La vita ai tempi del Covid-19
di Umberto Berardo
Da un po’ in Italia stiamo vivendo momenti difficili per l’allargarsi del Covid-19 definito più comunemente Coronavirus. Tra i Paesi più attaccati dalle infezioni, cerchiamo di difenderci al meglio in attesa che virologi ed infettivologi studino bene la natura del virus, la sua origine e soprattutto le terapie per debellarlo.
Che siamo stati colti impreparati appare fuori da ogni dubbio altrimenti in tempi con un’estensione del fenomeno ancora limitata a qualche Stato, ma facilmente immaginabile in aumento a livello globale, avremmo in anticipo predisposto le indicazioni per i cittadini su uno stile di vita conseguente, le strutture sanitarie adeguate e un’organizzazione della vita sociale, economica e culturale proporzionata al diffondersi della pandemia.
Talora con fretta, in altri casi con indecisioni, di fronte al crescente numero di infettati sono state assunte decisioni politiche che si spera possano frenare l’allargamento del contagio. Di fronte alle difficoltà crescenti per la popolazione è del tutto evidente come a livello nazionale e regionale si abbia la necessità per tutti di remare nella stessa direzione creando le sinergie per ridurre il più possibile i danni e pian piano uscire dall’epidemia.
Intanto le strutture sanitarie pubbliche, che stanno rispondendo con dedizione ed impegno davvero eroici degli addetti, ma sono state fortemente ridimensionate dalle politiche neoliberiste da molti anni, vanno immediatamente rafforzate con un numero adeguato di personale e di posti letto che, se necessario, devono essere requisiti anche nelle strutture private quando queste non li mettono volontariamente a disposizione come già avvenuto per fortuna in taluni centri di cura convenzionati.
Lo stesso accesso ai servizi sanitari dei centri ospedalieri devono essere regolamentati in ragione delle attuali necessità. Sono al momento chiuse le scuole di ogni ordine e grado. Se il provvedimento è comprensibile, è altrettanto vero che il Ministero dell’Istruzione con una tecnologia così sviluppata come quella che abbiamo a disposizione non può lasciare all’iniziativa dei singoli dirigenti delle scuole e delle università l’organizzazione di un’attività didattica on line che sicuramente, predisposta in maniera generalizzata, può mettere in rete tutti gli studenti che oggi sono a casa preda della solitudine e della noia.
Se i collegi dei docenti si collegano attraverso la tecnologia intranet o internet e lavorano subito in tale direzione metteremo un tassello importante per evitare ai ragazzi ed ai giovani di subire danni sul piano educativo, culturale come nel rafforzamento delle abilità personali e dello spirito critico.
Si predisponga al riguardo un piano nazionale e si diano indicazioni ai dirigenti. Anche a livello universitario è possibile seguire la stessa logica sia per le attività didattiche che per l’organizzazione e la discussione delle tesi di laurea. Ciò evidentemente richiede impegno, ma è una strada che in ogni caso va percorsa da subito.
Anche sul piano più largamente culturale è chiaro che la chiusura di cinema, teatri, biblioteche, va compensata con un’offerta a pagamento attraverso tutti i media e gli strumenti tecnologici a disposizione. Se un film non può uscire nelle sale o uno spettacolo non si può mettere in scena in teatro, si deve pensare ad una sua distribuzione su canali a pagamento.
Gli stessi criteri crediamo vadano applicati alle attività sportive di ogni tipo. Sulla stessa linea occorre tenersi a livello economico incrementando, dove possibile, il telelavoro e predisponendo anche nelle aziende sistemi operativi che assicurino in qualche modo l’attività produttiva salvaguardando la salute degli addetti con opportune precauzioni e con adeguati sistemi di protezione.
Sicuramente la sospensione di contributi e imposte come l’erogazione di sostegni economici ad aziende e lavoratori delle aree più esposte al fenomeno possono aiutare imprese e famiglie, ma occorre studiare meccanismi che facciano ripartire la produzione, le attività commerciali e lo stesso turismo che al momento sembra quello più penalizzato.
Infine ci sembra si debba intervenire sul piano della comunicazione impedendo che persone senza alcuna competenza presiedano sistematicamente trasmissioni televisive ed altri canali d’informazione che spesso non sono strumenti utili di indicazioni di stili di vita in tempi di una difficile pandemia, ma solo mezzi confusi di trasmissione di dati spesso errati capaci solo d’ingenerare panico. Diamo allora le comunicazioni e le indicazioni operative alle persone esperte ed agli organi istituzionali e sicuramente faremo un buon servizio ai cittadini.
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