Non tutto ciò che è pubblico è statale/Il caso Farhenheit

Sulla pagina facebook di primonumero.it già da qualche giorno impazzano commenti negativi al pezzo di Giuseppe Tabasso intitolato “Il caso Fahrenheit/se un libraio mette un libro al rogo”.
Nell’articolo, il famoso giornalista molisano polemizzava sulla scelta, da parte di una libreria termolese – Farhenheit per l’appunto – di rifiutare un volume appena edito da IBC edizioni, dedicato alla figura di Fred Bongusto, l’indimenticato cantautore campobassano, apprezzato in ogni parte del mondo, di cui lo scorso novembre è ricorso il primo anniversario della dipartita.

Non si tratta qui, né per Tabasso che di quel volume è stato autore, né per noi che lo abbiamo editato, di dar luogo ad una contrapposizione personalistica con il librario di turno, bensì ci pare l’occasione giusta per fare chiarezza su una questione di funzione e di metodo.

Molti commenti sostengono, infatti la tesi che la libreria non sia altro che un’attività commerciale privata e, in quanto tale, in diritto di scegliere i prodotti in base al puro gusto personale dei proprietari. Rispetto a questo ci permettiamo di eccepire che le librerie – di cui ci piace, come ha fatto Tabasso nel finale del suo articolo, riprendere la definizione della Yourcenar come “granai contro l’inverno dello spirito” – svolgono una funzione pubblica pur non essendo statali. Allo stesso modo di tanti esercizi commerciali, con la differenza non trascurabile che trattandosi in questo caso di prodotti culturali sia richiesta una sensibilità ancora maggiore nel trattare il prodotto, così come nel trattare con i clienti e con i fornitori.

Senza farla troppo lunga, dobbiamo tenere a mente, noi operatori culturali, che lavoriamo ad un obiettivo comune che è la diffusione della cultura e che, per quei pochi che siamo e con la scarsa produzione culturale che scontiamo, non possiamo permetterci di non essere sodali. Tra l’altro, la presa in carico di un volume non comporta alcun rischio economico per il libraio vista la consuetudine da parte nostra di lasciare i prodotti in conto vendita. Si tratta, in definitiva, di favorire la conoscenza di un artista all’interno della comunità che lo ha visto nascere. Senza controindicazioni. Noi ci abbiamo messo tutta la nostra passione e il nostro impegno, alle librerie tocca l’onore e l’onere di interfacciarsi con il pubblico. A maggior ragione dal momento che siamo in procinto di procedere con la seconda ristampa… Condividiamo per lo meno il successo!

Chiudiamo, rispondendo ad un’altra legittima obiezione emersa nei commenti, da parte di chi ha ritenuto eccessivo il richiamo al rogo dei libri, sottolineando che si tratta solo di una metafora che Tabasso, campione di arguzia e di ironia, non ha potuto fare a meno di citare. Noi leggiamo dietro la scelta di quel nome – Farhenheit – l’intenzione di scongiurare la distopia raccontata da Ray Bradbury, quella di un mondo che ha paura dei libri. Perciò confidiamo nella possibilità che i gestori di Farhenheit ci ripensino e che decidano di arricchire la propria offerta con questo volume che rende merito al nostro amato Fred Bongusto.

IBC Edizioni

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