La provincia dimezzata

di Francesco Manfredi-Selvaggi

Alla provincia di Molise quando diviene Regione le viene sottratto il nome. Rimane semplicemente identificata come Provincia di Campobasso. Da quest’ultima deriva quella di Isernia che la priva non solo di parte del territorio, ma anche della corrispondenza con Molise.

In effetti, il Molise come entità geografica a sé stante non esiste e ciò lo si dice non perché va tanto di moda oggi, ma perché non ha caratteri fisici così definiti da poterlo distinguere nettamente dai territori contermini. Il dibattito sull’esistenza o meno del Molise, seppure surreale, ha qualche senso se riferito al suo essere regione come la intendono i geografi: non fu il riconoscimento di una precipua identità regionale che portò i francesi ad istituire nel 1806 la Provincia di Molise, bensì esigenza di funzionalità amministrativa.

Lo Stato venne ripartito in Province le quali dovevano avere dimensioni rapportabili fra loro per cui fu, pressappoco, un puro caso che questa Provincia coincidesse, peraltro parzialmente, con il vecchio Contado di Molise. È questa l’origine dell’equivoco il quale, detto diversamente, è che si è ritenuta la denominazione Provincia di Molise derivante dalla sovrapposizione di questa con un’area che geograficamente e storicamente fosse il Molise; in altri termini ancora, il predicato “di Molise” venne adoperato dal governo napoleonico per identificare la nostra Provincia solo perché il suo capoluogo non possedeva una forte riconoscibilità.

Altrove, infatti, le Province sono, nel nome, associate a quello delle loro “capitali”. Campobasso non ha il rango di una vera e propria città, né lo aveva allora e il chiamare la Provincia “di Campobasso” non sarebbe stato utile per permettere a chiunque di individuarla con prontezza. Rimanendo nello scherzo qualcuno avrebbe potuto esclamare: “Campobasso, chi?”. Quando si è cominciato a parlare di regioni ed è avvenuto qualche tempo dopo ci si è trovati, nel delimitarne la mappa, di fronte ad una Provincia che non era intitolata ad un centro urbano, ma ad un’area, proprio come si conviene alla regione.

Tale miscomprensione ha portato alla nascita di una Regione davvero piccola, di una taglia che andava bene per una Provincia (Campobasso come Provincia nell’estensione territoriale del 1806 era simile alla maggioranza delle Province). Si vuole dire che è avvenuto il passaggio dell’applicazione del termine Molise da Provincia a Regione con un automatismo che non si spiega fino in fondo. È vero che la fondazione della Provincia di Molise era ispirata da grandi pensatori, Galanti e Cuoco, e, però, essa appare come un’operazione promossa da poteri esterni, lo Stato partenopeo, verticistica, e non dalla sensibilità popolare.

La coscienza della “molisaneità” maturerà nella società locale in seguito portando alla richiesta, accolta nella Costituzione, di una Regione autonoma e ciò, cioè la convinzione dimostrata la volontà di indipendenza tanto più sorprende se messa a confronto con altre realtà, prendi la Romagna che continua a convivere con l’Emilia. Tutto è partito da lì, lo si ripete, dal nome scelto per la Provincia agli inizi dell’800. La storia delle istituzioni non finisce, comunque, lì e tra le evoluzioni successive, oltre alla formazione della Regione, tappa fondamentale, vi è la comparsa della Provincia di Isernia.

Anche in questo caso si ripresenta il problema del nome che se ufficialmente è quello appena visto, nella vulgata diviene quello di Pentria. Pure adesso non c’entra la geografia né tantomeno l’etnia in quanto tale termine che evoca l’antica civita dei Sanniti, il periodo aureo della nostra terra, serve per attribuire una patente, se non di, per così dire, nobiltà, identificativa del comprensorio amministrato. Non c’è un chiaro motivo per cui la sua superficie sia inferiore, di ben due terzi, di quella della Provincia in cui ha sede il capoluogo regionale, se non quello che il centro cui fa capo è meno importante dell’altro (una spiegazione plausibile è che il territorio provinciale sia dimensionato in base alla consistenza demografica del suo polo di governo, ma non è pienamente convincente).

Il Molise viene ad avere, in questo modo, due capoluoghi provinciali il che fa accrescere nello stesso tempo lo status della Regione il quale si accresce, uno dei parametri per misurarne la consistenza, se possiede più Province. Il Molise non è più il “nome di comodo” utilizzato per indicare la Provincia degli inizi essendo diventato il territorio che comprende più articolato e di conseguenza si rende necessario per una sua parte l’impiego di un ulteriore termine, appunto Pentria.

Ambedue i capoluoghi di Provincia ricadono nell’antico Contado di Molise che è poi la fascia collinare e montana dell’attuale Molise; essi si collocano in prossimità dei rilievi appenninici e ciò rende sbilanciata la regione dal punto di vista amministrativo a favore delle zone più interne. Sull’Adriatico ci sono Termoli e gli altri Comuni rivieraschi, un tempo Capitanata, che con il loro peso demografico riequilibrano la distribuzione della popolazione, ma non degli uffici e ciò potrebbe spingere la maggiore città costiera a richiedere l’istituzione di una terza Provincia (quale sarà il nome?).

I popolosi insediamenti litoranei ribaltano la situazione che si ha al capo opposto della regione, quello pedemontano, in modo speculare, determinando la concentrazione degli abitanti ad est e ad ovest del Molise, mentre al centro non vi sono agglomerati residenziali significativi configurandosi quest’ultima come una sorta di iato tra le due polarità. Riprendendo il discorso iniziale, la Provincia di Molise come qualunque altra aveva bisogno di un capoluogo che era arduo da stabilire non potendo sfruttare centri che avessero svolto le medesime mansioni in precedenza in quanto la sua delimitazione territoriale non aveva corrispondenza con partizioni amministrative ante-dominazione francese.

Del resto nel Molise non vi erano entità urbane che si imponessero sulla struttura insediativa, al più vi erano grossi borghi che avevano il predominio esclusivamente sul circondario di competenza. Campobasso presentava requisiti di centralità seppure distante dalla costa, un certo attivismo commerciale-artigianale, una tradizione storica di rilievo legata alla figura del Conte Cola che favoriscono la nomina a capoluogo della Provincia che conserva tuttora.

Ricapitolando, le Province sono dei ritagli territoriali effettuati in relazione alle necessità di efficienza dell’amministrazione pubblica e, quindi, il fatto che abbiano o abbiano avuto un nome è secondario (Molise o Pentria). In base a ciò dovrebbero avere una dimensione standard, uniforme: se prendiamo come ampiezza ottimale quella della Provincia di Isernia vediamo che il Molise, essendo quella di Campobasso il doppio dell’altra, dovrebbe razionalmente essere scomposto in 3 unità provinciali, tutte della medesima grandezza. È logico, pertanto, secondo il ragionamento esposto la nascita di una terza Provincia con epicentro in Termoli.

Francesco Manfredi Selvaggi645 Posts

Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.

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