfizieserie Molise Food al 620 Eight Avenue, presso la torre trasparente di Renzo Piano? Oppure, da bravi accorti, diffidenti e attendisti molisani, prenderanno tempo aspettando che si facciano vivi un po’ di turisti e poi si vede?
E’ stato ben detto che la bellezza del Molise è “a rilascio lento”, ma sarebbe un disastro se questo rilascio da melatonina riguardasse una strategia di massimo sfruttamento pubblicitario da lanciare subito e a qualunque costo quando il ferro è ancora caldo. Un boom turistico anche piccolo può avere effetti a lungo raggio solo se sorretto da un intero sistema logistico e ricettivo regionale. Intanto però va messa di corsa in piedi una struttura di emergenza promozionale per non disperdere questo prezioso tesoretto. Il momento è magico, ma l’attimo è fuggente e se lo perdiamo andrà solo nel novero delle occasioni perse. perché se non ci si muove subito finisce che il colpaccio mediatico diventa un colpo a salve.
Giuseppe Tabasso367 Posts
(Campobasso 1926) ha due figli, un nipotino e una moglie bojanese, sempre la stessa dal 1955. Da pianista dilettante formò una band con Fred Bongusto. A suo padre Lino, musicista, è dedicata una strada di Campobasso. Il Molise è la sua Heimat. “Abito a Roma - dice - ma vivo in Molise”. Laureato in lingua e letteratura inglese, è giornalista professionista dal 1964. Ha iniziato in vari quotidiani e periodici (Paese sera, La Repubblica d’Italia, Annabella, Gente, L’Europeo, Radiocorriere). Inviato di politica estera per il GR3 della RAI, ha lavorato a Strasburgo e Bruxelles, a New York presso la Rai Corporation e a Londra e Colonia per le sezioni italiane della BBC e della Deutschland Funk. Pubblicazioni: Il settimanale con Nello Ajello (Ediz. Accademia, Roma 1978); Facciamo un giornale (Edizioni Tuttoscuola, Roma 2001); Il Molise, che farne? (Ed. Cultura & Sport, Campobasso 1996); per le Edizioni Bene Comune; Post Scriptum, Prediche di un molisano inutile ( 2006); Gaetano Scardocchia, La vita e gli scritti di un grande giornalista (2008); Moliseskine (2016). In corso di pubblicazione Fare un giornale, diventare giornalisti, Manuale di giornalismo per studenti, insegnanti e apprendisti comunicatori.
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