Gervasoni, se questo è n’omo
Marco Gervasoni, prof di Storia contemporanea all’Università degli Studi del Molise, è già noto alle cronache per il suo attivismo “spregiudicato” sui social.
Prima la Rackete, poi la Cucchi, i comunistelli, i 5 Stelle, il PD, Conte, i comici “merde rosse” e chi più ne ha più ne metta: un “odiatore seriale” al quale manca solo la bandierina dell’Italia sul profilo Twitter per acquisire lo status da influencer di destra “certificato”.
Una delle sue ultime incursioni è dedicata alla vicepresidente della Regione Emilia Romagna, Elly Schlein, alla quale l’Espresso ha dedicato la copertina del numero in edicola, denigrata per il suo aspetto fisico. Un bodyshaming al quale ha voluto dare una barcollante connotazione di “esperimento politico e sociale” che tanto ricorda il Berlusconi vintage che rispondeva con barzellette sulle donne svedesi e viagra quando gli si chiedeva di Greta Thunberg.
Come si dice, quando la toppa è peggio del buco.
Fortunatamente, l’UNIMOL ha preso le distanze (pur senza nominare Gervasoni) da questo suo ultimo tentativo di capitanare lo squadrismo social della peggior destra degli ultimi 50 anni e guadagnare followers “arcitaliani” (che nei commenti elencano tutti quelli che sono i nemici della patria: Soros, i froci, i sinistrati, le donne racchie senza culo, i globalisti etc..), invitando Elly Schlein a Campobasso e condannando ogni forma di discriminazione.
Insomma, di funzionale solo l’analfabetismo della sua platea, incapace di alimentare un dibattito ragionevole che metta al centro dell’attenzione le idee e le qualità politiche della Schlein e non la capacità di sollecitare chissà quali istinti primordiali. Oggi più che mai, questa miseria è un lusso che non ci possiamo permettere e il prof Gervasoni probabilmente confonde la libertà di parola con un umorismo maleodorante, maleducato e fuori luogo, che nulla ha a che fare con la politica o con il politicamente scorretto.
E non bisogna essere buonisti, antifascisti o zecche rosse per rabbrividire delle sue parole e dei suoi atteggiamenti; basta semplicemente aver ricevuto un’educazione di livello corrente.
1 Comment
Gino Massullo
10 Settembre 2020 at 10:25Bisognerebbe chiedersi come “un’omo” il cui orizzonte culturale no va evidentemente oltre il retrobottega del bar sport sia potuto arrivare su una cattedra universitaria. La questione della selezione della classe dirigente, non solo politica, di questo nostro disgraziato paese si impone con forza.