Quando tutto questo sarà passato…
Il dibattito su “Il Molise dopo il coronavirus” si arricchisce con l’intervento del nostro Carmine Mastropaolo, Segretario Generale della Uiltrasporti Molise
In effetti, caro padre Giancarlo Bregantini, nell’enciclica “Laudato Si” di Papa Francesco c’è tutto! C’è tutto quello che servirebbe per addrizzare quella scalcagnata baracca che è il mondo in cui oggi viviamo. Un sunto perfetto della “ricetta” c’è anche nei bellissimi ed appassionati contributi di chi mi ha preceduto.
Io ammetto di non avere i mezzi di chi mi ha preceduto per raccontare il mondo, l’Italia o il Molise ai tempi del coronavirus. Non lo dico per falsa modestia, ma lo dico perché così mi hanno insegnato. Alla mia formazione un poco hanno contribuito i miei genitori, peraltro molto indaffarati a far quadrare il bilancio, o meglio a sbarcare il lunario, ma tanto ha contribuito la mia “educazione stradale” in uno dei quartieri più “difficili” durante gli anni del boom economico campobassano.
Sto scadendo nel racconto intimo e personale perché per me è l’unico modo di rispondere all’invito di Antonio Ruggieri a scrivere un pezzo in tempi di quarantena. Esordirò dicendo che sto lavorando tanto (da remoto) come sindacalista e a mezzo servizio come ferroviere. Il calendario dell’impegno sindacale è dettato dalla miriade di esami congiunti per l’accesso alla cassa integrazione o ai fondi di categoria, che riguardano decine di aziende e centinaia di lavoratori, operazioni delicate che richiedono studi delle tante (troppe!) comunicazioni che arrivano dall’INPS, dalla Regione, dal Governo.
La cosa positiva delle videoconferenze è che si può fumare. Fumo tanto, denotando una imbarazzante mancanza di rispetto per le prime vie aeree e per l’apparato respiratorio in genere, sconsigliabile in tempi di coronavirus, ma darci dentro con questo viziaccio dipende dal fatto che ho i nervi a pezzi e sono arrabbiatissimo con tutta questa miriade di consulenti del lavoro ed avvocatucchi che rappresentano ricchi e benestanti imprenditori (incapaci) che non hanno mai riconosciuto il sindacato, che ne hanno sempre screditato l’operato e che non perdono occasione per affermare nei loro consessi che se ne potrebbe fare anche a meno e impongono queste reazionarie teorie ai loro dipendenti, operazione peraltro facilissima in tempi di mancanza di lavoro, quindi condivido appieno il grassettato di Gino Massullo riguardo alla rivitalizzazione del ruolo di rappresentanza e di mediazione degli interessi dei corpi intermedi.
Ebbene ora tutti questi gran cornuti (licenza concessa per chi è nato e cresciuto al quartiere CEP) riconoscono l’esistenza del sindacato solo per accedere a quel fiume di danaro che è arrivato e mi auspico arriverà per ridurre il danno causato dalla pandemia.
Il destinatario finale di questi aiuti dovrebbe essere il lavoratore che ha visto decurtato in maniera importante il suo salario, ma son sicuro che tante risorse saranno intercettate dai cornuti di cui sopra e non equamente ridistribuite. Toccherà vigilare, perché non possiamo solo scandalizzarci del contenuto delle famose telefonate intercettate dopo il terremoto dell’Aquila.
In questi giorni di “soggiorno obbligato” trovo sollievo con la musica e con i libri, perché la televisione mi angoscia quando si tratta di notiziari e programmi di approfondimento e mi fa venire l’orticaria quando mi devo sorbire gli spot pubblicitari. Io ho già ammesso di avere i nervi a pezzi, ma non trovate che siano scandalosamente fuori luogo le réclame di questi tempi? Io le trovo patetiche e finanche di cattivo gusto.
Mi ha deluso tantissimo un mio (ormai ex) mito: Alex Zanardi, che sarà pure sotto contratto ma potrà anche permettersi di pagare una penale, che fa la pubblicità ad una marca di automobili. Vi immaginate un mondo senza pubblicità? Sono convinto che saremmo tutti migliori.
Le dinamiche (e la carognaggine) della “bestia” di Salvini sono le medesime di chi progetta pubblicità. Dell’offerta televisiva attuale tollero solo film e, qui mi ritrovo con padre Giancarlo, intrattenimento di comici. Riguardo al ritrovare la casa, dico che quando questa è piccola di superficie e alta di densità, sarà pure centro e cuore della nostra vita, però crea scintille che sarebbe meglio evitare in presenza di miscele esplosive, non vorrei ripetermi ma l’ho constatato nella mia infanzia quando le famiglie erano un tantino più numerose e qui ritiro in ballo Gino Massullo ed un suo grassettato sull’importanza di ritornare nelle strade e nelle piazze che condivido appieno e credo che dopo tutta questa astinenza forse tornerà questa esigenza sociale.
Il problema delle carceri è paragonabile a quello dei malati in corsia, entrambi soffrono l’assenza dei propri cari e sono nelle mani di estranei, e tutti conosciamo quella leggera scossa che ci pervade quando il nostro corpo sfiora quello di un estraneo. Si sarebbe potuto sopperire a questi due non indifferenti problemi con una efficiente rete telematica, ma in Italia le innovazioni tecnologiche patiscono la conclamata disonestà di chi ci amministra.
Altro che G8, G15 e G16, in fatto di miglioramento della nostra qualità della vita, derivante dalle opportunità che la rivoluzione digitale produrrebbe, la nostra posizione nelle classifiche mondiali ci vede in posizioni a tre cifre, un gran peccato in questi tempi di abbracci virtuali. Io saprei anche chi carcerare su questi argomenti, ma di questi tempi ho i nervi a fior di pelle e sono sull’orlo di una crisi di nervi, quindi riconosco di non essere giudice imparziale.
Comunque, nonostante il mio deficit di obbiettività, di una cosa son sicuro, quando tutto sarà passato il mondo sarà per forza di cose diverso da quello che conosciamo e dovremmo convenire sul fatto che è tempo di agire, di rimediare, come si fa dopo un trauma e, visto che il trauma è collettivo, auspico un agire diffuso, collettivo appunto. Quindi daje con i pregiati germogli di padre Giancarlo e del suo Capo.
p.s. chiedo scusa al lettore per qualche termine e qualche concetto poco urbano, ma in questi tempi trascorsi agli arresti domiciliari pieni di sonnellini a singhiozzo non faccio altro che sognare la mia infanzia e la mia adolescenza, ed in quel periodo vi assicuro che di bon ton non parlava nessuno. Sono certo che mi comprenderete e scuserete perché, tranne i cornuti di cui sopra, siamo tutti più buoni, speriamo solo che lo saremo per sempre!
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