Questa sera, ore 19/Come rendere questa surreale Pasquetta meno anomala e “doce doce”

Buona Pasquetta e, come si dice dalle nostre parti, “Buona Pasqua fatta”.

Queste festività oggi così anomale e surreali capitano in un momento in cui è calato il sipario su un “Prima” ma non sappiamo come e quando si aprirà un “Dopo”.

Appena poche settimane fa eravamo sconvolti se un sabato notte tre ragazzi perdevano la vita sfracellandosi in macchina: oggi un numero più che centuplicato di vite perdute sembra rientrare in una ineluttabile ragioneria mortuaria. Eventi che segneranno per sempre le nostre vite scampate.

Lo spettacolo quotidiano è devastante ma poi nella vita, com’è regola nel mondo dello spettacolo, lo show go on. Intanto, nell’attesa di sapere se il mondo di qualche mese fa saprà fare i conti con se stesso e se ne usciremo migliori o peggiori, la detenzione domestica ci spinge a riflettere sul “dove eravamo rimasti” e sul come uscire dal lockdown.

Nessuno avrebbe mai pensato che in un Venerdì santo si potesse vietare ai campobassani di scendere in piazza vestiti di nero per cantare in coro il “Teco vorrei…”, che mai come ora sarebbe stato più straziante. Oggi però è una giornata particolare, è il lunedì dell’Angelo, è Pasquetta e si respira un senso, non solo religioso, di resurrezione, di passaggio e di aspettazione che l’ora del buio, come l’ha chiamata Papa Francesco, ci faccia intravedere segnali di luce.

Lunedì scorso 6 aprile, Fred Bongusto, avrebbe compiuto 85 anni e la sua città natale aveva programmato di ricordarlo quel giorno. Poi il Covid ha stravolto tutto e per questo ho rivolto l’invito di rimandare a Pasquetta un semplice omaggio musicale a livello regionale simile come quello nazionale che ha portato milioni di italiani a esporre bandiere e cantare bella ciao sui balconi all’insegna di un #andratutto bene.

L’appello è stato condiviso da un centinaio di persone (che ringrazio), mi sarei aspettato qualche segnale anche da Palazzo San Giorgio, ma non dispero che questa sera alle ore 19 da qualche balcone vengano diffusi, cantati e suonati brani di un artista di cui il Molise è orgoglioso. Sarebbe un bel modo per chiudere doce, doce la più anomala e surreale Pasquetta della nostra vita.

Giuseppe Tabasso363 Posts

(Campobasso 1926) ha due figli, un nipotino e una moglie bojanese, sempre la stessa dal 1955. Da pianista dilettante formò una band con Fred Bongusto. A suo padre Lino, musicista, è dedicata una strada di Campobasso. Il Molise è la sua Heimat. “Abito a Roma - dice - ma vivo in Molise”. Laureato in lingua e letteratura inglese, è giornalista professionista dal 1964. Ha iniziato in vari quotidiani e periodici (Paese sera, La Repubblica d’Italia, Annabella, Gente, L’Europeo, Radiocorriere). Inviato di politica estera per il GR3 della RAI, ha lavorato a Strasburgo e Bruxelles, a New York presso la Rai Corporation e a Londra e Colonia per le sezioni italiane della BBC e della Deutschland Funk. Pubblicazioni: Il settimanale con Nello Ajello (Ediz. Accademia, Roma 1978); Facciamo un giornale (Edizioni Tuttoscuola, Roma 2001); Il Molise, che farne? (Ed. Cultura & Sport, Campobasso 1996); per le Edizioni Bene Comune; Post Scriptum, Prediche di un molisano inutile ( 2006); Gaetano Scardocchia, La vita e gli scritti di un grande giornalista (2008); Moliseskine (2016). In corso di pubblicazione Fare un giornale, diventare giornalisti, Manuale di giornalismo per studenti, insegnanti e apprendisti comunicatori.

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