A Campobasso scuole di ogni ordine, grado ed età

di Francesco Manfredi-Selvaggi

Prima della costruzione del Mario Pagano non esisteva nel capoluogo regionale alcun edificio scolastico. È con la legge Casati del 1859 le cui disposizioni sono state estese a tutto il territorio nazionale con la nascita dell’Italia unita che ha inizio l’istruzione pubblica. In precedenza la formazione dei giovani era affidata alla Chiesa cui il nuovo Stato liberale la voleva sottrarre.

Campobasso è nella seconda metà dell’800 che si viene a dotare di edifici rappresentativi per le istituzioni che in essa si installano; prima l’apparato statale era meno strutturato e i suoi organi periferici erano allocati in palazzi originariamente di proprietà privata, dunque non costruiti appositamente per le diverse funzioni pubbliche legate al ruolo della città di capoluogo di provincia. In precedenza solo le chiese erano contrassegnate da un’architettura specifica, neanche la residenza del feudatario, quella che diventerà la dimora della famiglia Cannavina, presentava caratteri tipologici univocamente determinati dalla sua destinazione d’uso.

Oltre che tipi edilizi a sé stanti le nuove opere devono possedere connotati stilistici di una qualche ricercatezza, se non monumentalità, consoni alle attività istituzionali per cui sono progettate. Tra queste vi è il liceo classico con annesso convitto avendosi la necessità della residenzialità degli studenti poiché provenienti da tutto il Molise, i quali erano destinati a diventare la classe dirigente della regione. Il nuovo Stato liberale mette in primo piano la formazione delle sue figure direttive e l’importanza assegnata a tale scuola ben la si coglie nell’aulicità dei suoi caratteri architettonici che sono di stile rinascimentale con rimandi ai palazzi medicei.

Il Mario Pagano, così si denomina la scuola, sorge lì dove in precedenza vi era il convento di S. Francesco della Scarpa, acquisito dal Demanio a seguito della soppressione degli ordini conventuali all’indomani dell’Unità d’Italia, subendo la stessa sorte degli altri monasteri presenti nel centro urbano, anch’essi trasformati in sedi di uffici, dalla Prefettura in quello delle Carmelitane al Municipio in quello della Libera all’Ospedale in quello di S. Maria delle Grazie.

I gravi danni prodotti dal terremoto del 1805 fecero propendere verso l’edificazione di nuovi stabili e non la riparazione dei preesistenti: così nel sito della congregazione monastica di S. Francesco della Scarpa sorse, su progetto dell’ing. De Angelis, l’attuale Convitto Nazionale con annesso ginnasio- liceo, il quale, però, conservò l’impianto a corte tipico dei monasteri. La scuola, quindi, costituisce un blocco chiuso con cortile centrale.

Lungo i lati, a mo’ di portico seppure protetto da vetrate, dello spazio aperto che sta al centro, si sviluppa il corridoio di smistamento delle aule. Tale soluzione distributiva, cioè la disposizione unilaterale delle classi rispetto al corridoio, è al passo con quanto si sta affermando nel resto della Penisola nel campo delle realizzazioni scolastiche; le aule hanno l’affaccio migliore perché rivolte verso l’esterno mentre il corridoio guarda verso l’interno. Per quanto riguarda quest’ultimo è da sottolineare la sua consistente larghezza, consistente al punto che esso non è un mero momento di passaggio, bensì pure di sosta e di incontro degli studenti durante la ricreazione e anche ciò è in linea con le esperienze in tema di edilizia per l’istruzione che si effettuavano altrove.

Il Mario Pagano non è solo il posto dell’insegnamento liceale e, perciò, della crescita intellettuale, ma rappresenta, nello stesso tempo, il luogo della crescita morale e civica della gioventù per le lapidi degli allievi caduti in guerra affisse sui muri del corridoio (le medaglie d’oro stanno sulla facciata principale) che, pertanto, per tale aspetto assomiglia ad una galleria espositiva, una sorta, in ispecie, di galleria d’onore.

Sempre per il Mario Pagano si può aggiungere che esso è, più del Teatro Margherita, predecessore del Teatro Savoia e del Museo Sannitico, il principale riferimento culturale della “capitale” del Molise, sia per i suoi docenti spesso di “chiara fama” (tra questi vi fu Giovanni Gentile) sia per la presenza della “sontuosa” aula magna che ha ospitato conferenze, presentazione di libri, convegni (altrettanto bella, nonostante sia più piccola, è quella del Leopoldo Pilla, ambedue un po’ antesignane degli auditorium odierni).

Il Mario Pagano per l’ampio, suggestivo, giardino che lo distanzia dalle strade al contorno risulta figurativamente separato dal resto dell’aggregato urbanistico, al contrario del’atteggiamento che assumeranno gli immobili scolastici rispetto al contesto cittadino nel secolo successivo almeno ai suoi albori. Nei primi decenni del XIX secolo la tipologia di scuola che si afferma è quella ad andamento lineare, cioè con le aule in linea servite da un corridoio il quale non è più circolare come nel Mario Pagano; il fronte della scuola è allineato (di nuovo la “linea”) con il percorso viario e assurge al rango di fondale di tante vedute urbane.

Il prospetto dell’edificio per l’istruzione è in primo piano in molte visioni, appunto, prospettiche della città ed è, quasi, esibito con orgoglio nelle cartoline illustrate poiché vanto della cittadinanza, si pensi alla Casa della Scuola, un’autentica bandiera civica come lo è il Municipio o la Cattedrale. Adesso le scuole, vale pure per il Leopoldo Pilla, sono pressoché attaccate alla viabilità della quale, lo si è detto, per la loro lunghezza formano una quinta; lunghe perché pensate, ci si riferisce alla Casa della Scuola, per l’intero insediamento abitativo se non, l’Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri, per l’intero ambito regionale.

Non dura a lungo tale tendenza in quanto negli ultimi decenni del medesimo secolo la situazione appare capovolgersi tanto, in un caso, nel rapporto con il tessuto urbanistico quanto, in un distinto caso, nell’organizzazione degli elementi connettivi delle classi. Il caso emblematico del mutamento delle relazioni tra l’agglomerazione insediativa e il fabbricato scolastico è quello della scuola CEP Nord che di fatto è scomposta in padiglioni di ridotte dimensioni anche in alto immersi in una superficie a verde di estensione significativa recintata e che, pertanto, non colloquia con il quartiere perlomeno visivamente e ciò per soddisfare le istanze igieniste del Movimento Razionalista che vogliono sia garantita la massima illuminazione naturale e la vicinanza con la vegetazione.

Il secondo caso rappresentativo del cambiamento del modello di connessione fra le aule è quello, ci risiamo, del liceo classico, oggi a Vazzieri, nel quale le aule partecipano congiuntamente, pur situate a piani differenti, dell’ambiente comune sul quale affacciano e che funge da atrio a “doppia altezza”, una scuola che immaginificamente, si richiude in se stessa. Per quanto riguarda la localizzazione di quest’ultimo edificio, Vazzieri, si rileva che da quando le scuole superiori sono state allontanate dalla “zona” centrale e relegate in una “zona” specializzata è inutile cercare una continuità tra le cosiddette “attrezzature per l’istruzione” e le rimanenti componenti urbanistiche; il piano regolatore è stato impostato secondo i criteri della “zonizzazione” che vuole proprio la separazione, in “zone omogenee” delle funzioni urbane. Infine si segnala il caso del liceo scientifico che è un caso a sé con la scuola in “sede impropria” ridotta ad una sommatoria di aule senza quei servizi, prendi la palestra, indispensabili per lo svolgimento di un corso di studi completo.

Francesco Manfredi Selvaggi640 Posts

Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.

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