Garden city in salsa nostrana
di Francesco Manfredi-Selvaggi
È il caso di Nuova Comunità alle porte di Campobasso, città della quale, pur essendo nel territorio comunale di Ferrazzano, costituisce un quartiere satellite. Non è in assoluto una novità per il capoluogo regionale che era chiamata un tempo città giardino per il verde urbano presente nel Borgo Murattiano, un antesignano del villaggio ferrazzanese.
Nuova Comunità, un nome che appare come un programma, ma non è così. Non si avverte un autentico senso comunitario in questo agglomerato edilizio. Sarà perché manca una scuola, anche quella primaria che forse avrebbe avuto una ragione d’essere quando le coppie che qui si insediarono erano giovani e quindi con bambini, eravamo agli inizi degli anni 70, impianti sportivi (ve n’è uno privato in un’area adiacente conosciuta con il nome La Baita che è, poi, quello del locale per il ristoro che lo fiancheggia, tra l’altro l’unico nell’immediato intorno), mentre i servizi commerciali stanno, seppure dentro i confini della lottizzazione, ai suoi limiti; c’è, comunque, la chiesa che opportunamente è in posizione centrale.
Non vi sono, in definitiva, adeguati spazi di aggregazione. Sono assenti tali attrezzature non tanto per la piccola dimensione dell’agglomerato urbano quanto per la distanza minima, circa 2 chilometri, che intercorre tra esso e il capoluogo comunale da un lato e da quello contrario il capoluogo regionale facilmente raggiungibile tramite il bel percorso pedonale denominato pista ciclabile il quale cinge quasi per intero Nuova Comunità, oppure con mezzi motorizzati, è scontato.
Nuova Comunità sta in mezzo tra Campobasso e Ferrazzano, Comune al quale appartiene; tecnicamente, per così dire, non la si può definire un’area di espansione della città perché esterna al suo perimetro amministrativo, ma in effetti lo è in quanto chi vi vive gravita, quasi esclusivamente, per le diverse necessità sulle attrezzature lì presenti che non troverebbe recandosi a Ferrazzano. Neanche ad aggiungere che Nuova Comunità non è configurabile quale centro autonomo, indipendente sia da Ferrazzano sia da Campobasso, specialmente per la vicinanza ad entrambi la quale non la ha invogliata a dotarsi di servizi, lo si sottolinea di nuovo, simili a quelli dei borghi di analoga grandezza i quali sono entità a sé stanti.
Oggi si parla tanto di area metropolitana che arriverebbe fino a Bojano e qualcosa di analogo, seppure più limitata, è avvenuto durante il fascismo quando Ferrazzano e altri 3 centri vennero inglobati in quello che allora era il capoluogo di Provincia; ritornando Ferrazzano a formare ente locale indipendente alla fine della seconda guerra mondiale si vide, però, sottratta una parte del suo agro la quale rimase al suo ingombrante vicino per esigenze, non espresse, di eventuali ingrandimenti. Il sito dove sorgerà Nuova Comunità che è proprio nel confine tra i due Comuni non aveva suscitato interesse, dunque, in quella che è la capitale del Molise che di lì a poco sarebbe diventata Regione ed era ai margini della vita comunitaria, il punto più distante dall’abitato di Ferrazzano e, perciò, inevitabilmente il meno servito.
Si tratta di una zona di “frontiera” per ambedue, sentita alla stregua di una terra di nessuno. Tale isolamento dovette essere la ragione che spinse i promotori dell’impresa costruttiva a scegliere questo luogo. Si prestava bene, separata com’era, anche se non molto, dai nuclei insediativi sia di Ferrazzano e sia di Campobasso alla fondazione di una “nuova comunità”. Tale intento lo rivela tanto il nome del progetto quanto il fatto che ad intraprendere l’iniziativa fosse una cooperativa. Infatti, lo spirito cooperativistico è infarcito di ideali sociali.
La vita in comune che è stata la premessa di simile intervento urbanistico è rimasta solo un’intenzione, per l’assenza di quelle infrastrutture, appunto, comunitarie, lo si è accennato all’inizio, cioè, in termini tecnici, di interesse collettivo che fungono da collante per la popolazione che vi abita. Tra i valori fondanti di Nuova Comunità vi deve essere stato anche quello del contatto con la natura, con le abitazioni immerse nel verde, in verità più privato che pubblico. Il modello di riferimento è, di certo, quello della «città giardino» cui richiama pure l’immagine delle strutture architettoniche.
È anglosassone l’uso del mattone a faccia vista e questo dettaglio uniforma l’aspetto del nostro villaggio; per comparazione, al fine di evidenziare la peculiarità della impostazione progettuale di Nuova Comunità, dando per scontato, senza crederci troppo, che la qualità di un insieme urbano sia l’omogeneità dei fabbricati, prendiamo la lottizzazione assai prossima denominata Le Piramidi dove è stata imposta la forma piramidale a tutte le case. Si è avuto un enorme sacrificio in questo caso per la varietà la quale rientra nei precetti dello stile Pittoresco, congiuntamente con l’impiego del laterizio in facciata, una rete di strade curve, la presenza di giardini.
Nuova Comunità risponde a tali canoni (la scelta stilistica del Pittoresco è chiaramente denunciata dai teorici della Garden City) e ciò la rende pittoresca, quindi accattivante anche in termini di mercato immobiliare come dimostra il fatto che si è saturata abbastanza in fretta. Si prenda la viabilità che è curvilinea, capace di movimentare le vedute per chi la percorre, ben diversa, è un altro confronto, con la rettilineità delle arterie del Borgo Murattiano.
Essa, se è vero che è stata consentita dal suolo pianeggiante sul quale sorge, pur esso un borgo di neo-fondazione, di circa 2 secoli prima, rispetta i principi di una diversa tendenza dell’architettura la quale prende piede in quell’epoca, quella del neoclassicismo; il suo desiderio di monumentalità emerge anche nel tracciamento delle aste viarie, larghe, dritte e assai lunghe. Mentre nel predetto Borgo lo schema ortogonale adottato non prevede la suddivisione in percorsi principali e secondari a Nuova Comunità si legge una gerarchia delle percorrenze con un asse primario che collega i due ingressi, a monte e a valle, di questo complesso urbanistico, destinato al traffico di attraversamento (realmente poco utilizzato da coloro che non vi risiedono, ma utile per dimostrare la volontà di apertura all’esterno del villaggio, altrimenti assimilabile figurativamente ad una sorta di “ghetto”, beninteso un po’) e allo smistamento verso le stradine laterali.
Città-giardino è chiamato pure il centro di Campobasso e, per certi aspetti, almeno uno, quello dell’alberatura ai lati della carreggiata, esso presenta un’integrazione della vegetazione con l’assetto urbano superiore a quella di Nuova Comunità. Come annotazione finale vale la pena mettere in evidenza che è un quartiere ex novo baricentrico a quelli successivi, periferici, il CEP e Nuova Comunità i quali sono opposti fra loro non solo perché situati ai margini opposti della città, ma pure per la composizione sociale.
Francesco Manfredi Selvaggi645 Posts
Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.
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