Ex Vietri: il dado è tratto!
In un quadro sanitario nazionale compromesso, nel bel mezzo di una pandemia, il Molise sta vivendo momenti critici, visto che l’emergenza incide su una sanità già precaria. Tante, anzi troppe le ipotesi messe in campo, e tra queste non poteva mancare quella della riapertura dell’ex Vietri di Larino. Tra dichiarazioni ufficiali, facili entusiasmi, ringraziamenti frettolosi e speranze vanificate, l’unica certezza è una grande confusione che acuisce il senso di sospensione e d’insicurezza dei cittadini frentani e dell’intera popolazione molisana.
Il momento eccezionalmente difficile, ha tirato fuori tutta la fragilità della nostra regione, anche per l’ondivago andamento delle decisioni prese al vertice. Dunque, è giunto il momento di fare chiarezza e riflettere sugli ultimi accadimenti legati all’emergenza.
Dopo la chiusura del San Timoteo di Termoli, i sindaci del Basso Molise, compresa tutta l’amministrazione comunale frentana, per difendere l’ampio territorio rimasto orfano di un punto di riferimento sanitario, hanno iniziato a premere sul Ministero della Salute e sul Governatore Toma, per la riapertura del presidio frentano, ottenendo la promessa che, in caso di grave emergenza, l’ex Vietri sarebbe stato riaperto.
La notizia, però, deve essere stata travisata, perché è iniziato il tam tam sui social con alcuni post che lasciavano intendere una riapertura certa della struttura, ma senza specificare le modalità tramite le quali essa sarebbe avvenuta. Qualcuno, addirittura, ha “festeggiato” l’imminente ripristino dell’attività ospedaliera. Da qui è stato tutto un susseguirsi di proposte giunte da esponenti politici e non. Addirittura, dal vicino Abruzzo, un politico di spicco ha scritto al Presidente Conte, prospettando possibili soluzioni per fronteggiare l’emergenza. Ci si chiede perché un esponente politico di un’altra regione abbia preso posizione su una situazione così distante da casa sua.
Ad un certo punto, anche il Neuromed ha avanzato la sua proposta mettendo a disposizione personale e macchinari per una eventuale riapertura del presidio.
Insomma, tante ipotesi, notizie date per certe, comunicati eclatanti e sensazionalismi spenti nell’arco di poche ore, per giungere alla decisione definitiva, pare del Direttore Generale, di utilizzare l’ex Vietri per accogliere otto anziani, nel frattempo ridottisi a sei, provenienti dalla Casa di Riposo di Cercemaggiore. Gli ospiti sono stati accolti all’ex Vietri insieme agli operatori della struttura di provenienza, in un’ala libera e appositamente dedicata a loro.
Dunque, nessuna riapertura del presidio com’era prevedibile, ma una sorta di soluzione alquanto strana e senza alcun senso. Non si tratta di pazienti bisognosi di cure lievi, ma di ospiti di una struttura per anziani dove è scoppiato un focolaio di Covid che ha fatto divenire Cercemaggiore zona rossa.
A tutti gli ospiti è stato fatto, tempo fa, un tampone risultato negativo, è vero, ma è chiaro ormai che si può divenire positivi anche nei giorni successivi. Allora, è stato eseguito un altro tampone prima del trasferimento? Al di là di questa preoccupazione lecita, è proprio incomprensibile la scelta. Perché anziani non bisognosi di cure sono stati trasferiti a Larino? Non potevano rimanere nella struttura di appartenenza?
Dopotutto, Larino, rispetto al Covid è ancora zona franca, e allora è comprensibile l’apprensione della cittadinanza e degli stessi operatori del presidio, che temono qualche risvolto negativo. Inoltre, Larino ospita una RSA che si sta cercando di proteggere in tutti i modi. Certo, chi ha messo in atto questa soluzione, insieme a chi l’ha avallata, si è preso una grande responsabilità.
Una vicenda dai contorni poco chiari su cui aleggia un malcontento generale, perché, sfumata l’ipotesi di una vera riapertura a cui pure molti ingenuamente avevano creduto, questa alternativa ha lo strano sapore di un “contentino” o anche di un favore fatto a qualcuno. Ormai, tutto è compiuto e nessuno ha mosso un dito. Tante chiacchiere e tante letterine a Babbo Natale, ma nessuna azione concreta.
Almeno diciamo le cose come stanno: questa non era proprio l’occasione di porre in atto mosse strategiche pensando a consolidare le proprie posizioni. Se neppure una pandemia ha fatto riflettere, se ancora una volta l’ex Vietri è divenuto merce di scambio e pretesto per mettersi in vetrina, allora ogni ipotesi per una eventuale riapertura rimane un’utopia. Eppure, sono giunte anche proposte valide, improntate su una programmazione puntuale, che potevano essere accolte e messe in pratica, invece è stato solo venduto fumo. Questo era il momento di giocare in difesa, tutti uniti, e non in attacco!
Anna Maria Di Pietro90 Posts
Nata a Roma (Rm) nel 1973, studi classici, appassionata lettrice e book infuencer, si occupa di recensioni di libri e di interviste agli autori, soprattutto emergenti.
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