Vietato l’ingresso alle navi da crociera

di Francesco Manfredi-Selvaggi

Non è una disposizione amministrativa a proibirlo bensì la limitata profondità del bacino portuale di Termoli. Per le piccole imbarcazioni da diporto vi sono più possibilità di approdo e cioè i 2 porticcioli turistici e il molo dedicato nel porto della cittadina adriatica.

I porti turistici sono una novità abbastanza recente nel Molise. A Termoli da tanto tempo c’è una zona di ormeggio per le imbarcazioni da diporto all’interno del porto che è innanzitutto peschereccio e destinato al trasporto passeggeri (per le Tremiti e ora per le isole della Croazia) e ciò è frequente nelle realtà portuali. Lo stazionamento in un porto a destinazione, per così dire, mista non è preferito dal diportista che cerca luoghi tranquilli lungo la riviera, specie se intende trascorrere la notte in barca; tale soluzione però porta vantaggi in termini di servizi offerti, dal rifornimento di carburante, il più scontato, all’officina di riparazione il cui sito a Termoli è proprio all’inizio del molo turistico, ben visibile per gli scheletri di scafi in legno lì depositati, magari rovesciati.

Una digressione relativamente a quest’ultima attività è che essa è, seppure in piccolissima scala, l’unico cantiere navale rimasto nella cittadina adriatica, di carattere artigianale, da quando è stato chiuso circa quindici anni fa quello notevolmente più grande posto all’estremità del molo martello riconoscibile in una vista da lontano per l’alto carroponte con cui si assemblavano le varie parti della nave, collocazione dovuta a un duplice motivo, quello dell’allontanamento dall’abitato di una produzione comunque rumorosa e dal maggiore pescaggio in questa zona della darsena.

Bisogna pure dire che Termoli ha un borgo marinaro bellissimo che attrae i turisti i quali sostando con la loro barca in questo porto il fastidio maggiore lo avrebbero dalla movimentazione del pescato con il chiacchiericcio dei pescatori e ciò, forse, è piuttosto che un disturbo, un’attrazione. Gli unici due porti turistici molisani, in verità porticcioli, quelli di Montenero di Bisaccia e di Campomarino, per le loro piccole dimensioni hanno difficoltà ad attrezzarsi appropriatamente non potendo usufruire di strutture già presenti in loco come succede a Termoli.

A Campomarino il progetto di porto turistico comprende al suo fianco la realizzazione di un complesso residenziale ricettivo e occasioni ricreative che avrebbero dovuto supplire alla carenza di una simile offerta nell’area dove sorge che è distaccata dal Lido venendo a costituire esse stesse, contemporaneamente, le attrezzature a servizio di questa porzione della costa che non è ancora sviluppata turisticamente.

Le preoccupazioni sono di ordine ambientale poiché un porto dimensionalmente ridotto fatica a prevenire episodi di inquinamento mancando di apparati gestionali di livello simile a quello di un porto di grandezza consistente; in genere la conduzione dei porticcioli turistici è affidata agli stessi imprenditori che ne hanno promosso la realizzazione e non affiancati da un ufficio dell’amministrazione locale o regionale, con la precisazione che, comunque, neanche a Termoli è stata istituita l’Autorità portuale, organismo preposto a coordinare la vita di un’area portuale.

I compiti vanno dal rendere sicure le persone a bordo dei natanti al pronto soccorso al dragaggio periodico del bacino di carenaggio fino, magari, all’installazione di un impianto fotovoltaico su tettoie che coprano una fascia della banchina per rendere autonoma energeticamente questa infrastruttura. Ciò perché mentre il porto è incluso tra le “opere pubbliche”, rispondendo ad esigenze nazionali come la sicurezza della navigazione il porticciolo turistico rimane un’iniziativa privata. Tenendo conto che la darsena risponde all’esigenza di permettere ai natanti di attraccare in acque calme e che, nello stesso tempo, essa è chiusa comunicando con la distesa marina tramite un’unica imboccatura nella diga foranea la quale delimita tale specchio d’acqua essa trattiene l’inquinamento, ad esempio quello provocato dal lavaggio delle stive.

Le barriere poste dai manufatti artificiali che delimitano il bacino portuale dovranno aumentare nei prossimi decenni d’altezza per non essere sommersi dal mare il cui livello aumenterà per via dei cambiamenti climatici di almeno cm. 20 nel 2050 (centimetri, ovviamente, che continuano a sommarsi a quelli dovuti alle maree che nel Mediterraneo il quale è una sorta di immenso lago sono 10). Sempre relativamente al turismo un’annotazione, scontata, è che noi non possiamo accogliere masse di visitatori, via mare beninteso, in quanto il porto di Termoli per la sua esigua profondità non è adatto per le navi da crociera.

Si è pensato, per porre rimedio a ciò e anche per accogliere i cargo che trasportano container, di allungare il porto, termine che in questa situazione specifica equivale ad allargare; ampliare, in definitiva, non lungo la linea di costa, bensì perpendicolarmente ad essa in modo da protendersi in un mare più profondo dove le chiglie dei bastimenti commerciali non rischiano di inabissarsi. Certo che diventerebbe un’opera assai invasiva che, percettivamente, prevarrebbe sulla veduta del caratteristico paese vecchio di Termoli. Alternative non appare che ci siano tanto perché la costa nel territorio regionale è a lido, senza insenature, ad eccezione delle due minuscole baie agli opposti lati del promontorio su cui sorge il centro antico di Termoli, quanto per il fatto che settori costieri disponibili non ne esistono per costruire un porto ex novo, occupati come sono da stabilimenti balneari e soprattutto soggetti a vincoli naturalistici stringenti.

I porticcioli turistici, dato che la costa molisana è importuosa come si è detto, sono ottenuti attraverso l’escavazione del bacino nella pianura che fronteggia la superficie marina, possibile in quanto la costa nostrana è “bassa” e sabbiosa, la sabbia essendo un materiale facilmente estraibile. Ci sono qui pure i moli i quali, però, sono corti e, perciò, incapaci di innescare fenomeni erosivi nella zona di litorale posta sotto-flutto a differenza di quanto avviene a Termoli, porto in cui la banchina della darsena segue la linea costiera; la via seguita qui per aumentare i posti barca turistici è quella del raddoppio a sud dei moli utilizzando il modello, usuale negli impianti portuali, chiamato a pettine per il loro radicamento in parallelo nella banchina.

Francesco Manfredi Selvaggi645 Posts

Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.

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