Post-sisma: dalle ordinanze agli articoli di legge

di Francesco Manfredi-Selvaggi

Bisognerebbe arrivare a definire una normativa in cui sono contemplate tutte le misure da adottare sia nel tempo dell’emergenza sia in quello della ricostruzione soppiantando il modo di agire finora seguito della decretazione commissariale. Provvedimenti d’autorità contro regole democraticamente scritte.

La messa a punto di ordinanze da emettere per fronteggiare la fase post-sisma è ormai avvenuta. Lo schema di tali provvedimenti emergenziali è grosso modo simile a partire dal terremoto dell’Irpinia fino all’evento tellurico di Amatrice, passando, per quanto interessa noi, per quello dell’84 che ha colpito l’Alto Molise e per quello del 2002 di S. Giuliano. È vero, vi sono state modifiche, miglioramenti, adattamenti alle specifiche situazioni locali, ma l’impostazione è sostanzialmente la stessa. Il passo da compiere ora è quello di racchiudere in un organico corpus normativo tali disposizioni che le esperienze compiute hanno sufficientemente collaudato.

Ciò permetterebbe di stabilire in anticipo, fin dai primi giorni successivi alla scossa sismica, le azioni da intraprendere. È giunto il momento, ora che siamo in tempo di pace e non siamo presi dalle incombenze urgenti derivanti dallo stato di calamità, cioè in tempo di guerra. Le problematiche che meritano attenzione sono diverse e qui proviamo ad elencarne alcune. La prima è quella, oggetto di polemica politica, in occasione del terremoto di Ischia, degli edifici in cui sono stati commessi abusi: occorre una distinzione, innanzitutto, tra quelli che sono condonati e quelli dove le irregolarità edilizie sono state riscontrate a seguito dei sopralluoghi che vengono effettuati per l’accertamento dei danni.

È ovvio, che sia necessario, ai fini dell’assegnazione del contributo, verificare se trattasi di una manomissione lieve oppure se vi siano volumi realizzati abusivamente o se sia stato modificato il comportamento strutturale del fabbricato, magari per allargare i vani allo scopo di cambiarne la destinazione d’uso (da depositi, ad esempio, a ristorante). Un’altra tematica non risolta è se si devono indennizzare solo le prime case o l’edificato complessivamente, senza, dunque, far distinzioni tra le abitazioni di chi risiede nel centro colpito e le seconde case, immobili di proprietà di persone che vivono altrove; in una situazione quale quella molisana nella quale, a causa dello spopolamento, nei piccoli borghi il patrimonio edilizio è in parte abbandonato, una ricostruzione limitata agli alloggi dei residenti non sarebbe un grande risultato, senza contare che la stabilità sismica è assicurata se i lavori di consolidamento si intendono a tutte le unità che formano un isolato urbano in quanto mutuamente collaboranti.

C’è, poi, il tema della distinzione tra intervento “pesante” e “leggero”, che da quel lontano 1980, data del movimento del suolo che tanto duramente colpì la Campania e la Basilicata, è ormai una prassi. Essa prevede che nell’immediato si debba agire sulle costruzioni che hanno subito minori danni, la cosiddetta riparazione, perché così si riesce a far tornare subito le famiglie nelle proprie dimore, rimandando ad un momento successivo l’azione sui caseggiati gravemente lesionati, la ricostruzione; è una questione evidentemente solo di priorità temporale e non di esclusione.

A tale proposito occorre considerare che la redazione dei progetti per corpi di fabbrica molto danneggiati è più elaborata, con più elaborati, per cui è necessario più tempo. Salvo che non si tratti di manufatti isolati, rari in un contesto urbano, questi ultimi sono accostati fra loro lungo le strade cittadine o intorno ad una corte comune e ciò fa sì, sempre per la faccenda dell’interazione strutturale fra di essi, che si debba procedere alla predisposizione di “progetti edilizi unitari” estesi ad una porzione significativa dell’aggregato architettonico. La progettazione di questi comparti è affidata, di regola, ai proprietari dei fabbricati riuniti in consorzi appositamente costituiti e, in alternativa, all’Amministrazione comunale in caso di inerzia dei possessori consorziati.

Qui bisogna rilevare due cose, la prima delle quali è che, nel caso di Comuni piccoli, per gli uffici tecnici che hanno un organico di dimensione minima gli adempimenti di tipo amministrativo connessi risulterebbero poco sostenibili dal punto di vista dell’impegno lavorativo; la seconda è che, specie qualora l’edificazione della struttura risalga a epoche lontane, la proprietà, anche di un singolo alloggio, risulta condivisa tra diversi eredi per successive suddivisioni testamentarie ma più di frequente è l’immobile, di per sé un’unica entità, ad essere frazionato, fattori che rendono complesso raggiungere la condivisione delle decisioni.

Di lato, si osserva che le costruzioni con proprietà indivisa sono quelle che manifestano maggiori segni di degrado per la difficoltà ad acquisire il consenso di tutti sulle spese di manutenzione e ciò, la mancanza della stessa, aumenta il loro grado di vulnerabilità sismica. Da stabilire con un’appropriata norma fissata una volta per tutte come garantire la prosecuzione delle attività economiche che hanno sede negli immobili da recuperare e il reperimento di sistemazioni abitative provvisorie per i cittadini durante l’esecuzione delle opere di ripristino della loro residenza. Una delle soluzioni adottate, vedi il villaggio temporaneo di S. Giuliano di Puglia, è quella delle “casette”, l’installazione di moduli abitativi prefabbricati i quali sono, di certo, qualcosa di maggiormente confortevole delle tende.

Viene da sottolineare, comunque, che essi vanno ben distinti dalle “ricostruzioni fuori sito” realizzate in diversi comuni altomolisani a seguito delle scosse del 7 e 11 maggio ’84, una sorta di trasferimento di parte del centro urbano in siti extraurbani: oltre a concorrere al consumo di suolo sottraendo questi nuovi insediamenti superficie agricola tale scelta comporta l’abbandono definitivo di una quota del patrimonio architettonico che, spesso, in particolare nei nostri borghi tradizionali, di origine medioevale, ha un elevato valore culturale.

Infine, l’auspicata misura legislativa che dovrà sostituire la modalità operativa finora seguita di procedere per ordinanze è tenuta ad occuparsi delle problematiche delle deroghe degli appalti, dello snellimento delle procedure autorizzative, dei benefici fiscali per i terremotati con la sospensione del pagamento delle tasse. Dunque, necessita una legislazione organica al posto di estemporanei atti commissariali. Ciò per permettere di garantire la medesima efficienza che si è dimostrata, costantemente, nell’emergenza pure nella fase della ricostruzione.

Disciplinare il da farsi con una legge e non con decreti autoritativi emanati da un Commissario governativo è anche una questione di democrazia, la quale spesso mostra un deficit nel post-sisma e che ha prodotto tante polemiche in passato, con l’accusa addirittura di “militarizzazione” (il film Draquila) del territorio da parte della Protezione Civile.

Francesco Manfredi Selvaggi637 Posts

Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.

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