I sacri Monti a Campobasso

di Francesco Manfredi-Selvaggi

Niente a che vedere con quelli di Oropa e Varallo Valsesia, innanzitutto perché qui di “monti” ve ne è uno solo, il Monte Sant’Antonio nonostante venga chiamato al plurale. Esso ha indubbiamente un alone di sacralità, sia religiosa che laica, essendovi il Santuario di S. Maria del Monte e il Viale delle Rimembranze con il Sacrario.

La Collina Monforte è un concentrato di duplicità a cominciare da quella di un versante costruito, il lato occupato dai fabbricati del centro storico, e uno non utilizzato se non per realizzarvi cave da cui estrarre pietre necessarie per edificare le case nel fronte opposto del colle. Ciò che si è descritto appare come una differenziazione semplicemente funzionale, ma vi sono altri tipi di doppiezza che hanno significati più profondi.

Uno di questi è relativo al valore ambientale perché su una faccia esso è legato all’interesse culturale (l’agglomerato antico con le sue chiese medioevali e le fortificazioni) e, invece, su quella che sta alle sue spalle le valenze sono naturalistiche, tanto che quest’area è stata inclusa tra i Siti di Interesse Comunitario. Vi sono, poi, due distinte sacralità, per le quali esso è particolarmente significativo nella coscienza collettiva: la prima è legata al culto mariano che fa riferimento al santuario di S. Maria del Monte, la seconda è relativa alla devozione verso i caduti della Grande Guerra.

Ognuna di queste celebrazioni, della Madonna e dei morti per la Patria, richiede un proprio percorso, per così dire, di iniziazione i quali hanno come meta, entrambi, la cima del Monte Sant’Antonio. La percorrenza di avvicinamento alla chiesa può essere considerato la Via Matris, quella di introduzione al Sacrario dei periti nelle vicende belliche del 15-18 è il Viale delle Rimembranze. Un duplice, sempre questo concetto, cammino come si vede.

Le “pietre miliari” della Via Matris sono le stazioni della Via Crucis, bassorilievi in bronzo, quelle del Viale della Rimembranza gli alberi ognuno dedicato ad un militare deceduto, il cui nome è apposto in una targhetta: anche per tale aspetto si può parlare di doppio, il senso generale di ciò che avviene su questa emergenza montuosa. Non sono doppioni, però, le piante che fiancheggiano i camminamenti in quanto, nonostante siano sempre conifere, la specie del Viale delle Rimembranze è quella dei pini marittimi che con la loro caratteristica chioma ad ombrello si differenziano, piuttosto vistosamente, dalle varietà impiegate per il rimboschimento dei pendii avvenuto circa 50 anni fa.

Seppure scelte per ragioni di riforestazione queste essenze vegetali insieme a quelle che affiancano il Viale delle Rimembranze, lo si ribadisce della stessa famiglia, ben si addicono al luogo perché sempreverdi che deve ispirare il sentimento della perennità. Si coglie una duplicità, questa volta non all’interno della Collina Monforte, bensì a livello cittadino nel ricordo dei soldati che hanno perso la vita nel primo conflitto mondiale.

Infatti la loro commemorazione si sdoppia (nota bene, ha la medesima radice di doppiezza) perché è a valle, ai margini del Borgo Murattiano, quindi nel cuore della città, che vi è il Monumento ai Caduti il quale non porta l’elenco dei morti, per conoscere i nomi dei quali occorre recarsi sull’altura. In ogni comune molisano, come del resto stabiliva la legge speciale relativa alla celebrazione della Vittoria (nome che viene dato alla piazza campobassana in cui sorge), vi è un’opera scultorea simboleggiante il sacrificio compiuto dall’esercito, la quale nel capoluogo regionale è un obelisco istoriato con le gesta, stilizzate, delle varie armi, un emblema il quale, non fosse che per la sua longevità, risalendo alla civiltà egizia, è la massima espressione del culto della morte.

Nel resto degli insediamenti urbani la statua, sia essa un fante (frequentemente) sia essa l’immagine dell’Italia (es. a S. Massimo), sul cui piedistallo sono apposti i nomi delle persone cadute nelle battaglie, non deve stare isolata per la normativa cui si è accennato, ma circondata da esemplari arborei i quali sono dedicati a ciascuno dei combattenti scomparsi.

Occorreva, in altri termini, istituire il Parco delle Rimembranze (è rimasto a Capracotta mentre a S. Giuliano del S. lo si sta ripristinando), spazio verde dove poter meditare in tranquillità sull’attaccamento patriottico di coloro che hanno combattuto, mettendo in pericolo l’esistenza, per la Nazione. L’obelisco è posizionato in un aiuola a forma di cumulo, che rimanda a quel che si faceva nell’antichità nelle sepolture di uomini valorosi (vedi il Mausoleo di Augusto a Roma).

Il punto in cui è ubicato l’obelisco è il posto con il maggior flusso di traffico cittadino, il meno idoneo per raccogliersi in riflessione, ben diverso, dall’appartato Viale delle Rimembranze. Ritornando alla questione del doppione troviamo un ulteriore caso, adesso compreso nella zona terminale del colle che sovrasta il nostro abitato, ed è quello dell’accostamento tra Viale delle Rimembranze e Sacrario. Il Viale oppure, normalmente, il Parco stanno vicino al monumento e questo è l’unico esempio nella regione di continuità, sarebbe meglio affermare di funzionalità del Viale alle tombe dei militi in quanto camminamento che introduce ad esse, funzionalità differente a quella cui sono destinati i Parchi di conferire intimità alle statue evocative del martirio dei soldati al Fronte.

Di eccezione in eccezione e spostando le ricerche della duplicità a scala regionale, vediamo che solo qui vi sono i corpi, non solo i nomi, dei caduti e l’unico parallelo possibile per tale aspetto, cioè il suo “doppio”, è il Cimitero Francese di Venafro; oltre che nella disposizione dei sepolcri che in quest’ultimo sono a terra come usuale in un camposanto, contrariamente a Campobasso dove le salme sono custodite in seno al castello del Conte Cola, il che tanto contribuisce a nobilitarle, è un omaggio a questi eroi, Venafro si distingue da Campobasso poiché si tratta di militari che caddero in una battaglia, quella di Montecassino, svoltasi non distante da lì e invece nel maniero di Monforte sono stati trasportati i resti di individui che morirono in accadimenti bellici avvenuti molto distante, sulle Alpi.

Si è obbligati a sottolineare che i soldati che giacciono nel cimitero venafrano non possono essere pianti dai propri familiari i quali risiedono in Francia, mentre quelli che stanno nel Sacrario campobassano possono ricevere il tributo d’affetto dei loro discendenti e della intera collettività della terra natia.

La loro presenza nel paese di origine da una parte è fonte, nello stesso tempo, di orgoglio nazionale e locale e dall’altra parte costituisce una consolazione per i parenti che possono toccarne le lapidi, portare un fiore. Il ricordo, di certo, con gli anni va scemando riducendosi al giorno del IV novembre, in cui fu proclamata la vittoria ed è necessario, come è avvenuto nel centenario della fine del conflitto, reinverdire la memoria di quella grande tragedia che fu la I Guerra Mondiale, un monito contro tutte le guerre.

Francesco Manfredi Selvaggi645 Posts

Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.

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