Il Molise ha bisogno di scrivere un’altra storia, di dignità
di Alfonso Mainelli (Portavoce di Area Matese)
Premettiamo un dato che sfugge all’On. Patriciello: l’Istat è un ente pubblico che ha la sua mission nella produzione e comunicazione di informazioni statistiche. È vero che queste informazioni si allargano anche all’analisi ex-post di dati aggregati per categorie diverse e che queste ulteriori informazioni servono non poco ai decisori pubblici e anche a quelli privati. Ma di certo l’Istat non analizza, in modo critico, le cause dei dati raccolti.
Ad es. dice quanti giovani sono senza lavoro, o sono emigrati, o quanti anziani vivono al di sotto di una determinata soglia di reddito ecc. ma non dice certo quali sono le dinamiche sociali ed economiche che portano a queste situazioni, e nemmeno le ipotizza. E questi limiti operativi imposti all’Istat sono talmente rigidi che in Italia esiste la COGIS – Commissione per la garanzia della qualità dell’informazione statistica, che, tra l’altro, ha la funzione di vigilanza sull’imparzialità, completezza e qualità dell’informazione statistica prodotta dal Sistema statistico nazionale. Insomma, l’Istat ti dà i numeri ma non l’origine di essi, né, tantomeno, indica rimedi per le situazioni più critiche.
Ritornando, quindi, alle esternazioni dell’On. Patriciello vi è da dire che esse sono, per una parte, fondate su circostanze inesatte e per una parte su circostanze inesistenti. Per le prime sottolineiamo che nel momento in cui il parlamentare europeo lamenta l’impossibilità da parte delle Regioni di gestire singolarmente l’emergenza ambientale pandemica, per cui sarebbe opportuno riassegnare in via esclusiva allo Stato il settore della sanità, in effetti non considera che le emergenze sanitarie di ordine nazionale o internazionale SONO GIÀ COMPETENZA ESCLUSIVA DELLO STATO in quanto necessitano di gestione unitaria su tutto il territorio nazionale.
Inoltre, per le Regioni che non riescono a garantire i livelli essenziali dei diritti civili e sociali esiste l’art. 120, 2° comma, della Costituzione, che è chiarissimo: “Il Governo può sostituirsi a organi delle Regioni, delle Città metropolitane, delle Province e dei Comuni nel caso di… pericolo grave per l’incolumità e la sicurezza pubblica, ovvero quando lo richiedono la tutela dell’unità giuridica o dell’unità economica e in particolare la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, prescindendo dai confini territoriali dei governi locali…”.
Quindi è tutto in mano allo Stato e se la gestione di una emergenza sanitaria nazionale non va bene in Molise è responsabilità dello Stato e non c’entra niente il fatto che siamo una piccola regione. Per le seconde, e cioè le esternazioni dell’On. Patriciello fondate su circostanze inesistenti, sottolineiamo, appunto, l’inesistenza di una benché minima possibilità che il Molise possa evitare che le scelte sull’uso dei fondi pubblici europei, in particolare quelli del Recovery Plan, vengano “calate dall’alto”.
La politica in questa Regione è costruita proprio in quel senso, e cioè campo libero agli interessi esterni al Molise e sottomissione dei sistemi istituzionali e sociali locali, salvo qualche rarissima eccezione. Non è forse vero che Conte è venuto nella nostra Regione e in separate sedi (le due Prefetture) ha discusso con pochissimi soggetti, scelti non si sa bene con quale criterio, la destinazione dei fondi del Contratto Istituzionale di Sviluppo? L’On. Patriciello è anche un imprenditore e sicuramente ha letto i coloriti ed incredibili progetti ammessi al finanziamento, e non è che parliamo solo dei ben noti 220 milioni circa previsti in carico al Contratto Istituzionale, ci sono anche i 620 e più milioni che sono definiti Importo QE (Quantitative Easing, un sistema complesso per creare nuova moneta circolante, anche elettronica), dei quali non si capisce bene funzione e destinazione.
Ecco, forse l’On. Patriciello vorrà dare una mano alla chiarezza e chiedere spiegazioni sul perché a chi, nel Molise, ha chiesto formalmente al Presidente Conte come partecipare al Contratto Istituzionale di Sviluppo non è stata data alcuna risposta dalla Presidenza Consiglio dei Ministri. Peraltro questi metodi operativi di Invitalia sono stati già censurati dalla Corte dei Conti Sez. Centrale. Non sarà che il Molise non ce la può fare anche, e principalmente, per queste incredibili distorsioni delle regole della trasparenza quando si distribuiscono fondi pubblici?
Del resto siamo la Regione che si è fatta chiudere la più grande azienda agroalimentare del centrosud da una srl con appena 50 mila euro di capitale sociale versato, una regione che in una fase drammatica di carenze strutturali nella sanità pubblica, anche per minime attrezzature, assiste in silenzio ad uno Stato irresponsabile che viene nella nostra terra a spendere circa 170 milioni per una strada di 5,4, km che dovrebbe far risparmiare 3,5, minuti sul percorso, e lo fa violando le leggi che impongono determinate istruttorie, siamo anche la Regione che ha una parte del suo territorio esposto da anni ad un grave inquinamento non controllato, e nel nostro territorio si prelevano milioni di euro da un fondo specifico per l’occupazione per farci strade inutili e già abbandonate, con istruttorie sulle quali nessuno indaga.
Siamo quelli che si stracciano le vesti perché non si fa un centro dedicato covid ma poi paghiamo a testa china il conto che lo Stato ci presenta per i debiti che i suoi Commissari hanno prodotto non si sa come, e si tratta di centinaia di milioni. Abbiamo banche che, partecipando con un 20% ad un fondo pubblico per lo start up aziendale, fanno istruttorie, in piena autonomia, sui partecipanti, e poi si scopre che i beneficiati sono quasi tutti suoi clienti o ex clienti, ma la magistratura archivia tutto. Intanto, e lo diciamo senza alcuna vena polemica, da quel che se ne sa, lo Stato, tramite Invitalia, ha sottoscritto un solo Contratto di Sviluppo in questa Regione, e lo ha fatto con Neuromed concedendo un mutuo a tasso agevolato per 17,5 milioni di euro su un investimento complessivo di 32,5 milioni di euro.
E non c’è niente di male, sia bene inteso, solo è che in questo quadro desolante di centinaia di milioni che circolano senza regole e controlli anche questa notizia del tutto normale fa un po’ specie. L’istituto Neuromed è innegabilmente una realtà avanzata nel panorama scientifico di qualità e ha fatto passi da gigante dai tempi della vecchia Sanatrix, ma opera anche in una Regione che, nonostante un pronunciamento della Corte di Cassazione con il quale si specifica che le Regioni non hanno alcun obbligo di corrispondere i cd. extra budget ai privati convenzionati nel settore della sanità, ha comunque corrisposto decine di milioni di euro per quei rapporti. Siamo anche la Regione che sulla gestione della locale Area di Crisi Industriale Complessa ci ha fatto una campagna elettorale che definire trionfalistica è dire poco, ma poi da 970 manifestazioni di interesse sono venuti fuori solo tre finanziamenti, praticamente roba da sagra paesana.
Finora abbiamo ricordato solo una minima parte delle stranezze che accadono in questa terra di Molise, ma sono comunque sufficienti per far sorgere un dubbio: forse non ce la facciamo perché siamo stupidi e non perché la Regione è piccola. Ben venga, quindi, la riflessione auspicata dall’On. Patriciello, però, stavolta, si discuta anche di queste cose, perché con i miliardi di euro che sono passati in questa regione dovremmo vivere almeno con più tranquillità, e invece dobbiamo chiedere l’elemosina anche per sostituire tubi adduttori di ossigeno inadeguati alla bisogna.
Per questo non possiamo essere d’accordo con chi pensa che la diluizione del Molise in altre regioni sia un’operazione di ingegneria istituzionale, una necessità storica dettata da contingenze naturali o comunque inevitabili. No, sarebbe la resa incondizionata di un popolo al malaffare che ormai corre liberamente su queste terre grazie a connivenze più o meno palesi e a istituzioni pubbliche che hanno perso ogni senso del dovere ed ogni timore della giustizia. Questa convinzione di onnipotenza non è una causa naturale o una congiuntura sfavorevole, è solo il frutto di una sostanziale impunità. Arrendersi ad essa significherebbe solo perdere ogni dignità e sparire per nostra stessa mano. Passeremmo alla storia per l’ignavia che ci ha portato alla fine.
Fonte: Facebook
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